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Oti accusa: restituito il ramo d’azienda, lavoratori a carico di Ittierre

Continua lo scontro sulla titolarità dei rapporti di lavoro di 39 dipendenti rimasti senza sostegno al reddito. Il liquidatore sociale di Officine Tessili Italiane Giuseppe Torno replica a Di Gaetano e Caruso


PETTORANELLO DEL MOLISE.  Continua a suon di interpretazioni legali lo scontro tra le Officine Tessili Italiane e Ittierre Spa, con quest’ultima che ha contestato apertamente, nei giorni scorsi, per bocca dei liquidatori Lucio Di Gaetano e Nella Caruso, le posizioni assunte dalla Oti srl in concordato preventivo. Quest’ultima avrebbe dovuto rilevare un ramo d’azienda da Ittierre, ma allo scadere del contratto, il 30 giugno scorso, ha deciso di ritirare la procedura di licenziamento collettivo nei confronti dei 39 dipendenti, non ritenendosi più titolare dei rapporti di lavoro esistenti. Ciò, perché appunto scaduti i termini relativi al fitto di ramo d’azienda dalla Ittierre e non essendosi perfezionata l’acquisizione dello stesso.

Proprio sugli aspetti riguardanti la cosiddetta ‘retrocessione’ dei lavoratori da Officine Tessili Italiane a Ittierre spa interviene ora il neo liquidatore sociale Giuseppe Torno, subentrato alla dimissionaria Giovanna Palermo Di Meo.

“Come noto – scrive Torno in una nota – Oti ha proceduto ad affittare circa due anni fa il ramo d’azienda dalla società Ittierre Spa in liquidazione, comprensivo di beni mobili e di 40 lavoratori. Tale contratto di affitto prevedeva che entro il 30 giugno 2017 la società avrebbe dovuto procedere all’acquisto del ramo, ma, non essendosi tale circostanza verificata, l’unica possibile alternativa era rappresentata dalla restituzione del ramo d’azienda. Stante quanto sopra, la società Oti, per le ragioni ben note a tutti e per la forte esposizione debitoria nei confronti di terzi, non ha – suo malgrado – potuto procedere ad una prosecuzione della propria attività produttiva e non ha potuto che – vista la scadenza del contratto di affitto – restituire il ramo d’azienda nel suo complesso e quindi comprensivo anche dei lavoratori dipendenti (e al momento non riusciamo proprio a comprendere come Ittierre possa ritenere di legittimamente escludere dalla restituzione del ramo d’azienda i soli dipendenti)”.

“Giova precisare – aggiunge il liquidatore di Officine tessili italiane – che l’attivazione della procedura di licenziamento nel mese di maggio da parte della Oti, quando quest’ultima era ancora l’unica titolare dei rapporti di lavoro dei 39 lavoratori, si è resa assolutamente indifferibile e non più evitabile a fronte della inattività, o meglio, della completa paralisi delle attività della società”. Oti, infatti, “si è trovata nelle condizioni di non poter più utilmente impiegare il personale dipendente e pertanto l’attivazione della suddetta procedura rappresentava un atto dovuto che Oti non avrebbe in alcun modo potuto procrastinare ulteriormente. Tuttavia, la chiusura della suddetta procedura è andata ben oltre la data del 30 giugno scorso, data in cui la Oti ha perso la titolarità dei suddetti rapporti di lavoro, che è, quindi, nuovamente ritornata a Ittierre come peraltro previsto dalla vigente normativa”.

Torno sottolinea, inoltre, “ che la retrocessione del ramo d’azienda non prescinde, e nemmeno potrebbe, dalla riconsegna, oltre che dei beni, anche dalla restituzione del personale e questo per tre semplici motivi: la scadenza del contratto di affitto ‘travolge’ beni mobili, immobili e rapporti di altra natura, senza che le parti possano in qualche modo derogarvi; il contratto di affitto comprendeva, tra l’altro, l’affitto anche rapporti di lavoro connessi al ramo d’azienda; la restituzione del ramo non può essere ‘selettiva’ o lasciata al libero arbitrio delle parti (in questo caso a Ittierre, che deciderebbe autonomamente quali beni/lavoratori/cespiti/ accettare in restituzione a seconda della convenienza economica o di altra natura che ne potrebbe derivare)”.

Pertanto, “siamo costretti a smentire che i lavoratori risultino ancora dipendenti della società Oti Srl in concordato – conclude il liquidatore sociale – avendo noi effettuato tutte le dovute comunicazioni agli enti relative alla formalizzazione della suddetta retrocessione. Con la speranza di aver chiarito definitivamente la posizione della società, ci auguriamo per il futuro che la Ittierre spa in liquidazione provveda ad agire nel solo e pieno interesse dei lavoratori, al fine di metterli nelle condizioni di accedere alle forme di sostegno al reddito a cui hanno diritto”.

 

 

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