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‘Gran manze’, Lozzi rivela i dettagli del progetto

Foto di archivio
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LARINO. Un’occasione che il Molise non può farsi scappare, quella offerta dal progetto ‘Gran manze’ della Granarolo. Ne è convinto Giovanni Lozzi, presidente della cooperativa Coteb, nonché referente molisano dello staff tecnico del gruppo emiliano. Come riporta ‘Primo Piano Molise’, l’azienda bolognese vorrebbe realizzare in basso Molise un allevamento di 12mila vacche. Ma l’idea non ha riscosso un successo unanime. Il sindaco di Termoli, Antonio Di Brino, è stato il primo a dirsi contrario. La cittadinanza, poi, ha espresso molte perplessità soprattutto a causa della poca chiarezza attorno al progetto. A tal proposito, Lozzi ha voluto fornire alcuni dettagli dell’iniziativa. Veniamo a sapere, innanzitutto, che entro il 1 luglio il progetto dovrà essere presentato al Ministero dell’Agricoltura e che l’azienda ci sta lavorando dallo scorso febbraio. Per risalire alle origini, invece, Lozzi rivela di essere stato lui in prima persona, in virtù di una conoscenza professionale con i consulenti della Granarolo, a convincere gli stessi a prendere in considerazione la nostra Regione come sito per l’allevamento: “Nel momento in cui ho saputo che si stavano recando in Puglia per visionare un sito- spiega Lozzi- gli ho chiesto di fermarsi in Molise”. Il responsabile del progetto, Federico Regard, tuttavia, non è stato da subito favorevole al coinvolgimento dei nostri terreni: troppo molli rispetto agli appezzamenti ciottolosi di cui avrebbero bisogno le manze per muoversi in libertà. Ma alla fine, dopo aver preso coscienza delle potenzialità delle nostre terre, ha cambiato idea. Il presidente di Coteb crede fermamente nel progetto che, a suo parere, rappresenta un’opportunità unica per incentivare la filiera agricola agroalimentare.  Anche perché un’importante risorsa sarebbe costituita dalle 60mila tonnellate di letame che le vitelle produrrebbero, lo stesso infatti verrebbe impiegato per concimare i campi. Per quanto riguarda il foraggio, invece, verrebbe privilegiato l’acquisto in zona invece che all’estero, come qualcuno aveva ipotizzato. E all’interno della filiera potrebbe trovare posto anche lo zuccherificio di Termoli, visto che gli scarti della lavorazione delle barbabietole potrebbero essere utilizzati per alimentare gli animali. I vantaggi del progetto, naturalmente, avrebbero ricadute positive anche sull’occupazione: verrebbero impiegati circa trenta addetti e altrettanti sarebbero impiegati nell’indotto. Lozzi ha spiegato anche il motivo di tanto mistero fino a questo momento: “Per evitare il rischio di speculazioni e di rincaro dei prezzi dei terreni. E infatti, appena trapelata la notizia, c’è stato qualcuno che per l’acquisto di un ettaro di terreno ha chiesto 50mila euro”. Tuttavia, non è ancora certo che il progetto sarà effettivamente realizzato in Molise, l’ultima parola spetta ai consulenti dell’azienda che hanno realizzato un impianto simile in Spagna, l’unico in Europa. Per il momento.

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