ISERNIA. A giudizio degli inquirenti, dovevano essere arrestati. Il procuratore legale Michele Cozzone, ex sindaco di Pizzone, e Giovanni Farrocco, imprenditore, entrambi indagati nell’ambito dell’inchiesta ‘Aurora’ con le accuse di corruzione ed evasione fiscale, dovevano finire in carcere. Ma il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Isernia, Maria Luisa Messa, non era stato di questo avviso. Ciononostante, il procuratore capo della Repubblica, Paolo Albano, non si è dato per vinto. E ha presentato appello al tribunale delle Libertà di Campobasso – che sarà discusso il prossimo 3 gennaio – contro il diniego all’applicazione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiedendo in subordine gli arresti domiciliari per i due professionisti. Intanto, stamani si è svolta l’udienza dinanzi al tribunale del Riesame di Isernia per discutere del dissequestro dei beni di Cozzone, per un valore di 110mila euro. La difesa dell’ex sindaco, rappresentata dall’avvocato Marco Franco, del Foro di Roma, in tandem con la collega isernina Carola Barbieri, ha tuttavia presentato istanza di rinuncia, non avendo potuto confutare le accuse con argomentazioni difensive a causa della ristrettezza dei tempi. La documentazione acquisita dai legali, infatti, ammonta a oltre mille pagine. Dunque, una volta esaminato a dovere l’incartamento, la strategia sarà quella di chiedere il dissequestro direttamente al gip. Contattati al telefono, gli avvocati difensori di Cozzone – già al lavoro per confutare le ipotesi accusatorie – dichiarano di essersi già confrontati con il proprio assistito, il quale ha spiegato in maniera “convincente” l’insussistenza di tutte le ipotesi corruttive e abusive. Va ricordato che sotto la lente della procura e della Guardia di Finanza sono finiti una serie di appalti per un valore 3,4 milioni di euro, asseritamente affidati dal Comune di Pizzone, per dieci anni, alla stessa ditta, la Socem di Farrocco, “in assenza di qualsiasi concorrenza e in barba ai principi costituzionali di buon andamento della Pubblica Amministrazione”, si legge nel comunicato della Procura dell’11 dicembre scorso. Cozzone, in particolare, avrebbe favorito Farrocco in cambio di presunte tangenti, mascherate da quelle che gli inquirenti hanno definito “false sponsorizzazioni a piccole associazioni sportive costituite ad hoc o gestite direttamente dagli indagati, alle spalle degli ignari presidenti”, ricavando così 716mila euro. Sul punto la difesa dell’ex primo cittadino precisa da subito che i rapporti inerenti al mondo del calcio esistenti tra i due indagati, nulla hanno a che vedere con gli appalti: “La corruzione non c’entra nulla – dichiarano – e lo dimostreremo nelle sedi opportune”.
Pubblicato alle ore 19:08:33