
ISERNIA. Tassi d’interesse più bassi e mutuo trentennale unica strada per pagare i fornitori. Così il Comune di Isernia in merito alla delibera n. 35/2013 dell’ex commissario prefettizio, Vincenza Filippi, che ha ottenuto un’anticipazione di cassa di 2.1 milioni di euro dalla Cassa Depositi e Prestiti. “Il governo nazionale – si legge sul comunicato stampa del Municipio – è riuscito ad ottenere, a livello comunitario, la possibilità di derogare ad alcuni limiti imposti dall’Europa in merito al proprio debito pubblico per un ammontare di circa 40 miliardi di euro, onde far fronte al pagamento dei debiti assunti nei pregressi anni, sia dallo Stato che dagli enti locali. In tal modo si potranno onorare i tanti crediti vantati da aziende e imprese che, da troppo tempo, a livello nazionale, lamentano mancate erogazioni dei crediti maturati, soprattutto da parte degli enti locali. Non va dimenticato che tale vicenda ha comportato, per diverso tempo, la sospensione delle mensilità salariali spettanti ai dipendenti delle aziende e imprese creditrici, con indubbi negativi riflessi sul piano occupazionale. Il Comune di Isernia, come tutti gli altri enti locali che si trovano nella stessa situazione debitoria, non poteva far fronte ai menzionati pagamenti stante i limiti imposti dal patto stabilità. Il decreto legge 35/2013 ha reso possibile l’accensione del mutuo ed ha evitato, dal punto di vista giuridico, di incorrere nei limiti imposti dal suddetto patto di stabilità. La manovra elaborata a livello nazionale ha costituito, quindi, l’unica possibilità concreta di corrispondere alle legittime aspettative dei creditori e, di conseguenza, consentire il pagamento dei salari ai lavoratori. Al fine di non gravare in maniera significativa sui bilanci degli enti locali, il legislatore ha impostato la norma in modo da prevedere una restituzione molto diluita (trentennale), ad un tasso d’interesse davvero contenuto e, in ogni caso, molto inferiore a quello praticato dai normali istituti di credito. Diversamente, non ricorrendo alla possibilità offerta dalla citata norma, il Comune, che non bisogna dimenticare versa in una situazione di liquidità alquanto difficile – stante lo sforamento del patto di stabilità negli anni 2010/2011 – non avrebbe più potuto onorare i debiti in precedenza maturati e non avrebbe potuto pagare i propri creditori, con ripercussioni negative sull’intera economia del territorio”. Invero, lo sforamento del Patto 2010 non è affatto accertato, essendo tuttora la questione sub iudice.