di Enzo Di Gaetano*

La guerra di campanile tra Isernia e Campobasso, mai sopita del tutto, neanche nei 42 anni di esistenza della provincia di Isernia, è tornata a riesplodere appena diventata legge la Spending review che ha, di fatto, cancellato l’autonomia pentra, inseguita per un secolo dagli isernini e tramontata in pochi giorni. Quelli necessari a far passare in parlamento il decreto legge sulla revisione della spesa. È bastato poco per scatenare la nuova contrapposizione tra Campobasso e Isernia. Sono bastate le dichiarazioni di chi, come Filoteo Di Sandro, ha chiesto la divisione delle competenze dell’unica provincia rimasta quella di Campobasso, tra le città di Termoli e  Isernia. O di chi ha proposto di fare in Molise come in Abruzzo e Calabria, ovvero la giunta regionale in una città, il consiglio in un’altra. E a Isernia potrebbe venire proprio il consiglio regionale, che, a costo zero, potrebbe essere ospitato nello stabile di via Berta, di proprietà della oramai ex provincia di Isernia. Oltretutto si realizzerebbe un risparmio notevole per la Regione Molise, che così potrebbe fare a meno di realizzare la nuova sede del consiglio regionale sull’ex rettangolo del Romagnoli di Campobasso. Si risparmierebbero un centinaio di milioni da poter utilizzare diversamente e l’ex Romagnoli potrebbe essere riconvertito a spazio verde, con piena soddisfazione della cittadinanza campobassana. Immediata la reazione dell’Udeur molisano che, a nome di Vincenzo Niro e Domenico Boccia, ha messo subito i paletti a qualunque ipotesi di decentramento, sul territorio pentro, delle competenze della Provincia di Campobasso o della Regione Molise. Niro e Boccia parlano di una inutile guerra tra poveri, ma sottolineano che il ruolo di Campobasso deve restare intangibile. Insomma la situazione si preannuncia estremamente delicata e potrebbe precipitare se non si riuscirà a capire che la soppressione della provincia di Isernia è stato un colpo basso per l’intero Molise e non solo per la ex provincia altomolisana*.