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Concessioni balneari, ‘transizione’ per 30 anni per chi opera in Molise dal 2009

E’ quello che prevede la proposta di legge presentata dal vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Cavaliere, per tutelare chi da anni investe nel turismo e salvaguardare in Molise centinaia di posti di lavoro


CAMPOBASSO. Concessioni balneari, agevolazioni per chi da anni opera nel settore, per superare le restrizioni della direttiva Bolkestein e salvare anche centinaia di posti di lavoro in Molise. E’ quello che prevede la proposta di legge a tutela del turismo e degli operatori molisani, presentata dal vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Cavaliere.

Tra i passaggi più significativi la richiesta di un periodo transitorio di 30 anni, per gli operatori in possesso della concessione demaniale al 31 dicembre 2009.

“Ciò – ha chiarito Cavaliere – si rende necessario per consentire ai concessionari locali, quelli cosiddetti ‘storici’, di ammortizzare gli investimenti fatti, sulla base di ciò che è accaduto già in Spagna e in Portogallo. Le imprese stanno vivendo, dal 2006, una situazione di grande incertezza in conseguenza della direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi. Hanno già investito ingenti risorse economiche, avendo riposto fiducia nelle istituzioni sulle concessioni demaniali di lungo periodo. Tali investimenti hanno favorito lo sviluppo e la crescita del turismo balneare regionale, anche in termini di aumento dei posti di lavoro e di salvaguardia delle spiagge e del litorale”.

Spagna e Portogallo – ha aggiunto Cavaliere – sono il modello da prendere in considerazione, perché con una legge nazionale hanno prolungato di 30 anni le concessioni. L’Italia deve stare al passo e l’input sta arrivando proprio dalle Regioni: Liguria, Toscana, Calabria, Campania e Abruzzo hanno infatti già presentato iniziative legislative che vanno in questa direzione. Ora tocca al Molise”.

“La proposta di legge – ha concluso il consigliere del centrodestra – è frutto di un lavoro di squadra con le associazioni. Ho ascoltato le loro ragioni e credo serva un segnale forte da parte dell’istituzione regionale: difendere le specificità del nostro turismo e quindi della nostra economia, oltre a tutelare ovviamente centinaia di posti di lavoro che potrebbero essere messi a repentaglio dalla liberalizzazione selvaggia”.

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