di Pasquale Bartolomeo

CAMPOBASSO. Un mese e più di trattative per svelare il segreto di Pulcinella. La Giunta Frattura, tra attese, palpiti, mal di pancia, pressioni, ripensamenti, finte e controfinte, alla fine si compone dei quattro primi eletti della Regione Molise, nel pieno rispetto della volontà popolare. Nessuna sorpresa, tutto come previsto. Un fattore che deporrebbe a favore del neo governatore, se non fosse che per partorire il topolino la montagna è stata ferma 33 giorni. Eppure, il Molise avrebbe bisogno di ben altra velocità, per usare un’espressione tanta cara al senatore Roberto Ruta. Lui, il solito ‘mago delle strategie’, insieme al giovane collega deputato Danilo Leva, è riuscito nella mission impossibile di ridimensionare gli appetiti del cosiddetto ‘gruppo Patriciello’, riconducibile agli ex Adc di ‘Rialzati Molise’. Vincenzo Cotugno, dall’alto dei suoi 4.047 voti, primo eletto in assoluto nel centrosinistra, dovrà accontentarsi di fare il presidente del Consiglio regionale. Nonostante anche l’altro cognato eccellente, Mario Pietracupa, sia rimasto privo di incarichi istituzionali. Per adesso.
Il ruolo assegnato a Cotugno, stando a fonti accreditate del suo entourage, starebbe non poco stretto all’ingegnere e al cognato europarlamentare, che nutrivano legittima aspirazione di occupare un assessorato. Aldo Patriciello, ormai padrone assoluto del centrodestra ridotto a un cumulo di macerie, in casa del centrosinistra dovrà vivere di luce riflessa. Quella del Pd, che nell’esecutivo di Frattura ha fatto ‘cappotto’: la messa in scena dell’appoggio esterno ha indotto Frattura a nominare una Giunta a ‘cambiamento zero’, per dirla con i grillini. Parte così, seppure a scoppio ritardato, ‘il Molise di tutti’, una sorta di esecutivo monocolore dove dei partiti cespugli, dei transfughi del centrodestra e, soprattutto, delle istanze provenienti dalla città e dalla provincia d’Isernia non v’è alcuna traccia. Con soli quattro posti a disposizione, inevitabilmente, qualche scontento doveva esserci. Ma Frattura pare avesse preso impegni con tutti i partiti della coalizione, pur sapendo di non poterli mantenere. Il caso Niro docet (leggi l’articolo).
Forse, considerando che ci ha messo più di un mese a chiudere i giochi, il presidente aveva pensato a un’altra soluzione. Forse ha dovuto ripensarci. Forse ha dovuto cedere ai diktat del suo partito, abilmente camuffati dalla disponibilità a dare l’appoggio esterno. Dunque, Frattura dal braccio di ferro con gli alleati non esce proprio con la schiena dritta. Ma siamo solo all’inizio, la strada è lunga, avrà tempo per rifarsi. Anche perché i nei, sulla Giunta, non sono certo finiti con una tempistica eccessiva, magari acuita dal nodo ‘dimissioni sì (cui non ha mai creduto nessuno)-dimissioni no’. Manca una donna, col rischio di beccarsi un ricorso, anche se lo Statuto della Regione Molise non lo prevede. E poi, c’è un esterno: Pierpaolo Nagni, Idv, ex Margherita, molto vicino a Ruta. Ora, non ce ne voglia l’esponente dipietrista, cui formuliamo i migliori auguri come a tutti i suoi colleghi. Ma qualcuno, magari il presidente della Regione, dovrà pur spiegarci quali sono i meriti del coordinatore regionale del ‘Gabbiano’ in questa vittoria elettorale. Quale sia stato l’apporto fondamentale dell’Idv in provincia di Campobasso, ferma al 5 per cento nonostante annoverasse tra le sue file un certo Cristiano Di Pietro. Forse la lista non era delle più forti, con Nagni che dunque ha sbagliato qualcosa? Allora perché premiarlo, lui che alle Regionali, personalmente, non si è candidato e dunque non ha portato un solo voto utile alla causa? E soprattutto, dovendo scegliere un esterno, perché non puntare su una donna? Non c’era nessuna indicazione, Di Pietro senior non si è espresso, o piuttosto si è preferito puntare su persone più fidate, in barba alla sbandierata rappresentanza di tutto il territorio? Proprio qui si apre un altro vuoto, nelle scelte di Frattura. Perché l’Idv di Isernia, con oltre il 12 per cento, gli ha portato tanti voti. Ma non abbastanza da ‘meritare’ un assessore. Quanto Frattura sia stato condizionato da Tonino da Montenero di Bisaccia, non è dato saperlo realmente. Ma certo è che la nomina di Nagni, arrivata in concomitanza con l’ordine dell’ex pm di sciogliere il partito per dar vita a un nuovo soggetto politico subito dopo Pasqua, scava la fossa politica intorno a quella che era stata l’Idv in provincia d’Isernia. La cecità politica del suo leader apre ora un baratro, dinanzi ai piedi di Antonio Di Pietro: dopo l’amarissima beffa perpetrata ai danni di Cosmo Tedeschi (il più votato nella circoscrizione pentra con quasi 1.600 preferenze), chi avrà l’ardire di candidarsi a sostegno dell’ex ministro delle Infrastrutture, visti i precedenti? Ma un appunto va fatto anche a Frattura. Isernia città non vanta un assessore in Giunta regionale dagli anni Novanta. E’ pur vero che la legge elettorale ha fatto scattare due seggi in più a Campobsso, con il meccanismo perverso dei resti. E che gli elettori hanno preferito premiare candidati non direttamente espressione del capoluogo di provincia. Ma il presidente, stavolta, avrebbe potuto invertire la rotta. Invece, ha preferito fare spallucce scontentando tutti e continuare sulla strada segnata in campagna elettorale: durante la quale non ha nemmeno aperto una sede elettorale, a Isernia, e nel capoluogo pentro si è visto poco e nulla, preferendo spostare il baricentro a Venafro. Chissà perché. In ogni caso, il dado è tratto. Auguri presidente. Ne avrà bisogno.