
ISERNIA. Il funerale del commercio isernino. Celebrato con un minuto di raccoglimento per quanti, alla crisi, hanno dovuto cedere il passo. Forte adesione, stamani, per la manifestazione di protesta indetta dagli esercenti e dagli artigiani isernini: oltre un centinaio uniti contro il nemico comune: lo spettro della chiusura. Promossa da Confersercenti, Confcommercio e Camera di Commercio su iniziativa di un gruppo di operatori del settore particolarmente attivi, la mobilitazione ha visto dapprima la consegna, simbolica, delle chiavi delle attività nelle mani del commissario prefettizio del Comune di Isernia, Vincenza Filippi. A seguire, una serrata fino a orario di chiusura.
Circa mezza giornata, per sensibilizzare l’opinione pubblica e testimoniare la sofferenza del settore alle istituzioni. Compatti, ma fino a un certo punto. Perché nei confronti delle associazioni di categoria e della Camcom non è mancata la contestazione. Celeste Caranci, in rappresentanza degli esercenti del centro storico, non ha mancato di criticare l’immobilismo delle parti interessate.

“Non si può amare Isernia solo sotto elezioni – ha detto – Negli anni passati avevamo prospettato all’amministrazione una serie di interventi, approvati all’unanimità dal Consiglio comunale. Ma tali proposte sono rimaste lettera morta per mancanza di volontà da parte della Giunta, sorda a ogni richiamo. Mi riferisco all’unificazione dei mercati, alla rivisitazione della Zona a traffico limitato, all’acquisto e ristrutturazione degli edific comunalii, come palazzo De Baggis e Jadopi. Quella di oggi è una manifestazione che ci rende felici, abbiamo partecipato con convinzione. Ma quanto iniziato non può finire qui, se non è strumentale”. Inequivocabile il riferimento, anche se Caranci non fa nomi: Luigi Brasiello, presidente della Camera di Commercio autosospesosi per la campagna elettorale, in cui corre come candidato sindaco del centrosinistra, è stato l’anima della manifestazione. Presente all’evento in qualità di commerciante, si era forse già allontanato quando l’artigiano ha preso la parola. Ma il malessere c’è, anche nei suoi confronti. Dunque, almeno politicamente, non avrà l’intera categoria dalla sua.

Ma cosa chiedono i negozianti de capoluogo pentro, per sopravvivere alla difficilissima congiuntura economica? Presto detto: una commissione comunale sulle attività produttive che programmi le iniziative anti-crisi. Ridurre le imposte locali e i canoni di locazione per tre-cinque anni, d’accordo con le associazioni immobiliari, così da far ripartire i consumi nell’immediato. Poi, con il nuovo sindaco, studiare strategie di medio-lungo periodo e far risaltare tutte le ricchezze del territorio, in modo da incentivare il turismo”. Da parte del commissario prefettizio, ormai in scadenza di mandato, ampia disponibilità. Le grane saranno poi della politica. Ammesso che non si giri dall’altra parte, come fatto finora secondo Caranci e altri.