Paolo di Laura Frattura
Paolo di Laura Frattura

CAMPOBASSO. I primi cento giorni da presidente della Regione, per Paolo Frattura, non sono stati proprio una passeggiata. L’entusiasmo iniziale che si era manifestato attorno alla sua elezione è andato via via attutendosi, per poi scemare e dare spazio alla noia, all’assuefazione, allo sbigottimento. Noia per l’assenza di novità dall’azione e dal dibattito politico; assuefazione, ormai, dalla corrispondenza epistolare tra Vincenzo Cotugno che aspetta (e spera) una poltrona da assessore e il Pd di Roberto Ruta che continua a negargliela; sbigottimento perché, dopo quattro mesi, non è ancora chiaro chi sia veramente a comandare e a prendere decisioni, se il Pd super rappresentato in Giunta regionale o il presidente della Regione che sembra esserne un ospite.  Sbigottimento, ancora, perché in piena crisi economica ed emergenza lavorativa, il Consiglio regionale del Molise se ne va in ferie fino al 18 giugno. “Tanto meglio” direbbe qualcuno, se si considerasse che ogni seduta dell’assise costa più di quattromila euro al contribuente molisano. Politicamente, Frattura è a un bivio: mettere un punto all’esperienza della ‘sua’ Giunta, azzerandola o rimpastandola (dopo solo cento giorni), per dare rappresentanza agli uomini del berlusconiano Patriciello, oppure andare avanti e deludere ancora una volta le aspettative di Rialzati Molise. Vincenzo Cotugno, in questo caso, si dice pronto a togliere l’appoggio alla maggioranza di centrosinistra in Consiglio regionale che, come più di qualcuno sarebbe pronto a giurare, potrebbe anche reggersi con il sostegno di Filippo Monaco (Costruire Democrazia) e Giuseppe Sabusco (Udc). Entrambi i casi, comunque, produrrebbero pesanti conseguenze politiche sulla tenuta del centrosinistra e la stabilità di governo.

L'incontro tra Frattura, i commissari Basso, Rosato e l'avvocato Di Pardo.
L’incontro tra Frattura, i commissari Basso, Rosato e l’avvocato Di Pardo.

Poca roba, tuttavia, rispetto al guaio della sanità, emerso in tutta la sua gravità proprio in queste ore di botta e risposta tra il governatore e il subcommissario “abusivo”, Rosato. Frattura pensava di farla franca quando entusiasta, il 14 aprile, annunciava di esser riuscito a sbloccare 118 milioni di euro per la sanità molisana. Pochi sapevano, però, che la condizione imposta da Roma per lo sblocco delle risorse fosse l’attuazione, da parte del governatore, di tagli lacrime e sangue: in poche parole chiudere gli ospedali. Condizione alla quale l’ex governatore Michele Iorio si era sempre opposto, suscitando le ire del tavolo tecnico ministeriale. Puntuali, così, sono arrivati sulla scrivania di Frattura i decreti attuativi per la chiusura delle strutture di Larino, Venafro e Agnone (per i commissari si tratterebbe di riconversione, ndr.) Il governatore è sbiancato e si è opposto. Decretare la chiusura degli ospedali è cosa troppo seria e impopolare. Lo sa bene anche il subcommissario Rosato che sembra quasi divertirsi quando ricorda a Frattura che “la firma che conta è quella del commissario-presidente, non la mia”. Insomma, del clima di condivisione tanto sbandierato dal governatore non se ne vede più traccia. E la partita della sanità  rischia di diventare una bomba pronta a esplodere da  un momento all’altro.

Tar Molise
Tar Molise

Infine, dietro l’angolo, ci sono i ricorsi elettorali che potrebbero ancora una volta decretare, anticipatamente, la fine della legislatura iniziata tre mesi fa. Il 13 giugno, infatti, la giustizia amministrativa si pronuncerà sulle istanze presentate al Tar in seguito al rinnovo del Consiglio regionale dello scorso febbraio. Sono quattro, in totale, le questioni che la magistratura sta snocciolando in queste ore. Due, nello specifico, quelle che riguardano Frattura e la sua maggioranza. Il ricorso più consistente, quello che di fatto chiede l’annullamento delle elezioni, presentato da due cittadini elettori, denuncia presunte irregolarità nell’autentica e nella raccolta delle firme a sostegno del listino maggioritario del centrosinistra, oltre che di altre liste proporzionali sempre collegate alla candidatura di Paolo Frattura. C’è, poi, la questione delle quote rosa avanzata dalla pasionaria Adriana Izzi che, in soldoni, mira all’azzeramento della Giunta regionale per assenza di donne in seno alla stessa. La tensione è alle stelle, i nervi tesissimi. Nelle stanze dei bottoni intanto inizia a circolare una strana convinzione: l’annullamento delle elezioni regionali, paradossalmente, potrebbe essere l’unica via d’uscita da questo stallo politico che non trova ancora soluzione.

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