PETTORANELLO DEL MOLISE. “Non è un fulmine a ciel sereno, come è stato asserito sugli articoli riportati dalla stampa locale, ciò che sta accadendo in Ittierre. Già da tempo avevo previsto quello che oggi è sotto gli occhi di tutti. Era facile intuire che, finita la “on the job” (ossia l’impiego di danaro pubblico) il patron Bianchi avrebbe avuto difficoltà ad investire il proprio danaro per dare avvio ad un’effettiva produttività, unica in grado di risolvere le sorti dell’Ittierre. Questo mese di febbraio era il primo in cui la proprietà avrebbe dovuto impegnare esclusivamente propri capitali, come si addice ad un’imprenditoria seria e fattiva, ma, in realtà, si è preferito ricorrere ai ‘ricatti’: 200 dipendenti da collocare in cassa integrazione nonché privazione del lavoro ai fasonisti, qualora non dovessero essere erogati finanziamenti pubblici per oltre 8 milioni di euro. Mi domando quali siano le intenzioni della Regione, che già in passato ha dimostrato superficialità ed incompetenza nel gestire la vicenda Ittierre. Ho denunciato tantissime volte, investendo sia la maggioranza di centrodestra che l’opposizione di centrosinistra (che oggi ingloba parte di coloro che hanno governato la Regione Molise), che la produzione non garantiva un fatturato tale da poter mantenere l’occupazione dei dipendenti dell’Ittierre, ma nessuno ha preso in considerazione i miei rilievi, dimostrando un disinteresse per le problematiche da me evidenziate. Oggi, il patron Bianchi tenta di modificare il piano industriale, adeguandolo sostanzialmente a quello a suo tempo già proposto da Borletti, pure interessato all’acquisto dell’Ittierre, ma che non è stato preso in considerazione evidentemente perché, volendo utilizzare propri capitali per il rilancio dell’azienda, avrebbe escluso il ricorso a fondi pubblici e, quindi, la possibilità da parte di ampi settori della politica di avere in Ittierre un serbatoio di voti cui far riferimento, in occasione di elezioni. Noi di Costruire Democrazia vogliamo salvare l’Ittierre, per davvero e non per finta, e per fare ciò riteniamo che non solo occorra un imprenditore che abbia a cuore il Molise e che faccia lavorare tutti coloro, dipendenti e fasonisti, interessati dal ciclo produttivo dell’azienda, ma che la Regione venga governata da un’amministrazione che stia concretamente ed effettivamente a fianco dei lavoratori, a cui va la nostra massima solidarietà, tenuto conto che i sindacati hanno dimostrato di non saper elaborare tempestivamente un’azione di proposta, di controllo e di protesta per salvaguardare i posti di lavoro, essendosi limitati a partecipare ad inutili riunioni presso la Regione, al solo fine di avallare l’atteggiamento posto in essere dalla proprietà per ottenere ulteriori fondi pubblici, senza alcuna reale prospettiva di crescita. Costruire Democrazia ritiene finita la stagione delle attività imprenditoriali basata essenzialmente sulla formula: privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite; ossia i tempi in cui la Regione, sotto ricatto dei licenziamenti e, quindi, della perdita di posti di lavoro, ha finanziato iniziative produttive prive di adeguati piani industriali e, quindi, destinate nel volgere di poche stagioni al fallimento”.