Nessuna surroga. Questo il pensiero di Albino Iacovone, ex sindaco di Castelverrino, dopo la sentenza del Tar Molise che rimesso De Vivo alla guida del Comune di Isernia. In un articolato intervento, di cui pubblichiamo i passaggi salienti, Iacovone spiega che “il Tar ha dichiarato la fondatezza del ricorso, nei limiti della domanda di parte, senza doversi far carico della questione pregiudiziale delle ineleggibilità di alcuni consiglieri dimissionari. La domanda dei ricorrenti non concerne la surroga dei consiglieri dimissionari.Il Tar ha richiamato l’ autorità amministrativa (cioè il prefetto ) per non aver verificato tutti i presupposti di cui all’ art. 141 del Tuel n. 267/2000; in più, sostiene il Tar ‘il decreto di sospensione dell’ organo da parte dell’ autorità amministrativa ha inciso sulla stessa manifestazione di volontà del corpo elettorale. Ciò, del resto, senza una manifesta ragione d’urgenza, atteso che non sarebbe derivato nessun danno dall’attendere la seduta di convalida degli eletti, prima di provvedere all’eventuale scioglimento, in esito ad una puntuale verifica della ricorrenza dei presupposti per lo scioglimento dell’ente’. Da quest’ ultimo passaggio della sentenza – continua Iacovone – emerge chiaramente la necessità di attendere la seduta di convalida degli eletti. Quindi, il prefetto che ha quasi ad horas sospeso il Consiglio, secondo ciò che scrive il Tar, doveva ‘attendere la seduta di convalida’. L’ unica strada percorribile, dunque, era quella di non sospendere l’organo bensì di invitare il sindaco De Vivo ( autonomamente poteva farlo, ma non ha avuto il tempo necessario) a riconvocare il Consiglio, andato deserto per mancanza del numero legale, in seconda convocazione (nella quale si sarebbe potuto procedere alla convalida ed eventuale surroga di eventuali consiglieri ineleggibili). Se si fosse adottato tale procedimento, non avrebbe potuto perfezionarsi, almeno nell’immediatezza, la demolizione del Consiglio comunale, evitando così tutti i risvolti di natura politica e gestionale che ne sono scaturiti. Ora, cosa fare? Dai commenti della sentenza, provenienti sia dagli stessi interessati, che dall’opinione pubblica, stanno emergendo varie ipotesi risolutive. La più realistica mi sembra quella della ricostituzione del Consiglio comunale uscito dalle urne. Tale mia modesta convinzione scaturisce dal seguente ragionamento:se le dimissioni non sono valide, perché presentate prima della convalida, è come se non fossero state mai presentate ed allora, sembra logico e pacifico, che vengano riconvocati tutti i consiglieri risultati proclamati eletti, per procedere all’esame e verifica delle condizioni di eleggibilità ( se in tale seduta consiliare risulterà e verrà dichiarato ineleggibile qualche consigliere, si procederà alla surroga). Credo che tale soluzione sia la più rispondente anche alle affermazioni del Tar. In caso dovesse prevalere la tesi della convocazione dei primi non eletti in sostituzione dei 17 consiglieri dimissionari ( decisione che, in sostanza, spetterebbe solo al sindaco De Vivo, unico che può convocare i consiglieri, mentre il ministero dell’ Interno può dare, per il principio di leale collaborazione, soltanto un parere – non vincolante – a riguardo), potrebbero aprirsi ulteriori scenari giudiziari, con il risultato di tenere ancora bloccata o sub judice l’ attività amministrativa. Io rimetterei ( anzi, sono quasi certo che dopo la sentenza del Tar non possa essere diversamente ) i consiglieri comunali tutti al loro posto, ritenendo che saranno ben lieti di conservare la carica, senza dimettersi nuovamente, di gestirla civilmente, liberi dall’ingombrante invadenza di un Pdl ormai liquefatto. Tutti sanno che il consigliere comunale eletto non ha vincolo di mandato e risponde solo ed esclusivamente ai suoi elettori e all’interesse della collettività amministrata. Isernia – conclude Iacovone – tornerà ad avere il sindaco De Vivo e un Consiglio comunale, di diversa estrazione, ma in sereno ed equilibrato rispetto delle rispettive funzioni. Tanti auguri, Isernia e Molise!”.