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Gam, punto e a capo. Di ‘sicuro’ c’è solo la cassa integrazione. Tutti gli scenari possibili

 

Interno dell'azienda avicola di Bojano
Interno dell’azienda avicola di Bojano

CAMPOBASSO. Si scrive ‘verbale d’intesa’, si legge ‘prendere tempo’, perché la soluzione alla crisi della Gam e del settore avicolo, di fatto, non c’è. Ci sono invece ipotesi, rassicurazioni e proposte, sebbene sembrano siano stati definiti percorso e tempi per cercare di evitare il fallimento e la chiusura definitiva dell’azienda di Bojano.  E’ avvenuto tutto a Roma, presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza del governatore Frattura, del suo vice Petraroia, degli assessori regionali Scarabeo e Facciolla, della delegazione parlamentare molisana, dei sindacati e dei rappresentanti dei lavoratori. Vertice che si è concluso con la firma di un verbale di intesa tra Regione Molise e Ministero, tra i dubbi delle parti sociali. Insomma, dallo Sviluppo Economico solo rassicurazioni e l’ok all’eventuale passaggio dei lavoratori dall’attuale Gam all’ex Solagrital, in assenza di un piano di salvataggio. Ipotesi, questa, che garantirebbe ai lavoratori quantomeno 12, massimo 18, mesi di cassa integrazione e successivi 3 anni di mobilità. In sostanza, ammortizzatori sociali in caso di fallimento. Nulla di più, sebbene i rappresentanti del Ministero, pare, abbiano garantito massimo sostegno alle decisioni della Regione.

La sede del Ministero dello Sviluppo Economico, a Roma.
La sede del Ministero dello Sviluppo Economico, a Roma.

Ecco, perché le decisioni spettano proprio al governo regionale che, in sintesi ed entro tre mesi, si è impegnato a ricercare un socio privato, a garantire – nel frattempo – la produzione della Gam (sarà inevitabile farlo attraverso il finanziamento pubblico) e a rendere possibile la creazione di un nuovo assetto societario. Insomma, niente più Gam, niente più Solagrital, ma una nuova società. Non a caso, sul tavolo delle possibilità, c’è l’ipotesi – fortemente caldeggiata da Concooperative Molise e che non dispiace a Frattura – della socializzazione d’impresa. In poche parole, creare un sistema di cooperative autogestite dai lavoratori e dai soggetti della filiera avicola che, di fatto, parteciperebbero in maniera diretta al capitale e diventerebbero imprenditori di sé stessi. Si parlerebbe già di quattro cooperative (allevatori, trasportatori, gruppo macellazione, gruppo elaborazione carni) cui ‘affidare’ tutta la catena industriale. Fondamentale, per forza di cose, sempre il ruolo del socio privato che – a quel punto – dovrebbe commercializzare il prodotto delle cooperative, pagando loro il lavoro effettuato. Soluzione che sembra non entusiasmare sindacati e lavoratori che, in assenza del socio privato e soprattutto di certezze sul futuro, non hanno firmato il verbale d’intesa con Ministero e Regione. Più di qualcuno, intanto, si mostra scettico sulla proposta della creazione di cooperativa, in Molise, perché “qui manca quella cultura di fare impresa che ha fatto ricche l’Emilia Romagna e la Lombardia”. Che il socio privato non sia proprio l’azienda bolognese Granarolo, già presente sul mercato della commercializzazione di uova, al centro del recente dibattito sulle dodicimila vacche da allevare in basso Molise? Insomma, in attesa di decisioni definitive restano solo le ipotesi. Gam, punto e a capo.

picchiorosso  

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