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Crescita occupazione over 50, la Cgil frena sui dati Istat. Merlo: “Effetto della legge Fornero”

Per il prolungamento dell’età lavorativa, che inibisce il turn-over, condannando i giovani a restare fuori dal mercato del lavoro


CAMPOBASSO. Lavoro, la Cigl frena gli entusiasmi. “Risulta davvero molto complicato capire l’entusiasmo che accompagna la pubblicazione dei dati Istat sull’occupazione – ha dichiarato la responsabile del mercato del lavoro Lucia Merlo – né si comprende come la crescita possa in qualche modo essere associata al Jobs Act”.

Per il sindacato l’incremento occupazionale degli over 50, associato a una crescita della disoccupazione giovanile, trova la sua spiegazione negli effetti della legge Fornero, che ritarda la fuoriuscita dal lavoro e inibisce il turn-over, condannando i giovani a rimanere fuori dal mercato del lavoro. I giovani e coloro che si collocano nelle fasce centrali di età sono, infatti, i soggetti più deboli all’interno di un sistema in cui la riforma del lavoro li ha condannati alla precarietà, e a subire abusi quali quelli dell’uso improprio dei tirocini, che troppo spesso sostituiscono il lavoro contrattualizzato.

“Una debolezza strutturale del mercato del lavoro – rimarca ancora Lucia Merlo – che trova conferma nel fatto che i 580 mila posti di lavoro in più rispetto al 2016 sono per la stragrande maggioranza (500mila) lavori a termine mentre il tempo indeterminato mostra ancora un dato negativo. A tutto ciò si aggiunge una crescita del 4% delle domande di disoccupazione, accompagnata da un calo consistente dell’uso degli ammortizzatori sociali. Questo dato mette in rilievo che la riforma degli ammortizzatori sociali, introducendo ristrettezze e aumenti degli oneri a carico delle imprese, porta queste ultime a preferire i licenziamenti all’uso delle misure conservative”.

“Un quadro che descrive un sistema produttivo in difficoltà – aggiunge ancora la sindacalista – che non riesce a dare risposte adeguate alla crisi e che ancora una volta riporta intatta tutta la criticità del fallimento di provvedimenti a breve respiro quali bonus e decontribuzioni. Sono necessarie, quindi, politiche strutturali e investimenti pubblici che possano creare lavoro stabile e dignitoso e possano favorire la crescita e lo sviluppo. Gli entusiasmi strumentali non ci affascinano, soprattutto se descrivono un mondo che non esiste e se si scontrano con una realtà diversa fatta di precarietà, disoccupazione, povertà e negazione di diritti e tutele”.

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