
ISERNIA. Una Zona Franca Aperta, estesa tra la città di Isernia, l’area industriale di Pettoranello, quella di Macchia d’Isernia e il Consorzio industriale di Isernia-Venafro. Un sogno nel cassetto, quello del candidato sindaco del centrodestra Giacomo d’Apollonio, che ambisce a istituire un’area a fiscalità agevolata in un bacino attrezzato anche per il traffico internazionale di merci tra Mezzogiorno d’Italia, Mediterraneo e Oriente. “La Zona Franca Aperta – spiega d’Apollonio – garantirebbe nuovi vantaggi in termini di tempi e di costi per le imprese, favorendo anche l’ingresso delle merci non comunitarie che potrebbero inoltre essere stoccate e immagazzinate in esenzione di dazi e altri oneri. Oltretutto, nella Zona Franca le merci potrebbero essere oggetto di manipolazioni e trasformazione per il perfezionamento finale del prodotto. Numerose sono infatti le fasi del processo produttivo e distributivo interessate alla proposta, dall’importazione-assemblaggio e distribuzione di componentistica auto, alla lavorazione e confezionamento di prodotti alimentari, al confezionamento e distribuzione di abbigliamento e accessori, tanto per fare qualche esempio”. Un progetto impegnativo, ma non impossibile visto che tra i requisiti basta avere uno snodo ferroviario per lo sdoganamento merci (e qui potrebbe essere sfruttato quello di Montaquila) e la presenza di servizi logistici di vario genere, che in zona comunque non mancano. E che non richiede la necessità di avere una popolazione minima di 25mila abitanti, come nel caso delle Zone Franche Urbane, dalle quali Isernia per questa ragione è già stata esclusa a beneficio di Campobasso. “Mi piacerebbe impegnarmi in tal senso – conclude d’Apollonio – poiché una realizzazione simile contribuirebbe a rendere Isernia e il suo circondario decisamente più competitivi con notevoli benefici in termini di ricadute economiche su tutto il territorio. E’ vero che l’Unione europea ha posto delle limitazioni nelle agevolazioni fiscali, specie in materia di imposte dirette che una volta erano accordate, ma anche quelle doganali come l’Iva possono comunque costituire un richiamo per la convergenza dei traffici”.