
Che fosse alto quasi 25 metri, si era già detto. Che avesse una circonferenza di 3,5 era noto. Ma che la Regione Molise avesse scucito 30mila euro per le operazioni necessarie a tagliare l’albero di Natale donato al Papa per addobbare piazza San Pietro, finora era patrimonio di pochi. I dettagli dell’operazione sono contenuti nella delibera n. 724 della Giunta regionale del Molise, datata 20 novembre scorso. Si tratta di uno dei circa 370 provvedimenti adottati dall’esecutivo di Michele Iorio dal 18 maggio scorso, giorno successivo all’annullamento delle Regionali 2011 deciso dal Tar Molise e ribadito dal Consiglio di Stato il 29 ottobre. Mica male, per un governo che, in virtù della legge regionale n. 2/2002, attualmente dovrebbe occuparsi di affrontare solo gli atti indifferibili e urgenti. Ma veniamo all’operazione ‘Abete 2012’, che che vede il Molise protagonista in piazza San Pietro, con la donazione di due magnifici alberi di Natale. Uno di 22 metri, donato al Comune di Roma, sistemato nei pressi del Colosseo e acceso oggi, per il giorno dell’Immacolata Concezione. L’altro – un maestoso abete bianco proveniente dal ‘Bosco degli Abeti Soprani’ di Pescopennataro, un’area annoverata tra i siti di importanza comunitaria – collocato al centro del colonnato berniniano, a fianco del presepe e destinato al Pontefice, che lo accenderà a distanza il pomeriggio del 14 dicembre in occasione dell’avvio ufficiale delle liturgie e delle festività di Natale. Le operazioni di taglio sono avvenute domenica scorsa, 2 dicembre, ad opera di un gran numero di volontari della Protezione Civile regionale, impiegata con grande dispiegamento di mezzi. Per il piccolo borgo isernino, arroccato a 1.200 metri di altitudine su uno spuntone di roccia da cui si domina tutta la vallata del Sangro, è stato un giorno di festa: erano in tanti ad assistere, comprese le autorità civili e politiche. Già nel 2005, infatti, l’amministrazione comunale aveva formulato richiesta presso il Governatorato di Città del Vaticano per donare un abete bianco al Santo Padre. L’istanza, inizialmente accolta per il Natale 2011, è stata poi rinviata per le festività di quest’anno. Ecco allora le motoseghe mettersi in moto per tagliare il fusto secolare. Ma qui c’è un primo intoppo: perché la signora Rossana Risi, della provincia di Campobasso, inscena una protesta in solitudine di fronte allo “sfregio alla natura” perpetrato senza troppi patemi d’animo. La cittadina dichiara ai microfoni di ‘Isernianews’ di avere contattato varie associazioni ambientaliste, ma senza esito: è da sola. Ma annuncia altre iniziative. Pochi giorni dopo, qualcosa si muove: il primo ad alzare la voce è Emilio Izzo, segretario regionale della UilBac, da sempre attivo nella salvaguardia del territorio e del paesaggio. Poi si accoda la sezione regionale di Legambiente: “Ci sentiamo di dire – scrivono gli ambientalisti in una nota – che i tempi difficili che stiamo vivendo ci impongono maggiore sobrietà e che, semmai, le festività natalizie devono indurci ad un maggior rispetto per la natura. Ci sembra impossibile pensare che questi maestosi giganti, silenziosi custodi della nostra storia possano essere sacrificati ad una pratica degna del più sfrenato, capriccioso e anacronistico consumismo. Lo stigmatizziamo come un gesto grave nella sua assoluta inutilità. Ma vorremmo dire anche una parola di più: la legge regionale del 23 febbraio 1999 n. 9, ‘Norme per la tutela della flora in via di estinzione’, proibisce la raccolta delle piante ritenute specie in via di estinzione rare e vulnerabili che in quanto tali sono degne di protezione per il loro interesse scientifico e per il mantenimento sia della biodiversità sia dell’integrità dell’ambiente”. Insomma, la pianta nemmeno si sarebbe potuta tagliare. Eppure, come riporta ‘L’Osservatore Romano’, “grazie a una gru fornita dalla Protezione civile regionale, l’albero — avvolto in una rete per preservarne i rami — è stato issato su un autoarticolato di circa 30 metri di lunghezza, a bordo del quale ha viaggiato per tutta la notte tra mercoledì e giovedì (5 e 5 dicembre, ndr) prima di giungere in Vaticano”. Tutto grazie al contributo pubblico della Regione Molise, che in una sorta di schizofrenia politico-ambientale, prima foraggia con 38mila euro un’associazione ecologista di Isernia per censire la specie in via d’estinzione dell’ululone appenninico, un anfibio molto simile a un ranocchio; poi ne sborsa altri 30mila per tagliare di netto un albero secolare, precisamente un abete bianco nell’Appennino centromeridionale, che per Legambiente rappresenta “una situazione ecologica abbastanza rara e di interesse particolare per lo studio della biodiversità”. A onor del vero, la somma, come recita la delibera 724 (‘VI Simposio di scultura Live. Roma 3-14 dicembre 2012. Donazione abeti al Santo Padre e al Comune di Roma. Concessione contributo economico al Comune di Pescopennataro’), riguarda anche un’altra iniziativa. Perché Pescopennataro non è solo il paese degli abeti, ma anche della pietra e degli scalpellini. Infatti, otto scultori locali, dal 13 al 16 dicembre (diversamente dal periodo indicato nella delibera di Giunta regionale), mostreranno le proprie opere – che saranno lasciate in esposizione permanente – in piazzale Garibaldi al Gianicolo, dove saranno realizzate una serie di sculture sul tema della Natività o su altro tema richiesto espressamente dall’assessorato alla Cultura del Comune di Roma. Si badi: chi scrive non contesta assolutamente il contributo a un Comune di 300 anime che fonda la sua esistenza nel prosieguo delle tradizioni locali. Né si vuole sindacare la visibilità ai fini del marketing turistico che deriverà a Pescopennataro e al Molise tutto, dall’operazione ‘Abete 2012’. Ma le domande che ci poniamo sono essenzialmente due: l’albero in questione si poteva tagliare? Sul punto il sindaco Pompilio Sciulli, ai nostri microfoni, ha dichiarato che i sopralluoghi per scegliere la pianta idonea sono stati fatti da personale del Vaticano. E che Pescopennataro, Comune rispettoso della natura, pianta ogni anno 300 abeti, ma quest’anno, in particolare, ne ha piantati 2.700. Ma il quesito più importante è un altro: fina
nziare con 30mila euro l’operazione, da parte della Regione, era opportuno, visto il momento di crisi?
P.B.
Pubblicato alle ore 22:59:50