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Nel Molise di tutti non c’è posto per le donne. Adriana Izzi: “Viviamo in un’altra Italia”

Il Tar Molise ha bocciato il ricorso presentato dalla professoressa Adriana Izzi in materia di quote rose e rilancia: “Sembra che in questa regione non arrivino le leggi nazionali. Molise condannato all’isolamento”. E sul silenzio assordante delle associazioni femministe: “Preferiscono i proclami folclorisitici agli appuntamenti importanti”

CAMPOBASSO. Il tribunale amministrativo del Molise ha respinto l’istanza presentata dalla pasionaria Adriana Izzi, consigliera al Comune di Campobasso, che chiedeva di sospendere i decreti di nomina dei quattro componenti della giunta regionale per assenza di donne in seno alla stessa. Per i giudici, in sostanza, il principio della parità di genere va sancito in leggi o disposizioni regionali per poter essere applicato, sebbene la Costituzione – all’articolo 51 – chiaramente affermi: “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. Ma per i magistrati del Tar Molise le norme costituzionali e comunitarie hanno “valenza programmatica“. E Adriana Izzi non ci sta, dal centrosinistra si sarebbe aspettata qualcosa di meglio, soprattuto in materia di pari opportunità. La professoressa, da sempre protagonista di battaglie di civiltà, non ha mai espresso simpatia per “lo strumento discriminatorio delle quote rosa”, ma rispetto a una giunta regionale tutta al maschile “non c’era altra via che quella della giustizia amministrativa”. E rilancia: “Non comprendo e non condivido il senso e lo spirito della stringata quanto inequivoca ordinanza del Tar relativa al ricorso da me proposto. Ordinanza che ferisce profondamente la mia coscienza civica e che rischia di infliggere un irrisarcibile danno all’immagine della nostra regione, condannata ad un isolamento culturale senza ritorno anche su tematiche ormai ampiemante condivise, quale quella della tutela di genere nei punti chiave del governo dei territori. Questo è l’aspetto della vicenda che più mi pesa e che, da molisana, non riesco ad ingoiare. Come non riesco ad ingoiare, dalla mia posizione culturale di appartenenza, che siffatta situazione eclatante si sia verificata proprio nella stagione in cui la regione è governata da una coalizione di centrosinistra (ma qui, forse, è opportuno rileggere e ricodificare categorie politiche e semantica di riferimento)”. La Izzi lamenta anche di non essere stata affiancata da quelle associazioni femministe a giorni alterni: “solitudine e silenzio assordante hanno accompagnato la mia battaglia”. Si sarebbe aspettata compartecipazione e condivisione da parte di “quante si sono invischiate in arzigogoli incentrati sulle parità di genere ed in folclorisitici proclami, mancando – poi – agli appuntamenti significativi per paura di essere estromesse da eventuale, agognata ascesa all’Olimpo delle cariche prestigiose e ben remunerate”. La consigliera comunale, comunque, promette: “Di quote rose ne riparleremo, presto, in tutte le sedi opportune”. Intanto, anche su Facebook, il dibattito sulla parità di genere è piuttosto acceso. Una commentatrice rilancia: “Non c’è proprio nessuna convinta pasionaria di sinistra che protesti contro la decisione del Tar sul ricorso per le quote rosa in giunta? Fosse successo a quelli di prima avremmo fatto le barricate. Vuoi vedere che le assatanate femmine di sinistra hanno finalmente cambiato idea?”.

mikeante

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