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Primarie più lontane e legge elettorale in cassaforte: Frattura ipoteca il suo futuro

IL COMMENTO/ L’esito dell’assemblea regionale del Pd potrebbe spianare la strada alla riconferma del governatore all’interno della coalizione. Centrodestra sempre più vacuo, unico ostacolo i Cinque Stelle


di Pasquale Bartolomeo

CAMPOBASSO. Vittoria piena non poteva essere, e non lo è stata. Ma il risultato che scaturisce dall’assemblea regionale del Pd di Termoli, svoltasi sabato scorso presso il Museo di arte contemporanea di via Giappone, è di quelli che consente a Paolo Frattura di guardare con (cauto) ottimismo al suo futuro come candidato presidente del centrosinistra. Geneticamente modificato nel suo perimetro, vista la presenza di Rialzati Molise (longa manus dell’eurodeputato di Forza Italia Aldo Patriciello) e la svolta in direzione Alfano dell’assessore ex Idv Pierpaolo Nagni: ma pur sempre centrosinistra.

assemblea pd rutaCAOS PRIMARIE. Partiamo da un dato: la “discussione sulle eventuali primarie di coalizione di centrosinistra per la scelta del candidato presidente della Regione”, quarto punto all’ordine del giorno di un’assemblea fiume, fortemente voluto dal senatore Roberto Ruta, era fumo negli occhi. Le primarie di coalizione sono sancite nello Statuto nazionale del Pd, come sottolineato dal capogruppo Dem a Palazzo D’Aimmo Massimiliano Scarabeo, dalla segretaria Micaela Fanelli e dallo stesso Frattura. Dunque, impossibile non farle almeno in partenza, visto che sul nome di Frattura – e questo era chiaro, a prescindere dall’assemblea – mancava e manca l’unanimità. Ma fare le primarie nemmeno si può, d’altro canto: perché, come sottolineato furbamente da Fanelli, al momento non ci sono candidature ufficiali. Se Ruta, l’onorevole Laura Venittelli o altri vogliono sfidare il presidente uscente ufficialmente, devono dirlo. E, al momento, se ne guardano bene. Senza contare che la proposta di Ruta di fare le Primarie il 30 novembre è stata nettamente bocciata dall’assemblea con 33 voti contrari, 12 favorevoli e 2 astenuti. Sulle primarie, dunque, il Pd e il centrosinistra si sono infilati in cul-de-sac, dal quale per ora non si esce. E qui, Frattura, ha giocato d’anticipo: non accettando la candidatura – anche perché il partito non lo ha investito ufficialmente, in assemblea, e non poteva farlo in mancanza dell’unanime condivisione – ma rimandando le decisioni sul suo futuro politico a un’assemblea programmatica che dovrà giudicare “oggettivamente” il suo operato.

assemblea pd relatoriIL DOCUMENTO DI SINTESI. L’assemblea, difatti, si è conclusa con un documento di sintesi che ha dato mandato alla segretaria regionale Fanelli “di avviare una fase di ascolto e proposta politica in particolare coinvolgendo la base del Pd, a partire dai circoli, dagli alleati della coalizione di centrosinistra, dai corpi intermedi e dagli amministratori del territorio”; e, ancor più, “di richiedere la convocazione di un’assemblea programmatica al fine di valutare i risultati del governo regionale a partire dal programma di mandato ricevuto, tutto ciò per rafforzare il perimetro di centrosinistra in vista delle elezioni regionali del 2018 e di promuovere ogni utile iniziativa in tale direzione, incluse le procedure di cui all’articolo 18 dello statuto nazionale del Pd”. Primarie, insomma, rimandate a data da destinarsi, ammesso che la base prima e la nuova assemblea poi non promuovano direttamente Frattura in mancanza di altri candidati.

Per farla breve, dire no alle Primarie tout court non si poteva, per evitare altre lacerazioni dopo la scissione di Danilo Leva e Francesco Totaro, passati armi e bagagli con il Movimento dei Democratici e Progressisti. Ma nemmeno ricandidare Frattura sic et simpliciter, viste le posizioni divergenti presenti all’interno del partito, su tutte quella dell’ex vicesegretario regionale Michele Di Giglio. Un buon pareggio, insomma, se non una vittoria, per il duo Fanelli-Frattura.

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