HomeSenza categoriaIsernia, presidente del Consiglio quasi blindato: per la revoca servono motivazioni tecniche

Isernia, presidente del Consiglio quasi blindato: per la revoca servono motivazioni tecniche

Se le fratture interne alla maggioranza di palazzo San Francesco non dovessero ricomporsi, strada in salita per i detrattori del vertice dell’assise civica. La giurisprudenza indica che non basta la ‘sfiducia’ politica a far cadere Lombardozzi dalla sua carica.  


ISERNIA. Sono ore di fibrillazione per la maggioranza al Comune di Isernia. Dopo l’uscita di scena di CasaPound, l’amministrazione, sul versante politico, è alle prese con il ‘caso Peppino Lombardozzi’. Il voto negativo del presidente del Consiglio comunale alla delibera consiliare di esternalizzazione del servizio di riscossione dei tributi, forte del parere dei revisori dei conti e del dirigente del settore Finanze, non è andato giù al resto della coalizione, in particolare alla sua lista di riferimento ‘Insieme per il Molise’ all’interno della quale sarebbe iniziata la resa dei conti. Fonti interne al movimento riferiscono della forte volontà dei consiglieri di ‘chiedere la testa’ del presidente già al prossimo consiglio comunale di fine mese, anche se il coordinatore cittadino Gerardo Cafaro ‘frena’ e promette un approfondimento della questione anche con il dominus del gruppo politico: Michele Iorio. Ma se quest’ultimo non riuscisse a placare gli animi dei suoi e si decidesse di andare allo scontro in aula, per i detrattori di Lombardozzi la strada, anche se percorribile, si presenta in salita. Gli strumenti a disposizione dei suoi oppositori non sarebbero certo infatti dirompenti. Nello Statuto e nel regolamento del Consiglio comunale, la mozione di sfiducia per il presidente del Consiglio non è contemplata. Come non vi è alcun riferimento esplicito all’istituto della revoca, per la cui proposta (nel caso di previsioni statutarie) ‘congruamente motivata in relazione a gravi violazioni di legge o di regolamento’, servirebbero ‘un terzo dei consiglieri e il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti assegnati’ (fonte altalex.com). Tuttavia, la legge nazionale e la giurisprudenza la citano eccome la revoca, ma solo in ordine a motivazioni tecniche e non politiche. Un atto di discrezionalità del Consiglio comunale, che non può ritenersi del tutto piena. In altre parole, si potrebbe procedere motivando l’atto con il cattivo esercizio della funzione in quanto ne sia viziata (del presidente ndr) la neutralità o l’efficienza. Per concludere, il potere di revocare la figura del Presidente del Consiglio comunale deve essere esercitato con motivazioni istituzionali che ne costituiscono “la funzione tipica secondo la logica del sistema” (Cons. di Stato, sez. V, 25 novembre 1999, n. 1983, cit., 1877). Motivazioni politiche, pertanto, non legittimano il Consiglio comunale a revocare il proprio presidente (diritto.it). Dunque, se la maggioranza fa sul serio nei confronti di Lombardozzi dovrà impegnarsi a trovare fondate motivazioni oggettive. E Lombardozzi, a sua volta – pur non mettendo in discussione il suo operato nelle funzioni di coordinatore delle sedute consiliari per quanto visto fino ad ora – dovrà verosimilmente agire con cautela.  

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