di Donato Giannini
ISERNIA. Cambiamento, rinnovamento e rivoluzione. A Isernia si vota, e si è votato, sulla base di queste parole. Gli slogan nelle ultime tornate elettorali, in un modo o nell’altro, hanno spesso contenuto questi tre termini. All’alba della nuova campagna elettorale per il sindaco di Isernia, i mastri parolieri delle coalizioni riprendono a elaborare slogan efficaci per arrivare dritti al cuore dell’elettore.
Già nelle elezioni regionali nel novembre 2011 (poi annullate) frasi come ‘Io cambio’ di Mimmo Izzi o, due mesi fa, ‘La vera rivoluzione è continuare’ di Michele Iorio campeggiavano sui tabelloni 6×3 nelle strade della provincia pentra e il loro effetto non passava inosservato. Con il suo ‘Io cambio’, molto Udc-style, infatti Izzi riuscì a entrare in Consiglio regionale nonostante i tentennamenti finali su chi appoggiare tra Frattura e Iorio. Stesso concetto per le Comunali. Fino allo scadere del tempo, Izzi, era incerto se correre da solo o appoggiare una tra le due coalizioni. Coerente con il suo motto, dimentica Iorio 2011/2013 e passa nell’accogliente centrosinistra.
Nel groviglio delle interpretazioni, Izzi e Iorio, però, appaiono come precursori linguistici di questa nuova elezione del sindaco di Isernia. La forza della ripetizione e delle immagini, ribadire il concetto fino allo stremo delle forze abusando spesso e volentieri delle parole ha avuto uno straordinario effetto sulle scelte di casacca negli schieramenti. Da destra a sinistra, da sinistra a niente, da niente a destra, si sono composte le liste, consegnate e depositate sabato scorso al Comune.
Centrodestra. Un anno di pistole e coltelli. L’anatra zoppa, i dimissionari, i responsabili, i traditori, una forza sgretolata alle Regionali. I mesi passavano e la guerra falcidiava le vittime e creava fuggiaschi. I colonelli assistevano intanto all’affondamento della nave e del suo capitano. Al richiamo d’aiuto ha risposto Giacomo d’Apollonio, generale della Guardia di Finanza in pensione , fino a qualche mese fa ancora con la testa agli evasori, alla corruzione, agli uffici e alle riunioni. Ambienti comunque non troppo lontani dalla politica. Ora il cambio, appunto, con la discesa in politica. Al servizio per il cittadino, tra i reduci di una lotta intestina. Ma i malumori interni continuavano a esistere: Gianni Fantozzi rivendicava un diritto naturale di candidatura, forte del consenso nelle passate elezioni (primo eletto in assoluto con il Pdl). Le schermaglie con il responsabile provinciale Mazzuto aumentavano. Troppi galli che cantavano e il giorno tardava ad arrivare. Ma bisognava cambiare. Il candidato doveva essere esterno. Un colpo di spugna a pulire i resti di uno scontro fin troppo cruento. E così è stato. Da qui l’ok alla candidatura di d’Apollonio, la cui unica condizione era la convergenza di tutte le forze politiche del centrodestra sul suo nome, altrimenti il passo indietro. Fantozzi si convince e sposa la causa del generale, avviandosi alla campagna elettorale, persuaso forse da Piero Sassi di Grande Sud. Le Primarie per molti potevano essere decisive, ma per alcuni significava scimmiottare il centrosinistra. Forse facevano gola a qualcuno, forse d’Apollonio all’inizio non piaceva: fatto sta che il 14 aprile, data delle Primarie del centrosinistra, diventa il giorno dell’iniziazione per alcuni in un nuovo gioco democratico che fa riecheggiare le parole cambiamento, rinnovamento e rivoluzione, con accenni alla parola amicizia. Con le mani sul comando, quattro liste di partito più una lista civica, ‘Isernia in comune’ e l’ex generale parte per l’avventura. Ha cambiato, sta cambiando e vuole cambiare per essere il primo cittadino.
