
CAMPOBASSO. “Farò quanto in mio potere per porre rimedio alla situazione”. Così l’ex governatore Michele Iorio commentò all’inizio dello scorso mese la notizia della sua sospensione dal Consiglio di Palazzo Moffa. E a quanto pare ha mantenuto la promessa. Iorio, infatti, ha firmato il ricorso contro il provvedimento e lunedì i suoi legali, Vincenzo Colalillo e Beniamino Caravita di Toritto, hanno provveduto a depositarlo. Iorio, dunque, ha impugnato la sospensione arrivata sulla base di una sentenza non passata in giudicato, in virtù del decreto Monti ‘liste pulite. Un anno e sei mesi per abuso d’ufficio, questa la condanna inflitta alle presidente nella sentenza di primo grado per la vicenda Bain&co e confermata dalla Corte d’Appello di Campobasso. Davanti al Tar, l’ex presidente della Regione ha citato l’Assemblea legislativa di Palazzo Moffa, i ministeri dell’Interno e degli Affari regionali, il presidente del Consiglio dei ministri, l’ufficio territoriale del governo di Campobasso, la Regione, infine, suo malgrado, il consigliere Nicola Romagnuolo, che lo sostituisce in Assise da circa dieci giorni. Iorio contesta il provvedimento, a suo parere illegittimo, in quanto è arrivato soltanto il 16 marzo, ma il decreto Liste pulite è del 5 gennaio 2013. Inoltre, c’è la questione dell’incostituzionalità avanzata da l’ex governatore, per cui sarebbe contro i principi della Carta repubblicana applicare la sospensione per una sentenza non passata in giudicato. Se tale impianto dovesse essere accolto dal Tribunale Amministrativo, sarà proposto alla Corte costituzionale. Intanto, l’ex governatore spera di tornare a sedere in Consiglio regionale in quanto ritiene di non aver commesso alcun reato nella vicenda Bain&co. Per la quale si affida al giudizio della Cassazione, augurandosi di poter tornare a rappresentare a Palazzo Moffa tutti coloro che lo hanno votato.