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Isernia, Moscato ‘affonda’ lo Sprar: “Sotterfugio del governo per scaricare le responsabilità sui Comuni”

Il consigliere di maggioranza espone, in aula, le sue perplessità sul progetto legato alla gestione pubblica dell’accoglienza dei migranti: le garanzie sulla clausola di salvaguardia, la questione finanziaria e la sicurezza  


ISERNIA. La linea della maggioranza è tendenzialmente quella del ‘no’ allo Sprar. Diverse le ragioni per il rifiuto all’adesione allo Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, ma su tutti è stato l’esponente di ‘Isernia in Comune’, Nicola Moscato ad evidenziare quelle che, a suo avviso, sono le ‘ombre’ del progetto.

“A destare, innanzitutto, perplessità – ha affermato in aula il consigliere – è proprio il testo normativo col quale viene disciplinato il progetto Sprar, in particolare la famigerata clausola di salvaguardia, che dovrebbe limitare il numero dei migranti ospitati in ogni singolo Comune che aderisce all’iniziativa”. Il riferimento, buoni esempi a parte, sarebbe a quei sindaci che, pur avendo attuato il progetto, “non hanno affatto assistito ad una limitazione del flusso migratorio sul proprio territorio; di contro continuano a subire il fenomeno, con le prefetture che minimizzano”.

Ma non è tutto. “Un altro elemento spinoso – ha proseguito Moscato – è quello finanziario, in particolar modo i fondi utilizzati per la realizzazione dei progetti legati allo Sprar. L’articolo 13, comma 2, del decreto ministeriale prevede che tale finanziamento viene erogato non in modo certo, ma ‘in base  alla disponibilità finanziaria dello Stato’, secondo una graduatoria. Il successivo articolo 19 – ancora il consigliere – inoltre prevede la redazione di un piano finanziario preventivo, con una partecipazione del comune pari al 5% del fabbisogno, con conseguente rischio di ritardi di pagamenti nei confronti dei Comuni, che potrebbero essere costretti ad anticipare ingenti somme per conto dello Stato. Bisogna, a questo punto domandarsi se lo Sprar non costituisca un mero sotterfugio da parte del Governo per scaricare sugli enti locali la responsabilità di un fenomeno ingestibile a livello nazionale”.

Moscato, infine, ha rammentato il ‘caso’ dei disordini registrati presso una struttura del capoluogo pentro per rilanciare il tema della sicurezza, collegato alla questione lavoro. Ed ecco che ha invocato – a un livello più generale – un cambio di rotta nella mentalità, auspicando la tutela dei diritti costituzionalmente garantiti e la valorizzazione delle peculiarità del Paese. Punti cardine da cui partire per educare il popolo all’integrazione. Ma oggi – secondo Moscato – il popolo non è pronto. E il ‘no’ allo Sprar “rappresenta già un’alternativa. Un messaggio al Governo affinché questo preoccupante scenario cambi definitivamente”.   

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