Giornalisti sotto scorta: il coraggio di informare raccontato da Sandro Ruotolo e Michele Albanese

I due cronisti minacciati di morte da camorra e ‘ndrangheta ospiti d’eccezione del convegno organizzato dall’Assostampa


CAMPOBASSO. La scorta, per lui, non è stata una sconfitta, ma la dimostrazione che la libertà di fare informazione può sconfiggere la mafia. Sandro Ruotolo, storico collaboratore delle trasmissioni di Michele Santoro, minacciato di morte dalla camorra per le sue inchieste, non si è mai tirato indietro. Ha assunto il rischio di una professione vissuta come servizio, sempre in prima linea, e ha tirato dritto anche di fronte alla ‘sentenza’ di Michele Zagaria, capo del clan dei casalesi che, intercettato in carcere disse di volerlo vedere squartato vivo. Ospite oggi, insieme al collega Michele Albanese, del convegno ‘Chi ha paura dell’informazione?’, organizzato dall’Associazione della Stampa del Molise nella sala della Costituzione della Provincia di Campobasso, ha raccontato la sua esperienza di fronte a una sala gremita, con un pensiero rivolto, in particolare, a quei cronisti che per 3 euro a pezzo accettano comunque di rischiare la vita. “Io ho scoperto che Zagaria mi voleva squartare dopo 40 anni che facevo questo lavoro”, ha detto, rivendicando la vittoria di poter fare ancora il suo lavoro nonostante la scorta.

Importante anche un passaggio sul ruolo del giornalista nell’era del web: C”è bisogno di più giornalisti – queste le parole di Ruotolo – perché i giovani oggi non vedono la tv, ma leggono notizie su Internet e 3 ragazzi su 5 non sanno distinguere se una notizia è vera o falsa, perciò c’è bisogno di noi. Il mondo sta nel digitale e la sfida è Internet, che va riempito di contenuti evitando manipolazioni”.

Di diverso avviso Albanese, giornalista calabrese minacciato dalla ‘ndrangheta, che vive invece la scorta come una restrizione della normalità, suo malgrado. “I poliziotti sono i miei nuovi fratelli – questa la sua testimonianza – ma a me la scorta limita. Sono sei anni che non vado al mare o a fare una passeggiata. Provate a immaginare la scena dei poliziotti vestiti sulla spiaggia mentre io faccio il bagno! La scorta a volte è vissuta come uno status symbol, ma io soffro tantissimo. Cinque anni fa la polizia mi ha salvato perché con una cimice in auto si è scoperto che la ‘ndrangheta voleva uccidermi. Sono andato in prefettura da giornalista e sono uscito con scorta e auto blindata. Mi dicono perché non vai via? Ma perché devo andar via io che sono un uomo onesto e non i criminali?”. Una situazione di isolamento, quella vissuta dal giornalista calabrese, ben evidenziata dal collega Ruotolo: “Io vivo in una realtà diversa – ha spiegato – mentre la tua solitudine deriva dal fatto che i tuoi concittadini ti hanno isolato. Si tratta di territori assuefatti a realtà mafiose”. Parole di fronte alle quali Albanese ha replicato con un invito ai presenti a rincorrere sempre il sogno della libertà.

Nel corso del convegno, che ha visto la presenza del presidente dell’Assostampa Giuseppe Di Pietro e dei giornalisti Giovanni Di Tota e Monica Vignale come moderatori, sono stati anche ricordati alcuni dei cronisti vittime delle mafie, come Peppino Impastato o Giancarlo Siani. E non è mancato anche un cenno ai tagli dei fondi per l’editoria, con Albanese che ha evidenziato come, a essere colpite, siano soprattutto le piccole testate locali, col rischio di far perdere migliaia di posti di lavoro. “Sono preoccupato per questo Paese – ha sottolineato – perché se non si è informati bene c’è il rischio che si ripresentino scenari già vissuti qualche decennio fa e che ci hanno portato sul baratro”.

IMG 20190323 WA0022Presente in sala anche il giornalista Rai molisano pluripremiato Domenico Iannacone, che ha preso la parola in chiusura di convegno. “Sono qui perché, ora che ho comprato casa, voglio stare un po’ anche in Molise. Sono legato da una grande amicizia con Sandro Ruotolo, veniamo dalla stessa scuola. Mentre quando vado in Calabria chiamo sempre Michele, perché per me è una sorta di Virgilio”. Da parte dell’autore della fortunata trasmissione ‘I dieci comandamenti’ è stato poi rilanciato il tema del sostegno alla stampa: “Bisogna ricostruire la dignità di questo lavoro, anche ridando dignità ai giornalisti”, ha chiosato Iannacone.

 

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