I 17 dimissionari torneranno a sedere in Consiglio comunale. Questo, secondo indiscrezioni, il contenuto del parere richiesto a proprie spese dal sindaco Ugo De Vivo a un luminare di Milano per sciogliere definitivamente il nodo della convocazione dell’assise. Niente surroghe, insomma. Perché le dimissioni di massa, non avendo provocato l’effetto di sciogliere il consesso, non avrebbero dunque efficacia prese singolarmente, contrariamente a quanto si pensava. Nei giorni scorsi pareva essere stata trovata anche una terza soluzione, quella della convocazione dei primi non eletti in qualità di supplenti ai fini del mantenimento del numero legale. Sarebbe stato poi il Consiglio comunale, così riunito, a decidere se far scattare o meno le eventuali surroghe, ma nella seduta successiva del consesso, in seconda convocazione. Ciò, in base a una sentenza del Consiglio di Stato che impedirebbe di procedere in tal senso già dalla prima riunione. L’ipotesi, molto suggestiva, aveva scatenato polemiche a non finire, in città. Ora, se De Vivo procederà sulla strada di ripristinare la situazione pre-dimissioni, toccherà vedere se i primi non eletti faranno o meno ricorso, rischiando di paralizzare nuovamente l’attività amministrativa. Ma soprattutto toccherà capire se, come ipotizzato da tre eminenti avvocati locali, dopo la convalida degli eletti, con i dimissionari dentro, il Consiglio si scioglierebbe automaticamente perché le dimissioni avrebbero comunque effetto, seguendo la giusta procedura. Una trappola nascosta proprio nella sentenza del Tar e che rischia di creare ancora un clima di suspense intorno all’effettiva durata dell’amministrazione di centrosinistra. Intanto, dalla coalizione opposta arrivano segnali di distensione. Il consigliere anziano (nonché il più votato in città alle ultime Comunali) Giovanni Fantozzi lancia una sorta d’appello alla responsabilità comune, aprendo a De Vivo. L’ex capogruppo del Pdl dice basta ai ricorsi: “Sarebbe un grande errore – scrive in una nota – continuare a percorrere la via dei ricorsi anziché quella della ricerca dell’assunzione di responsabilità personale di tutti gli eletti”. Per poi aggiungere: “La mia disponibilità e quella di tanti altri è totale; è necessario, però, che tutti gli eletti si spoglino delle appartenenze e assumano il ruolo di rappresentanti di una comunità per la quale è necessario agire, superando ogni barriera di appartenenza politica. Forse, più dei ricorsi, ora vale il buon senso e la responsabilità”. Anche perché “il disorientamento è totale”: “Da isernino vero devo ammettere che certamente questo non è il periodo migliore per Isernia, ma ancor più per l’intero alto Molise”. Infine, un passaggio sulle tanto discusse dimissioni di giugno: “Non volevano essere un disimpegno di fronte al mandato ricevuto, ma solo la ricerca di una via immediata per fare in modo che, con il mezzo più democratico, il popolo si esprimesse nella maniera più giusta”.
Pubblicato alle ore 21:12:20