HomeSenza categoriaOti, dimissioni per giusta causa ‘in cambio’ della disoccupazione

Oti, dimissioni per giusta causa ‘in cambio’ della disoccupazione

Il prefetto Guida aveva presentato un quesito all’Ispettorato del Lavoro, che ritiene la strada percorribile. Ma i 39 dipendenti non hanno tutti la stessa posizione verso l’azienda tessile, in particolare circa i tempi di preavviso. Di Trocchio (Femca Cisl): “Quando la magistratura accerterà le responsabilità, ci saranno 39 azioni legali”


PETTORANELLO DEL MOLISE. Dimissioni volontarie per giusta causa come unica strada per garantirsi il sostegno al reddito, nello specifico l’indennità mensile di disoccupazione Naspi. Questa la strada perseguibile dai 39 lavoratori dell’azienda Oti, le Officine tessili italiane di Pettoranello del Molise, come reso noto dal prefetto di Isernia, Fernando Guida.

L’ufficiale di governo, dopo l’incontro in prefettura dello scorso 8 agosto, si era attivato con l’Ispettorato del Lavoro per studiare una possibile soluzione alternativa al licenziamento collettivo dei dipendenti. Impraticabile quest’ultimo, vista l’inconciliabilità delle posizioni espresse da parte delle aziende coinvolte: la Oti srl in concordato preventivo, infatti, avrebbe dovuto rilevare un ramo d’azienda da Ittierre spa, ma allo scadere del contratto, il 30 giugno scorso, ha deciso di ritirare la procedura di licenziamento collettivo nei confronti delle 39 maestranze, non ritenendosi più titolare dei rapporti di lavoro esistenti. Ciò, perché appunto scaduti i termini relativi al fitto di ramo d’azienda dalla Ittierre e non essendosi perfezionata l’acquisizione dello stesso. La cosiddetta ‘retrocessione’ dei lavoratori, tuttavia, era stata apertamente contestata dai liquidatori della Ittierre spa, Lucio Di Gaetano e Nella Caruso.

A fonte di tutto questo, il prefetto Guida – che si era attivato per cercare di favorire un accordo tra le parti – aveva inviato un apposito quesito all’Ispettorato, cui finalmente oggi ha avuto risposta e i cui esiti ha voluto rendere noti ai sindacati del comparto tessile, Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Ugl. In sostanza, “in luogo del licenziamento collettivo”, l’Ispettorato ha condiviso “la percorribilità dell’ipotesi di accesso alla Naspi attraverso le dimissioni per giusta causa”, precisando che tale strada deve essere intrapresa “con le procedure del caso”, ovvero “nell’ambito della conciliazione da tenersi presso la Direzione territoriale del lavoro, oggi Ispettorato del lavoro”.

Una soluzione, che per quanto sembri obbligata, ben poco soddisfa il segretario della Femca Cisl, Francesco Di Trocchio. “Trascorrono i giorni – questo il suo commento in merito – ma non si intravede al momento una soluzione che consenta ai lavoratori di accedere a un diritto sacrosanto che è quello della Naspi, che ad oggi in qualche modo viene negato. Senza una soluzione valida, quando la magistratura avrà fatto il suo corso e avrà individuato e accertato le responsabilità, ci saranno 39 azioni legali da parte di altrettanti lavoratori”. Vertenze, continua il sindacalista, “mirate a un’azione risarcitoria per i danni cagionati, oltre a richiedere il pagamento delle spettanze maturate in questa fase di vacatio”.

Tale soluzione, in effetti, non garantirebbe tutti allo stesso modo: le dimissioni rappresentano decisioni soggettive, in quanto ognuno dei lavoratori ha delle posizioni diverse rispetto all’azienda. Alcuni hanno tempi lunghi di preavviso, altri solo 20 giorni. Ma soprattutto diverse persone hanno la possibilità di essere assunte ex novo da un’altra società di Pettoranello e quindi non vorrebbero perdere quest’opportunità di lavoro. Srenza contare che nei confronti di quale azienda bisognerebbe dimettersi, non è ben chiaro. Insomma, i lavoratori al momento hanno, purtroppo, solo due certezze: sono rimasti senza datore di lavoro e senza sostegno al reddito.

Intanto, la scorsa settimana sono stati pagati i vecchi stipendi, ma soltanto per il 30 per cento del totale.

 

 

 

 

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