Soste blu, Melogli contro Vardè: assurdo disdire la convenzione Metropark

L’ex sindaco Gabriele Melogli durante un Consiglio comunale

L’ex sindaco di Isernia Gabriele Melogli si scaglia contro l’ex commissario prefettizio del Comune pentro, Annunziato Vardè per la questione dei parcheggi a pagamento. Accusandolo di aver addirittura “danneggiato la città”. Il funzionario di governo, prima di lasciare Isernia, ha infatti inviato la disdetta alla società delle Fs inerente alla convenzione che regola le soste blu nel capoluogo pentro. A spingere Vardè a rescindere il contratto, come svela Melogli, sarebbe stato il giudizio degli ispettori  ministeriali che hanno scandagliato il bilancio del Municipio ravvisando una serie di presunte irregolarità. Tra le quali, la mancata indizione di una gara ad evidenza pubblica per l’assegnazione dell’appalto relativo ai parcheggi a tariffa. Sul punto, però, Melogli non le manda a dire, criticando duramente le decisioni dell’ex commissario. “Al Comune occorreva un’area al centro della città – spiega l’ex primo cittadino –  Ci siamo rivolti alle Fs perché l’area della stazione era propria quella che faceva al caso nostro. Dunque non aveva senso fare una gara e abbiamo proceduto con trattativa privata”. Secondo Melogli la convenzione, in ogni caso, avrebbe comportato vantaggi soprattutto per il Comune e gli isernini: anche a fronte della concessione a titolo gratuito  del terminal bus di piazza della Repubblica. Il quale, ora, rischia di essere chiuso dalle Fs, legittimo proprietario, e trasformato in un mega posteggio a pagamento. Salvo che le Ferrovie non siano disposte a rinegoziare tutti gli aspetti della convenzione. E che, così facendo, non perdano il lavoro, tra l’altro, gli otto giovani che si occupano del controllo dei ticket. Ma la domanda che molti cittadini già si pongono è la seguente: dove finiranno gli autobus e i pullman che ora parcheggiano nel centro cittadino? Forse nel terminal di contrada Tremolicci, praticamente in disuso da anni? Per ora, non è dato saperlo. Ma Melogli lo lascia intendere: in pochi mesi di commissariamento, quanto di buono fatto dalla sua amministrazione decennale rischia di “finire a ramengo”.