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Costi della ‘casta’: anche i manifesti funebri tra le voci portate a rimborso

Il monito a politici e amministratori, lanciato dal presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti Tommaso Viciglione, nella cerimonia di apertura del nuovo anno giudiziario


CAMPOBASSO. Costi della ‘casta’, le spese sostenute dai consiglieri, che vanno al di là dell’attività politico-istituzionale, non possono essere addebitate ai gruppi consiliari “laddove il nesso funzionale con l’organo (‘gruppo consiliare’), appaia vago e non sufficientemente circostanziato”.

Allo stesso tempo le spese per “affissioni e stampe di necrologi, targhe onorifiche per dipendenti e familiari non possono essere a carico dell’amministrazione pubblica”. Lo ha stabilito la Corte dei Conti del Molise, che ha ‘bacchettato’ duramente la classe politica regionale e i vertici degli enti pubblici. Lo ha fatto durante la cerimonia di apertura del nuovo anno giudiziario, che si è svolta a Campobasso. A chiarire la posizione dei magistrati contabili il presidente della sezione giurisdizionale Tommaso Viciglione, che ha fatto riferimento all’Asrem.

“Esprimere il cordoglio per un lutto – ha detto Viciglione, in una dichiarazione riportata dall’Agi – o gratificare con una targa un dipendente rientra nell’ambito di un rapporto di solidarietà e affiatamento umano fra colleghi, ma non nelle finalità pubbliche perseguite dall’amministrazione, né tra quelle che quest’ultima interessa a patrocinare né afferisce alla proiezione esterna della sua immagine istituzionale”. I relativi oneri non possono essere quindi annoverati fra le spese di rappresentanza e non sono finanziabili attraverso il fondo economale.

Immancabile il riferimento alle spese dei gruppi. Con le prime condanne per i consiglieri che hanno chiesto il rimborso di spese non addebitabili all’ente pubblico, di conseguenza alla collettività. La colpa, ha precisato Viciglione, non può essere attenuata dal fatto che la legge regionale non prevedesse, in modo esaustivo, le spese dei gruppi ammissibili, “essendo principio pacifico la necessità di produrre adeguata documentazione a supporto della spesa, ma anche e soprattutto di offrire adeguata ponderazione della loro pertinenza”. “Fare giustizia – ha aggiunto Viciglione – non significa seminare terrore e incertezza negli operatori ma fornire, anche attraverso il giudizio di disvalore che accompagna l’eventuale condanna, l’indicazione di linee di condotta che rafforzino il senso di appartenenza alle strutture che innervano la pubblica amministrazione”.

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