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Sanità, lo strike di Toma: Giustini bocciato dal Ministero, 5 Stelle messi all’angolo

Ieri il direttore generale del dicastero guidato dalla Grillo ha chiesto al commissario ad acta di ritirare il famigerato decreto 77, finito all’attenzione della Procura regionale della Corte dei Conti, con il quale si adombrava il sospetto di aver usato oltre 4 milioni per spese extrasanitarie. Dubbio cavalcato a più riprese anche dai pentastellati che vengono sconfessati assieme al generale. Smentita dal presidente anche l’ipotesi del ‘baratto’ ai danni del Punto nascita di Termoli


di Lucia Sammartino

CAMPOBASSO. Una lunga e corposa conferenza stampa quella che ha tenuto impegnato il governatore Toma per oltre un’ora, questa mattina in Giunta regionale.

Naturalmente il nodo è tutto lì, sulla costa. Sul tavolo il decreto che ha di fatto chiuso il Punto Nascita di Termoli, decisione sulla quale ha intenzione di battersi ma nelle sedi più giuste, quelle decisorie, perché si parla con chi decide le azioni da porre in essere e non con altri. Interlocuzione con il Ministero competente, per “elevare a rango politico il dialogo, da avere con chi decide e non chi esegue”. Anche perché, per dirla tutta, se chi esegue sbaglia pure, allora il cortocircuito è servito e si perde solo tempo.

“Ieri ho scritto ai Ministri Grillo e Tria e per conoscenza a Giorgetti – dice Toma senza girarci intorno – e non è stata di certo una lettera di saluti. Io vado dai decisori” rimarca. Ed è questa l’azione politica più giusta, quella doverosa e da mettere in campo perché vengano tentate tutte le strade per individuare qualche spiraglio di luce.

giulia grillo

Due i chiarimenti che di fatto diventano ‘notizie nelle notizie’. Il primo: il presunto ‘baratto’ che avrebbe coinvolto il punto nascita di Isernia e discapito di quello di Termoli. La nota ministeriale diffusa il 27 giugno insinua questo dubbio, smentito con forza dal presidente. “Il 22 ottobre 2018, alla richiesta di deroga avanzata dalla Regione Molise relativamente al punto nascita del Veneziale, il Ministero risponde che il Comitato nazionale Percorso nascita, nella seduta del 9 ottobre 2018, ha valutato positivamente la richiesta e ha concesso la deroga per un anno, periodo nel quale con cadenza bimestrale saranno monitorati i dati relativi all’assistenza . Ma già in quella nota, “indirizzata tra l’altro al commissario ad acta Paolo Frattura e non a me – spiega ironico il governatore Donato Toma – si stabiliva la chiusura del punto nascita di Termoli e il percorso conseguente da attivare. Non esiste alcun baratto – rimarca con forza – è il Comitato nazionale Percorso Nascita (organismo indipendente che valuta gli indicatori delle strutture sanitarie sulla base del numero dei parti annui, sulla presenza o meno di sale operatorie dedicate, sui servizi sanitari collegati in caso di emergenze, ndr) che rileva il trend positivo del Veneziale di Isernia e, di contro, l’assenza di quegli standard su Termoli. Ci hanno chiesto di chiuderlo e noi non l’abbiamo fatto. Anzi, ho insistito per una proroga per quanto riguarda il Punto Nascita del San Timoteo e non ci è stata fornita alcuna risposta. In realtà la risposta c’era, ed era appunto l’invito a chiudere. Io non ho chiuso, nell’attesa che arrivassero i commissari”.

Altro che baratto, quindi. “Tutta l’attività politica adesso è incentrata sull’abolizione dei commissariamenti perché queste decisioni passano sulla testa dei cittadini molisani” sottolinea ancora. Il blocco del turn over? “Un incidente di percorso per noi: se il commissario avesse definito in maniera precisa quale era il disavanzo della Regione Molise – spiega il presidente – io avrei trovato subito le coperture e non ci sarebbe stato alcun problema. Ma il commissario, con le sue letterine, mi ha scritto diffidandomi a versare 4 milioni 251mila euro che secondo lui mancavano e secondo il Ministero c’erano”.

Ed eccola, la notizia del giorno. La clamorosa bocciatura del decreto firmato dalla struttura commissariale e oggetto di una interlocuzione già avviata dal generale Giustini con la Procura regionale della Corte dei Conti.

E’ il Ministero che mette nero su bianco la ‘svista’ del commissario ad acta, la stessa che ha tenuto in allerta ed ha agitato i sonni dei consiglieri di opposizione del Movimento 5 Stelle. “Ci sono due decreti – spiega Toma – con uno, il numero 76, si dispone la non approvazione del Bilancio della Sanità. Che poi mi devono spiegare che senso ha non approvare un bilancio di disavanzo. Che significa? O ci sono violazioni tali da renderlo non attendibile oppure il disavanzo deve essere coperto e quindi si procede con l’approvazione e la prescrizione della copertura”.

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