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Infiltrazioni d’acqua piovana al sito La Pineta di Isernia, la denuncia di Emilio Izzo

Il noto sindacalista chiede al Prefetto la convocazione di un tavolo regionale, allargato ai rappresentanti del Ministero dei Beni Culturali, per l’attuazione di interventi di salvaguardia del patrimonio archeologico pentro


ISERNIA. Una situazione già denunciata in passato, che si è tristemente ripetuta. A farne le spese il patrimonio culturale pentro. Il maltempo degli ultimi giorni, infatti, ha causato infiltrazioni nell’area del giacimento del Paleolitico e a rilanciare il problema è stato il noto sindacalista Emilio Izzo, attraverso una nota rivolta alle istituzioni, con il Prefetto in testa, con la quale chiede la convocazione di un tavolo regionale, allargato a rappresentanti del Ministero dei Beni Culturali, volta a porre in essere iniziative serie in ordine alla salvaguardia del sito La Pineta di Isernia. Una lettera aperta che parla anche alle coscienze dei cittadini. “Se nessuno interverrà, – scrive Izzo – saremo tutti responsabili di questa catastrofe culturale senza precedenti”. Nel ricordare come tempo fa, a seguito dell’ultimazione frettolosa dei lavori di realizzazione del Museo del paleolitico (durati trent’anni), vi erano alcune infiltrazioni in una zona del sito priva di reperti, il sindacalista rileva come ad oggi le infiltrazioni siano aumentate, andando ad intaccare anche l’area di pregio archeologico.    “Un fiume d’acqua – denuncia Emilio Izzo – scorre sul patrimonio dell’umanità. E adesso basta! Mi appello a tutti, colpevoli o meno di questa situazione, ognuno, per quello che rientra nei propri compiti, deve senza tentennamenti porre rimedio a questo disastro”. Ed ecco la richiesta. “Al Sig. Prefetto, – prosegue la nota – che volutamente ho voluto in testa all’elenco dei destinatari e al quale, durante una visita riservata, ho avuto modo di far conoscere l’imponenza del giacimento paleolitico e le deficienze costruttive del Museo, ricevendone in cambio interesse e meraviglia, chiedo pubblicamente che si faccia portavoce della situazione drammatica del sito de La Pineta e che convochi tempestivamente un tavolo istituzionale regionale con rappresentanti del MiBACT, al fine di porre rimedio definitivo a questa mattanza culturale che offende e ferisce. Inoltre mi appello a tutti i cittadini distratti e che in questi anni nemmeno si sono accorti delle ricchezze che hanno, – prosegue – affinché si scrollino di dosso quel torpore perenne e che si facciano portatori di una lotta collettiva a difesa di un bene grande, veicolo, se protetto e valorizzato come si conviene, di prestigio e lavoro per tanti. Il prossimo 5 ottobre – conclude – ricorre il tragico anniversario della morte di tre giovani ricercatori e dell’amico pilota, i quali, nel sorvolare l’area de La Pineta, perirono in seguito alla caduta dell’areo proprio sul posto; si erano levati in volo per capire dall’alto come un flusso di acqua piovana era penetrata nel capannone di scavo. Allora era un capannone, oggi è una struttura architettonica notevole e moderna. Non è cambiato nulla, anzi, i danni sono aumentati e il loro sacrificio non è servito a niente”. 

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