
Tempi di crisi, in Molise. Tempi di magra. Per molti, ma non per tutti. Perché nel Bengodi tutto molisano targato Michele Iorio, c’è spazio e tempo anche per foraggiare stravaganti iniziative che ai cittadini interessano poco o punto. La sanità rischia di essere falcidiata dai tagli? Le maestranze della Solagrital protestano ogni giorno davanti ai cancelli della Regione? Poco male. Nel bilancio della Regione Molise, volere è potere. Vediamo perché. L’ultima trovata geniale si trova nella delibera di giunta n. 670 del 23 ottobre scorso, ‘Realizzazione e gestione delle aree naturali protette’. Interventi di valorizzazione delle Riserve naturali regionali individuate ai sensi dell’art. 18 della L.R. n. 23/2004. Provvedimenti’. La delibera in questione stanzia la somma di 138mila euro per l’associazione ‘Italia Nostra’, avente sede a Isernia, per la tutela e la valorizzazione di parte del patrimonio paesaggistico e naturalistico locale. Spulciando la delibera vediamo che 38mila euro sono destinati allo studio dell’ululone appenninico. Tutti voi vi starete chiedendo di cosa diavolo si tratti. Presto detto: un anfibio simile a un rospo, denominato in tal modo perché, pare, durante la riproduzione emetta un verso simile all’ululato per circa 40 volte al minuto! Con tutto il rispetto per la specie rara, ci chiediamo come faccia l’ululone ad avere priorità di finanziamento in un frangente politico come quello attuale: in base alla legge regionale n. 2/2002 infatti, sulla scorta dell’annullamento delle elezioni sancito dal Tar Molise prima e dal Consiglio di Stato poi, l’esecutivo dovrebbe occuparsi di affrontare solo atti indifferibili e urgenti. Ma tant’è: dopo la patata turchesca, la selezione di apis mellifera ligustica e il ripopolamento delle seppie che lo hanno reso famoso in Italia e sui principali quotidiani nazionali, stavolta il Molise si distinguerà per l’ululone appenninico. Sull’argomento, tra i primi a intervenire, il segretario cittadino dell’Idv Daniele Petrecca dalle colonne di Facebook. Ma, soprattutto, il consigliere regionale della Federazione della Sinistra, Salvatore Ciocca, che è intervenuto con un comunicato stampa che riportiamo

qui integralmente: “Fra gli atti indifferibili ed urgenti che la Giunta regionale del Molise può emanare, a fronte delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, c’è anche il finanziamento necessario a censire gli esemplari di ululone appenninico? Pare proprio di sì. E’ tutto scritto nero su bianco, nella delibera del 23 ottobre scorso, numero 670,con la quale si concede un contributo di 38mila euro a Italia Nostra, sezione di Isernia, per la realizzazione di interventi volti a riqualificare la riserva naturale regionale di Monte Patalecchia, dei torrenti Lorda e Longaniello. L’ululone appenninico è una specie di anfibio simile ad un ranocchio. Oggi è a rischio estinzione e la Regione Molise non può di certo permettere che tale specie sparisca, soprattutto in considerazione della sua peculiarità: nel periodo riproduttivo emette un suono sempre identico, che viene ripetuto anche più di 40 volte al minuto! E così, con atto indifferibile ed urgente, l’esecutivo Iorio (tutti presenti) ha deciso di salvare l’ululone appenninico nell’ambito di un progetto locale più ampio per la gestione delle aree protette finanziato con 138mila euro. Più urgente del salvataggio dell’ululone c’è francamente poco, come di certo staranno pensando tutti i disoccupati, i lavoratori in mobilità oppure quegli operai che per ottenere lo stipendio devono manifestare pubblicamente! La questione, però, è datata. E chissà se in questo periodo trascorso infruttuosamente l’ululone appenninico non sia già definitivamente scomparso. Il progetto è, infatti, identico a quello che Italia Nostra, sezione di Isernia, presentò al precedente assessore regionale all’Ambiente. Era il 16 febbraio 2011. C’è solo qualche differenza, marcata semplicemente con un tratto di penna. Progetto identico, costi e tempi diversi. La realizzazione di un centro visita e servizi, dal costo originario di 60mila euro, in 20 mesi è lievitata di 10mila euro. E il progetto “ululone appenninico”, che necessita di 3 anni di tempo per essere portato a compimento, inizierà con mesi di ritardo sulla tabella di marcia esposta al precedente assessore all’Ambiente. Ma il costo resta identico: 38mila euro. Questa somma, non esorbitante sia chiaro, è di certo necessaria per portare a compimento lo studio sulla Bombina pachypus (anche se in Campania, lo stesso identico censimento è stato effettuato da volontari e senza alcun costo): servirà a conoscere il numero esatto di ululoni ancora presenti nell’area e a comprendere le motivazioni del rischio estinzione che pende sulla specie di anfibio anuro che riveste estremo interesse scientifico. E così sia, allora. Salviamo l’ululone appenninico. Investiamo denaro così come abbiamo fatto – con i fondi dell’Articolo 15 – per la patata turchesca, l’apis mellifera ligustica, il ripopolamento delle seppie, il parco tecnologico dell’acqua, il museo del profumo, il museo naturalistico di Monte Vairano, le ippovie e i programmi televisivi che dovrebbero trainare l’immagine del Molise ma fateci conoscere, una volta per tutte e in via ufficiale, l’esito di tali investimenti e il ritorno in termini occupazionali, imprenditoriali e turistici di tali scelte. Quali benefici hanno portato decisioni che non si inquadrano in alcun discorso strategico e di prospettiva, che rappresentano iniziative isolate che, per questo, non hanno né forza né concretezza?”. La domanda di Ciocca, siamo certi, non resterà inevasa.
Pubblicato alle ore 18:28:44