Giuseppe Laurelli e Ottavio Balducci

Un pungolo a De Vivo perché si affretti a convocare il Consiglio, senza indugi, e restituisca un governo alla città. E un incitamento alla coalizione di centrosinistra a trovare subito l’unità di intenti per le Regionali, impedendo così a Michele Iorio e al centrodestra di tornare e vincere. Giuseppe Laurelli, candidato sindaco alle scorse Comunali di Isernia e leader del movimento civico ‘Isernia viva’, ritiene che anche il Molise sia giunto a un punto di svolta. Che sia ora di “rottamare le idee vecchie”, ma non le persone in base all’età. E appunto a colui che del concetto di rottamazione ha fatto un cavallo di battaglia, a quel Matteo Renzi di cui ha non ha perso una sola parola nella convention svoltasi a in ottobre a Isernia, che guarda con interesse per “uscire fuori dalla palude”. Dato per molto vicino al nuovo soggetto politico targato Luca di Montezemolo, Laurelli sembra essere decisamente più attratto dal ‘new deal’ inaugurato dal sindaco di Firenze, che svela di voler sostenere alle Primarie di domenica prossima. “Renzi  – ha dichiarato il leader di Isernia viva’ – ha dimostrato coraggio nel portare una cesura netta nel centrosinistra, al di là degli slogan, condivisibili o meno, sulla rottamazione. E’ lui che ha fatto esplodere le contraddizioni  all’interno della classe politica, e per questo ha grandi meriti, vada come vada alle Primarie. Il suo segnale di discontinuità ha avuto riscontri anche nel centrodestra: anche loro, ora, vogliono le Primarie”. Nessun percorso condivisibile, allora, nonostante l’interesse della prima ora, per ‘Italia futura’? “Siamo in una fase di evoluzione – ha  ammesso Laurelli – dunque aspettiamo. Certo è che non abbiamo grandissima simpatia per Monti, che ha sì avuto una parte importante per far uscire l’Italia dal pantano in cui era finita, ma sulle politiche di crescita e sviluppo ci lascia molto perplessi. Inoltre, pare che il professore sia il candidato papabile per la presidenza della Repubblica, dunque l’idea che faccia il premier appare di difficile realizzazione”. Ma in Molise, invece? Esiste o meno la necessità di ‘rottamare’ la vecchia politica? “Occorrono temi innovativi – ha aggiunto l’ex assessore comunale della Giunta Caterina – Qui da noi la rottamazione non è riferibile a una contrapposizione generazionale, ma è inerente a un’impostazione politica incapace di dare nuova linfa propositiva”. Come starebbe cercando di fare Massimo Romano, dunque? Qui Laurelli mette i paletti: “Romano deve chiarire alcuni suoi elementi personali e di metodo, se vuol essere l’uomo di rottura del sistema. Deve far capire se vuole andare davvero da solo e favorire Iorio – che intanto ha imposto la sua presenza al centrodestra – o dare nuova spinta al centrosinistra, che brancola nel buio, dilaniato da un gioco all’interdizione su Frattura. La candidatura di quest’ultimo può anche essere rivista, ma è una questione di metodo, ribadisco. Siamo per le Primarie, ma temiamo non si facciano: in caso contrario, ci saremo anche noi, per rappresentare la discontinuità in prima persona”. Inevitabile un accenno alla situazione del Comune di Isernia: “De Vivo, dopo la sentenza, ha ricevuto ancora più forza di quanta gliene avessero dato gli elettori. Dunque, se il sindaco c’è, batta un colpo. La città ha bisogno di essere governata. Dunque, convochi l’assise. Altrimenti gli isernini  si convinceranno che chi ha vinto il ricorso al Tar non ha interesse a dare esecuzione alla sentenza”. Ma con quali consiglieri? “A nostro avviso bisogna chiamare i dimissionari – afferma senza alcuna pretesa giuridica – i quali, tuttavia, non hanno alcun senso delle istituzioni, cosa gravissima visto che molti di loro sono giovani alla prima esperienza. Il punto è uno solo: amministrare. Se il sindaco non vuole farlo, allora si dimetta. Ma non si faccia tirare per la giacchetta dai partiti, di destra e di sinistra”. Ma in tal caso, se si tornasse al voto, Laurelli sarebbe ancora della partita? “Io non so – ha concluso – ma ‘Isernia viva’ ci sarà, certamente. Se rimane tutto cristallizzato come ora, andremo ancora da soli; se maturano le condizioni per scegliere il candidato attraverso un metodo chiaro e democratico come le Primarie, ci saremo”.