Isernia potrebbe presto avere un nuovo commissario. E il sindaco Ugo De Vivo, nonostante la clamorosa sentenza del Tar Molise che lo ha rimesso al suo posto giudicando “inefficaci” le dimissioni di massa di 17 consiglieri del centrodestra, potrebbe essere costretto a lasciare per la seconda volta, anzitempo, lo scranno più alto di Palazzo San Francesco. La notizia è molto più di un’indiscrezione: perché è frutto dell’interpretazione data da tre noti avvocati isernini, già con ruoli politici significativi alle spalle. Nessuno di essi vuol uscire allo scoperto: ma, nonostante l’estrazione politica diversa, tutti loro concordano sul significato del verdetto dei giudici amministrativi. I quali, a detta dei tre legali, avrebbero assegnato una vittoria di Pirro al sindaco. Vediamo perché. La sentenza del 9 novembre scorso sembra indicare, senza patemi d’animo, gli effetti delle dimissioni contestuali dei 17 sulla permanenza in vita del Consiglio. Ovvero, che l’assise, sulla base di dimissioni di massa prima della convalida degli eletti, non ha alcun motivo per essere sciolta. Qui sta il nodo: prima della convalida. Di qui la ‘tirata d’orecchie’ del Tar al prefetto d’Isernia Filippo Piritore che, leggendo la sentenza “non può limitarsi ad una mera conta del numero dei dimissionari; ma… deve accertarsi (o comunque attendere che tale accertamento sia compiuto dall’organo a ciò deputato per legge, cioè il Consiglio comunale stesso, ndr) che le dimissioni abbiano i presupposti minimi di validità ed efficacia”. Ancora, secondo il Tar “l’autorità amministrativa, in sostanza, così come deve accertare la ritualità della presentazione delle dimissioni contestuali non può esimersi dal verificare, quantomeno, che ogni dimissionario abbia legittimazione in tal senso”. D’altro canto, “l’autorità amministrativa – si legge sempre nella sentenza – anticipando il giudizio sull’impossibilità di funzionamento dell’organo principale dell’ente locale (il Consiglio, ndr), ad un momento antecedente al primo atto di verifica delle condizioni degli eletti (e delle eventuali surroghe) che il medesimo deve compiere – cosi come previsto dall’articolo 41 del Tuel – ha addirittura manifestato un giudizio negativo sull’organo, e sulla sua capacità di funzionamento in relazione alla sua composizione, prima ancora che sia dato conoscere la definitiva composizione dello stesso (in ragione appunto di eventuali surroghe da disporsi).” La sentenza, va ricordato, si conclude dicendo che la giustizia amministrativa non ha la necessità di farsi carico “della questione pregiudiziale delle ineleggibilità di alcuni consiglieri dimissionari”. Dunque, ricapitolando: il Consiglio rientrerebbe in carica nella sua composizione originaria, con i 17 dimissionari del centrodestra. Si procederebbe alla verifica di eventuali condizioni di ineleggibilità ex articoli 41 e 69 del Testo unico degli enti locali. Difficilmente, tuttavia, visti anche i precedenti degli anni passati, ci sarebbero contestazioni nell’ambito del Consiglio. Dunque, non si sarebbe nessuna surroga (salvo che venga promossa la decadenza da parte di qualsiasi cittadino elettore del Comune, o da chiunque altro vi abbia interesse davanti al tribunale civile). Ma a quel punto, avvenuta la convalida degli eletti – sarebbe qui la clamorosa novità – essendo le dimissioni un atto irrevocabile come stabilito dall’articolo 38 del Tuel, l’amministrazione De Vivo si scioglierebbe! Perché sarebbe da quel momento, dopo la convalida dunque, che scatterebbe l’automatismo delle dimissioni contestuali, stavolta aventi piena validità. E decretabili senza timore dal prefetto, ancora una volta protagonista della storia politico-amministrativa di Isernia. In tal caso, si tornerebbe di nuovo al commissariamento fino ad aprile e poi al voto. Non caso – ma qui entriamo nel campo dei retroscena e delle dietrologie – l’ex commissario del Comune di Venafro, Erminia Ocello, aveva accettato l’incarico di trasferirsi a Isernia su proposta del prefetto Piritore. Tuttavia, quasi contestualmente, è stata depositata la sentenza del Tar che ha restituito il sindaco De Vivo alla sua città. Con la Ocello rimasta fuori dai giochi,a quanto pare in attesa di nuove disposizioni. Presto in arrivo? Chissà. Precisiamo: lo scioglimento del Consiglio dopo la convalida è frutto solo dell’interpretazione di illustri tre avvocati, per quanto degni della massima stima. Ma se avessero ragione loro, il risultato sarebbe uno solo: la città verrebbe ancora una volta privata del sindaco e del Consiglio comunale. E la gente, più che mai, finirebbe per allontanarsi dalla politica. Paradossalmente, non (solo) per colpa dei politici, ma soprattutto per effetto di un meccanismo burocratico-amministrativo che gli isernini farebbero certamente fatica a capire e accettare. Perché a farne le spese, oltre al malcapitato ‘sindaco-lampo’ De Vivo, beffato una seconda volta nonostante la vittoria indiscutibile di maggio, sarebbero tutti loro: i cittadini, privati del diritto a essere governati da chi ha democraticamente vinto.
Pubblicato alle ore 13:56:24