
CAMPOBASSO. Netta e convinta contrarietà dell’amministrazione comunale di Termoli al progetto “Gran Manze”, finanziato dall’azienda emiliana Granarolo, quella “del latte della Lola” e che tanto piace al senatore del Pd Roberto Ruta. Il parlamentare molisano aveva annunciato in conferenza stampa di aver candidato il Molise a diventare una grande nursery a cielo aperto, una mega stalla da realizzare in basso Molise, in località Pantano Basso, tra Termoli e Campomarino per dare dimora a dodici mila vacche da allevare, per poi rispedirle alla stalla di origine in vista del parto. Capi di bestiame in prestito, soltanto da crescere e da trasferire, poi, nei centri Granarolo. In sostanza, niente latte e niente carne per il Molise. Soltanto chilogrammi, quasi quattrocentomila, di escrementi e liquami da distribuire su 100 ettari di terreno incolto di proprietà della Regione, a pochi passi dai centri abitati e dal mare.

La proposta entusiasma il senatore Ruta. Diciotto milioni di euro di investimento da parte dell’azienda bolognese, 60 posti di lavoro : 30 dipendenti coinvolti nella filiera, 30 interessati al trasporto degli animali su e giù per l’Italia. In soldoni, il Molise presterebbe alla Granarolo le proprie terre incontaminate, in cambio di letame e fertilizzanti organici. A preoccupare, però, oltre all’olezzo che ne deriverebbe è la possibilità neanche tanto remota che tutto quegli escrementi servano per alimentare una grande centrale a biomasse. L’ennesima. D’altronde a prevederlo è stato proprio Roberto Ruta in conferenza stampa : “Sarà possibile implementare con gli scarti la produzione di energia elettrica da biomasse”. Devono piacere proprio tanto queste centrali al centrosinistra. Ma i ‘benefici’ di questo progetto, sempre secondo il senatore del Pd, potrebbero estendersi anche alla filiera avicola considerato che la Granarolo “fornisce enormi quantità di uova per la catena dei supermercati”. Sembrano entusiasti dell’idea anche gli assessori regionali Facciola e Scarabeo, oltre che il deputato Leva. Entro fine mese l’azienda emiliana si pronuncerà. Più di qualcuno, intanto, tra ambientalisti e cittadini, inizia a storcere il naso. Centrali a biomasse, letame in quantità industriale, nitrati : l’incubo dell’inquinamento torna a destare paura, angoscia e preoccupazione. Un progetto che sembra non essere stato condiviso con i comuni interessati, con gli attori della filiera.

E’ dello stesso avviso anche il Sindaco di Termoli, Antonio Di Brino, che è stato categorico : “non permetterò che questa città venga trasformata in un letamaio”. La forte vocazione turistica della città adriatica, effettivamente, contrasterebbe con l’ipotesi “assolutamente deleteria” di ospitare la nursery bovina della Granarolo. “Si sono chiesti i nostri assessori e i nostri parlamentari cosa significherebbe spargere tonnellate di letame su cento ettari di terreni a ridosso del mare e dei centri abitati” tuona Di Brino. Sappiano, comunque, che “l’amministrazione comunale di Termoli si opporrà con ogni mezzo e in ogni sede a questo progetto”, conclude il sindaco.
picchiorosso