Centrosinistra. “Il Partito democratico è un partito generoso”. Così il neodeputato Danilo Leva commentava in un’intervista l’appoggio a Luigi Brasiello. Ma prima ancora di lui, precursore linguistico dei progressisti, Carlo Veneziale del Pd, che alle Regionali di febbraio si presentava con lo slogan ‘Un nuovo inizio’. Il suo volto su sfondo nero, per alcuni, faceva presagire ‘Il ritorno dello Jedi’, invece le parole si sono dimostrate più realistiche che mai. In attesa di un posto in Regione, a seconda delle improbabili dimissioni di Scarabeo, Veneziale era il nome della coalizione più quotato per la carica di sindaco. Nulla di fatto. Poi, la presentazione di Brasiello alle Primarie avviene con l’apporto dello stesso Veneziale nella compilazione della modulistica. Arriva il giorno del voto. Bice Antonelli, Luigi Brasiello, Franco Capone, Domenico Di Baggio e Antonio Monaco. Vince Brasiello con circa 300 voti di scarto su Capone. I primi commenti su Facebook e Twitter sono degli iniziati del centrodestra per fare gli auguri all’amico ‘Gigi’. I giorni passano, i partiti si riuniscono, bisogna scegliere i candidati consiglieri, raccogliere le firme, individuare gli alleati. Sabato 27 aprile la consegna. Sette liste, tra cui la civica del sindaco ‘Isernia di tutti’ (copyright Frattura, ‘Molise di tutti’) per il presidente della Camera di Commercio di Isernia autosospesosi da lunedì 29 aprile. La rivoluzione è avvenuta. Il metodo Frattura a Isernia ha trovato fondamentalisti, pronti ad accogliere accanto al focolare chiunque sia pronto alla nuova sfida: quella di rinnovare il cambiamento con la rivoluzione. La fila di rivoluzionari, pionieri del nuovo, è molto lunga, ideologicamente trasversale, forse un po’ piegata e sbilanciata. È una convivenza coatta, anche nel senso romanesco del termine. Sentire qualcosa di sinistra per gli elettori è un miraggio, sentire qualcosa di centrosinistra è una flebile speranza. Nel contenitore degli iniziati al programma della coalizione, si posizionano ad esempio due dei tanto vituperati dimissionari: Cesare Pietrangelo (l’anno scorso nell’Adc, poi con Rialzati Molise, oggi con Polo di Centro di Mimmo Izzi) e Andrea Galasso (Udc prima, lista civica ‘Isernia di tutti’ dopo). Ma anche quelli che le dimissioni le hanno rifiutate: come Domenico Di Baggio (ex consigliere comunale dell’Udeur tra le fila del centrodestra e ora candidato con Isernia-Polo di Centro con il centrosinistra). Ci sono poi le mogli di illustri transfughi: come Fabia Onorato, neofita della politica e consorte di Paolo Vacca, alle Regionali del 2011 schierato con l’Udc e con Michele Iorio. Ci sono, ancora, giovani come Giustino D’Uva (studente, figlio dell’ex assessore regionale Gianni D’Uva che già si candidò sindaco nel 2012, nonché nipote del compianto governatore Giustino, storica colonna della Dc). Giustino jr. è presidente nazionale coordinamento giovabile Movimento patria nostra e, quindi, non ha mai nascosto le sue simpatie per l’estrema destra. Oggi, tuttavia, è con l’Udeur. Dove si ritrova in compagnia di altri volti noti del centrodestra: Roberto Di Pasquale (ex consigliere comunale Pdl e attuale fuoriuscito dal gruppo azzurro in via Berta), Cosmo Galasso (ex Progetto Molise, poi con Alleanza per il Molise) e Remo Castiello (per dieci anni nella maggioranza a sostegno dell’amministrazione Melogli, prima con la lista civica ‘Gente’, poi con Progetto Molise). Udeur, Pd, Sel-Psi convivono insomma sotto lo stesso tetto. Tutti insieme appassionatamente.
Isernia bene Comune, La Sinistra. Per Celeste Caranci la sfida è rinnovata e riconfermata. Il cambiamento è nelle sue parole: “Non siamo la sinistra antica”, ma pur sempre sinistra. E nella sfida dei paradossi linguistici e politici, nella battaglia tra le due coalizioni, il terzo incomodo è proprio lui, l’unico dei tre ad aver militato in politica.
Assegnati gli ordini sulle schede elettorali, assorbite le nuove ideologie, assecondati e digeriti (forse) gli apparentamenti, tocca trovare nuovi slogan, nuove frasi ad effetto. Cambiamento, rinnovamento e rivoluzione, tre termini che hanno trasformato la politica ora devono far posto a qualcosa di nuovo. Forse dirlo in inglese (change) o in dialetto (cagnam’ ru’ sinc’), potrebbe risultare più divertente. Allo stesso tempo, non bisogna perdere di vista il vero significato, ovvero quello di mascherare il salto della quaglia che ‘n coppa a ‘na cullina z’ ver’ e z’ sent semp’! Mai come questa volta.