Il consigliere regionale Lucio De Bernardo

Il consigliere regionale Lucio De Bernardo interviene sulla necessità di riordinare le competenze istituzionali delle due province molisane nel rispetto delle eccellenze e delle peculiarità di ciascun territorio. “Nessuna obiezione – ha dichiarato De Bernardo – sollevo in merito alla logica sulla quale l’intero decreto legge sulla spending review si fonda. Una revisione della spesa pubblica era assolutamente necessaria per risolvere il più grande problema che attanaglia l’economia italiana, impedendone crescita e sviluppo: il debito pubblico. L’elevato passivo che grava sugli italiani rischia di mettere definitivamente in ginocchio un Paese già piegato dalla crisi e incapace di competere sul mercato globale a causa di un sistema fiscale che sfianca ogni genere di progetto imprenditoriale. Inconcepibili sono però i criteri con i quali i tagli sono stati inferti, tagli lineari, senza alcun rispetto delle peculiarità di ciascun territorio. Così per colpa di questa metodologia che tiene conto solo di dati numerici il Molise sarà privato della Provincia di Isernia. La Provincia di Campobasso tornerà come negli anni compresi tra il 1963 e il 1970 ad essere a capo di tutti i 136 comuni molisani. Un accorpamento istituzionale questo che viene imposto dal Governo, senza che ne siano stati stimati i costi, anche in termini di disservizi che ricadranno sui cittadini contribuenti, ai quali bisognerà dare una risposta mediante ulteriori investimenti che potrebbero risultare più onerosi rispetto a  quelli attualmente assorbiti dalle Province. Per il Molise, insomma, mi pare evidente che la cancellazione di una Provincia crei più scompensi che benefici. Si è ragionato in termini di estensione territoriale e di numero di abitanti, non si è invece pensato per esempio a prendere in considerazione le difficoltà dei territori montani. La Provincia di Isernia, attraversata dalle catene appenniniche del Matese sul versante campano e delle Mainarde su quello abruzzese, per oltre il 90% si estende su zone montane e alto montane. Tali condizioni richiedono una organizzazione ed un controllo del territorio ben più dettagliati di quanto un solo Ente provinciale possa garantire. Tuttavia, alla luce di tali considerazioni, è opportuno che il riordino che il Molise si appresta ad affrontare debba tener conto della necessità di uniformare tutto il territorio regionale, evitando di accentrare su un solo ed unico contesto geografico l’intero apparato amministrativo. Campobasso, in qualità di capoluogo regionale, ha sempre ricoperto un ruolo istituzionale predominante. È giusto però che d’ora in avanti si riorganizzi il territorio non più seguendo logiche campanilistiche, valorizzando un’area a scapito di un’altra. Dobbiamo iniziare ad essere molisani ancor prima di sentirci campobassani, isernini o termolesi e ritengo sia doveroso da parte della classe politica iniziare a ragionare in un’ottica di difesa dell’intero territorio regionale. Sono certo che solo se saremo stati capaci di superare i ristretti confini entro i quali abbiamo finora operato, saremo in grado di riorganizzare il territorio privilegiando le eccellenze e tenendo in considerazione le peculiarità che ogni angolo di questa regione è in grado di offrire. Non importa se ad operare tale riassetto istituzionale del Molise sia un Cal, l’Anci o l’Uprom. Non serve, in un momento come questo, creare un nuovo organismo, che rischia di divenire l’ennesimo carrozzone che grava sui cittadini, se già esistono enti preposti a svolgere tali mansioni. È giusto invece che tutti, a partire da noi amministratori, incominciamo a ragionare in un’ottica più ampia che miri a tutelare tutto il territorio regionale e che sia alla base di una riorganizzazione complessiva che vada oltre le sole mansioni riconosciute alle Province, ma che abbracci la viabilità, la sanità, le attività produttive e così via. L’appello pertanto va a tutte le forze politiche operanti in Molise affinché superino le logiche di microterritorialità, concretizzando piuttosto il concetto di solidarietà e sussidiarietà tra i comuni della regione, in risposta alle reali esigenze dei cittadini che ormai – ha concluso il presidente della Iv Commissione – vivono la Regione come fosse un’unica grande città”.