HomeSenza categoria"Destra e sinistra, due facce della stessa medaglia"

"Destra e sinistra, due facce della stessa medaglia"

ISERNIA. Una lettera da parte di due fratelli isernini, emigrati fuori regione, come tanti, per lavoro. Un’analisi della situazione politica locale, soprattutto alla luce delle ultime Comunali. Dalle quali, a giudizio degli scriventi, è emerso più che mai come destra e sinistra siano due facce della stessa medaglia. E che l’unico vento di novità sia stato rappresentato dalla lista civica Isernia Bene Comune. Ecco il contenuto della missiva: “Cosa manca al Molise? Cosa manca ad Isernia? Per iniziare: una parte cospicua delle ultime generazioni. Siamo due fratelli (30 e 36 anni) di una famiglia con due figli. Tutti e due emigranti, certo emigranti fortunati, ma emigranti, perché non abbiamo potuto/voluto stare nella città dove sono piantare le nostre radici familiari e culturali. Fortunati perché siamo andati via per studiare e siamo rimasti altrove per fare quello per cui abbiamo potuto formarci. I numeri di questa emigrazione interna all’Italia e verso l’estero sono cresciuti negli ultimi anni, in buona parte del Sud. Dietro i numeri stanno le storie di vita delle persone. Le nostre hanno corrisposto alla scelta di rimaner via, uno a Bologna e uno a Parigi. Questo nostra testimonianza vuole descrivere come la nostra realtà locale è percepita da “fuori”, quindi. Con lo scopo di denunciare la penosa situazione in cui giace il nostro territorio.  Per chi non fosse avvezzo ai vischiosi meccanismi della politica regionale, la condizione nostrana potrebbe sembrare quanto meno paradossale. Riassumiamo: il cane e il gatto fecero finta di farsi la guerra con tutte le astuzie animali di cui erano capaci, in seguito decisero, in tempi di guerre fredde di non annunciare la fine delle ostilità. Restarono insieme da fraudolenti separati in casa e tutti vissero felici e contenti. Morale: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!”.  Come un odierno Leviatano – il sistema politico della nostra regione si regge su un perfido principio di autoreferenziale (dis)equilibrio di finti opposti. Come si è potuto notare, la confusione di generi e soggetti politici è palese. Ovvero, il valore nominale del centro–destra e del centro–sinistra isernino è uguale a zero.  Rubando altre immagini da topoi storici e letterari, queste famiglie politiche che facevano figurare di essere in opposizione nei decenni scorsi, ora, proprio come gli York e Lancaster che generarono la dinastia dei Tudor oppure come i più “nostrani” Montecchi e Capuleti, hanno per comuni interessi, sempre familiari, deciso di unirsi e congiungersi in matrimonio.  E il problema risiede proprio nella credibilità di questa unione. A chi credere se entrambi gli schieramenti, potenzialmente maggioritari, non sono in fondo che due componenti dello stesso mostro? Beh, a nessuno dei due! In termini tangibili, nel nostro contesto regionale e cittadino di Isernia, cos’è successo (o non successo) a nostra memoria? Il tessuto produttivo si è espanso prevalentemente nei servizi pubblici e nel terziario, così come nel commercio. Tra i primi la scuola è stato e forse continua ad essere un settore sano. Si è aggiunta da non molti anni anche l’Università, con un forte supporto degli atenei non molisani. Ad Isernia è stata un’occasione per ripopolare parte del centro storico, ma poi la sede maggiore è stata spostata a Pesche! Altri settori del pubblico impiego hanno dato possibilità di lavorare ad alcuni giovani. Ma con quali meccanismi? Con quali tipo di contratti? Il terziario si è sviluppato con aziende la cui dimensione non è corrisposta al bene che portava alla comunità locale. Sono state ricorrenti le storie di fallimenti e a guidare le politiche industriali è prevalsa la logica del profitto, non corretta da una politica capace di guidare l’investimento delle risorse.  Dal punto di vista locale, ad Isernia, potendo scegliere tra la valorizzazione di un museo di rilevanza europea (ancora chiuso) e un auditorium sovra dimensionato, cosa si è scelto? Nella storia della nostra rappresentanza politica, la maggior apertura delle Istituzioni è corrisposta a giunte e governi regionali parzialmente espressione dell’attivismo civico e in parte di centro sinistra. Una era iniziata con l’immagine di un ponte, idealmente anche tra le generazione e per la riconnessione col nostro territorio. Poi anche queste non sono andate a buon fine e si sono accettati compromessi con l’area ex-Democrazia Cristiana, che non si è accontentata di caratterizzare le politiche del centro destra, ma ha contaminato (per responsabilità anche di chi l’ha consentito) anche le poche amministrazioni di centro sinistra, portando alle condizioni espresse dai topoi di cui sopra. Ci piacerebbe sapere e contribuire (anche da lontano) ad un progetto e una realizzazione di una società più sana e libera. Il punto di partenza, lo si può intuire dalle nostre righe, starebbe nei Beni Comuni. In fondo abbiamo anche a disposizione la saggezza dei nostri nonni che hanno tenuto una città come Isernia ad un livello sociale più umano ed elevato. Con semplicità e chiarezza, si tratterebbe di superare il feudalesimo e rimandare nel passato il Leviatano, che invece pare essersi riaffacciato con le ultime elezioni comunali ad Isernia. Isernia Bene Comune ha ottenuto un risultato numerico non trascurabile, la cui traduzione elettorale non porta però nuove energie a Palazzo S. Francesco. In altre realtà della provincia, si intravedono segnali positivi per un’amministrazione attenta alle questioni sociali delle nostre comunità, come accaduto a Venafro. Ad Isernia si afferma ancora il compromesso, ma rimane l’appiglio di una parte di cittadinanza che riesce a parlare al plurale, pensando la propria cittadina come un bene di tutti”.

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