
CAMPOBASSO. Il Pdl Molise verso il punto di non ritorno. La guerra infuria nel corso dell’ultima riunione del coordinamento regionale a Campobasso, dove l’ex assessore Angela Fusco Perrella – secondo indiscrezioni – avrebbe tuonato dall’alto dei suoi 4.052 voti e chiesto – per non dire preteso – una sterzata immediata al suo partito. Rinnovo dei vertici, linea giovane, no alla riproposizione di ruoli personali: questa la ricetta per ricompattare una coalizione demolita dallo scontro con il centrosinistra dell’inedito duo Frattura-Patriciello. In vista dei delicatissimi appuntamenti elettorali di maggio – su tutti le Comunali di Isernia e Venafro – la Fusco avrebbe invocato l’immediato azzeramento dei vertici provinciali. In pratica, avrebbe chiesto la testa dei coordinatori di Campobasso, Pierluigi Lepore, e di Isernia, Luigi Mazzuto. Ritenuti evidentemente responsabili dell’affossamento del centrodestra, che da un anno a questa parte ha collezionato solo sconfitte elettorali. La Fusco, coerente con se stessa, avrebbe dunque ribadito la necessità di un cambio di marcia, dopo aver già sconfessato, nel febbraio 2012, la blindatura di Lepore a Campobasso. In fase congressuale, infatti, la lady di ferro del centrodestra disertò i lavori – insieme a Gianfranco Vitagliano e Sabrina De Camillis – contestando così la linea del cosiddetto ‘pensiero unico’ e, indirettamente, la leadership dell’allora governatore Michele Iorio. Da allora, per il Pdl sono state solo cocenti delusioni, cominciate con il Comune di Isernia passato al centrosinistra guidato da Ugo De Vivo e culminate con le Regionali del 24 e 25 febbraio scorsi, dominate da Frattura. Nel caso di Mazzuto, invece, in molti avrebbero individuato nel coordinatore isernino il capro espiatorio per l’esclusione della lista del Pdl nella circoscrizione pentra. Un’assenza che avrebbe reso la competizione elettorale addirittura impari, proprio nell’ex roccaforte di Iorio. Tutte queste richieste, in particolare quelle della Fusco, sarebbero state sposate in pieno dal coordinatore regionale Ulisse Di Giacomo. Dunque, il destino dei vertici provinciali ‘azzurri’ sembra appeso a un filo, con il commissariamento che sarebbe questione di giorni.

Ma non è finita. Perché l’assenza di Filoteo Di Sandro e del suo gruppo, in fase di analisi del dopo voto, sarebbe stata fatta pesare. E non poco. L’ex assessore, trasmigrato con tutti i suoi uomini nel movimento Fratelli d’Italia, per il quale si è candidato al Senato arrivando secondo solo dietro Silvio Berlusconi, non si è mai dimesso ufficialmente dal Pdl. E, come lui, lo stesso avrebbero fatto i suoi fedelissimi. Ma lo strappo tra lui e Di Giacomo è ormai assolutamente insanabile. Non a caso il senatore del Pdl, in campagna elettorale, aveva etichettato il ‘rivale’ di Fratelli d’Italia come “parte integrante del centrosinistra”, insieme a Vitagliano. Ora, a conti fatti, con Iorio surclassato in molti Comuni amministrati proprio da sindaci vicini a Di Sandro, i nodi sarebbero venuti al pettine. E da parte di qualcuno sarebbe stata pronunciata anche la tonitruante parola “espulsione”. L’eventuale epurazione nei confronti dell’ex delegato alla Sanità, al momento, sembra congelata. Ma nei prossimi giorni, dopo che Berlusconi avrà scelto di farsi eleggere in Lombardia – salvo clamorosi ripensamenti – Di Giacomo comincerà il secondo mandato al Senato, corroborato dalla rinnovata fiducia dei vertici nazionali. A quel punto, con l’arrivo della primavera, il “tempo delle pulizie” da lui prefigurato in campagna elettorale non sarà più rinviabile.