Il direttore della Fondazione Giovanni Paolo II lancia un ultimatum all’ente di Via Genova: “Se non ha più interesse ad averci, allora ne prenderemo atto”. A rischio 45 posti di lavoro e il taglio dei posti letto
CAMPOBASSO. Gli impegni non onorati dalla Regione potrebbero causare la chiusura della Fondazione Giovanni Paolo II. A rischio ci sono 45 posti di lavoro e il taglio dei posti letto. «La Regione ci dica se ci vuole ancora qui. Se non ha più interesse ad averci allora ne prenderemo atto. Ma è una decisione non legata a noi, noi vogliamo restare e continuare a fare quello che abbiamo fatto in questi anni» Questo il grido di disperazione che giunge dal direttore della Fondazione, Gianfranco Rastelli. Lo stesso ha spiegato che esisteva un’ipotesi di accordo siglata in prefettura che prevedeva la sottoscrizione e la tutela della Regione Molise sull’entità e sui tempi dei rimborsi per le prestazioni, ma che non è stato possibile ratificare. “La Regione – continua Rastelli – ha chiesto a noi una attività di alta qualità, prestazioni di alta qualità. E questo significa che si va a scegliere un abito in una boutique però poi, nel momento in cui c’è da saldare il rimborso, la Regione lo vuole fare con un prezzo da supermercato. Ecco, tutto questo ha costituito nel tempo una disparità nel bilancio con ripercussioni fortemente negative sulla nostra funzionalità”. Ciò che lamentano i vertici della ex Cattolica è il grosso ritardo con cui vengono effettuati i pagamenti al personale: “É una situazione – ha affermato il direttore – che si trascina dal mese di gennaio e non possiamo portare avanti tensioni così forti con il personale, non è corretto”. Rastelli, infine, ha spiegato che il futuro della Fondazione si lega totalmente al Piano sanitario regionale, dal quale si desumono i compiti a essa assegnati: “Se il Piano non va in essere – ha concluso lanciando una sorta di ultimatum – noi non saremo più in grado di assolvere al compito per il quale alcuni decenni fa siamo venuti in Molise. Però ci chiediamo quanto tempo ci vuole, noi non ne abbiamo più tanto”.