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Phil Palmer, un pugile molisano al Madison Square Garden. Storia di boxe ed emigrazione

Emigrò in Canada nel 1927, a 5 anni. Nacque a Civitanova del Sannio. Era un peso welter e per poco (o per sfortuna) non ebbe l’opportunità di battersi per il titolo mondiale. Per quattro volte salì sul ring al Madison Square Garden di New York, nel 1945


CIVITANOVA DEL SANNIO. Ai più il suo nome, probabilmente, non dice nulla, forse nemmeno agli appassionati incalliti di pugilato. Di Phil Palmer si sa pochissimo: qualche foto sbiadita su internet e, su Box rec, una scarna sezione con gli incontri sostenuti. Era un peso welter, intorno alle 140 libbre (poco più di 65 chili). Istinto e forza, velocità e una buona tecnica di base. Non ha combattuto per il titolo mondiale, ma ci è andato vicino, negli anni in cui Cochrane e Servo trionfavano nella categoria e si affermava quel meraviglioso campione che fu Sugar Ray Robinson, poi passato ai medi.

Di Palmer hanno parlato alcuni giornali americani negli anni ’40 del secolo scorso. Sfiorò la possibilità di combattere per la corona dei welter, ma ebbe l’onore di calcare il ring del Madison Square Garden di New York e di vincere, anche, nel tempio della Boxe. 

IMG 20170713 WA0082 1 1Phil Palmer era molisano, nato nel giugno del 1922 a Civitanova del Sannio, allora provincia di Campobasso. Il suo nome registrato all’anagrafe era Felice Di Palma. Già, Felice. Un nome che a Civitanova hanno ricevuto in tanti in onore del compatrono, festeggiato dal 28 al 30 agosto. La festa più importante per i civitanovesi. Il suo cognome anche, Di Palma, è tra i più diffusi nel piccolo borgo.

Anche la famiglia del piccolo Felice, come molte altre molisane e italiane del Sud, nel 1927, in quel periodo di fame e disperazione, raccolse le poche e povere cose in un paio di valigie e si imbarcò per l’America. Destinazione: Canada, Vancouver. Dove sono emigrati tanti civitanovesi. In cerca di un futuro migliore. Felice Di Palma aveva 5 anni quando lasciò il Molise e l’Italia. Crebbe come tanti italiani emigrati, tra sacrifici, sudore, lavori occasionali. I genitori lo mandarono a scuola, ma lui amava mettere i guantoni e tirare di boxe. Sognava, in quegli anni, la gloria sul ring. Alla radio ascoltava i trionfi dei grandi pesi massimi e adolescente, anche lui tifò, ci piace pensarlo, per Primo Carnera, che nel 1934 divenne campione del mondo. Il primo italiano ad avercela fatta, a New York, al Madison Square Garden. Sognava, il piccolo Felice, appena dodicenne.

I genitori non volevano che boxasse, ma lui, non alto, ma magro, scattante, spalle larghe e muscoli guizzanti, a 15 anni scappò di casa e andò ad Alberta, dove frequentò una palestra e iniziò a combattere in giro per il Canada. Tempestava gli avversari con pugni a raffica ed era veloce. Non aveva paura. Nei guantoni metteva tutta la disperazione di chi aveva lasciato la patria per fame, di chi cercava riscatto, anche sociale. Secondo i suoi manager e scopritori, i fratelli Abe e Murray Elkin, aveva talento. Come molti italiani, forse già quando era piccolo, subendo una decisione dei genitori, americanizzò il nome e il cognome: da Felice Di Palma a Phil Palmer. Come accadde negli Usa per Dean Martin (nato Dino Crocetti). Un modo per evitare discriminazioni e pregiudizi.

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