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Di Lucente smantella il centrodestra: “Affamati di potere, capisco chi ha abbandonato la nave”

L’ex assessore provinciale, defenestrato da Mazzuto per fare posto a Mario Lombardi, analizza l’attuale situazione del centrodestra: “Eccessiva attenzione per le spartizioni; scarsa credibilità da parte di chi, come Iorio, propone il rinnovamento; coalizione asservita solo a smanie di potere e al più palese familismo amorale”. Di qui l’invito ad amministratori, cittadini e militanti: “Ribellatevi, lasciateli soli”

ISERNIA. Amareggiato, ma fiero. Convinto di aver operato bene  e di non aver meritato il trattamento riservatogli dal presidente Luigi Mazzuto. Florindo Di Lucente, ex assessore al Turismo della Provincia di Isernia, fresco di estromissione dalla Giunta per fare spazio a Mario Lombardi, scandaglia la situazione politica di un centrodestra ormai  decaduto, capace com’è stato di disperdere un patrimonio politico accumulato con fatica, per anni. Le sue ragioni sono state illustrate nel corso di una conferenza stampa tenutasi stamani, alla quale ha partecipato, in segno di solidarietà, anche il sindaco di Macchiagodena Angelo Iapaolo, tra i primi a sperimentare sulla propria pelle i frequenti rimpasti di Mazzuto. Il suo addio in via Berta ha il sapore di un moto di ribellione. Uno scatto d’orgoglio, manifestatosi nell’invitare amministratori, cittadini, militanti e simpatizzanti del centrodestra a dire basta a “certe persone e certi metodi”. Perché “voi siete tanti – dice Di Lucente – loro sono pochi. E vanno lasciati soli, così da dover riflettere sugli errori politici commessi e sulla capacità che hanno avuto di disperdere un patrimonio politico ed elettorale, autodistruggendosi nel giro di qualche anno”. L’ex assessore si lancia in un’analisi articolata e profonda. ”Dico subito – dichiara – che non pensavo di meritare una estromissione dalla Giunta provinciale, neanche per le cosiddette motivazioni politiche che sono state addotte e sono molto amareggiato per essere stato trattato in questo modo, per aver avuto il benservito dopo 14 anni di onorata carriera politica, di cui nove in Provincia, e dopo essermi speso politicamente ed elettoralmente per portare acqua prima al mulino del presidente Mazzuto, contribuendo alla sua elezione, e poi a quello dello stesso Iorio, al quale ho portato i miei 1.300 voti alle scorse elezioni regionali. Della mia amarezza cercherò di spiegare compiutamente le ragioni. Prioritariamente credo si ponga il problema del centrodestra molisano, che a causa di questa eccessiva attenzione per le spartizioni, concentrato com’è su autoreferenziali esigenze di potere, ha perso il contatto con i suoi militanti e con il suo elettorato, adottando una prassi politica lontana anni luce dai suoi valori fondanti e dalla sensibilità della gente. Mi chiedo quale credibilità potrà sostenere il messaggio di rinnovamento che Iorio vuole lanciare nella imminente riunione che sta organizzando alla Piana dei Mulini – che a margine della conferenza, in un’intervista televisiva, definisce ‘Piana delle macerie’ e ‘Caporetto molisana’ – se poi si continuano ad avallare metodi sbrigativi e brutali, finalizzati solo a soddisfare pretese di poltrone. Ebbene, se è questa la logica sottesa al rilancio del centrodestra, facciano pure senza di me, perché io non ho niente in comune con tutto questo. Un centrodestra asservito solo a smanie di potere e al più palese familismo amorale non mi appartiene più e credo non appartenga più a quanti come me credono che il suo rilancio passi invece per la selezione di una classe politica degna, cosciente, credibile e responsabile, capace di un’azione politica trasparente, lineare ed efficace nella risoluzione dei problemi. In considerazione di questa situazione, pur avendo io per coerenza sempre militato nel centrodestra e respinto ogni profferta politica diversa, non posso biasimare, anzi, esprimo comprensione per quegli amici di centrodestra che, per continuare a fare politica, si sono visti costretti a cambiare schieramento. La mia estromissione dalla Giunta – continua – è poi il prezzo iniquo pagato alla mia intensa e specchiata attività di amministratore provinciale nei settori più diversi: Programmazione, Sviluppo Economico, Attività Produttive, Turismo, Bilancio, Personale e Agenzia Sfide. So in coscienza di aver sempre messo al servizio della mia attività di amministratore impegno, esperienza, onestà, lavoro assiduo e costante. Ho dato sempre tutto ciò che potevo e ho portato alla Provincia di Isernia risultati egregi: è mortificante, anche dal punto di vista umano, vedere l’impegno ripagato col disprezzo. Seppure fossero accettabili le ragioni addotte, cioè il dover gratificare qualcuno di un ruolo assessorile, in politica e nella vita non si dovrebbe mai ignorare che favorire qualcuno comporta sempre il dover calpestare i diritti e la dignità di qualcun altro. Non comprendo bene quali sarebbero le ragioni politiche alla base della mia sostituzione: si sarebbero ricomposti gli equilibri sostituendo solo me all’interno della Giunta? Pare improbabile, ma ho bisogno di pensare che una logica ci sia, anche se a me sfugge, e che il mio ruolo sia stato sacrificato almeno in nome di un ritrovato equilibrio e di una tanto agognata stabilità di Giunta e Consiglio: sarebbe una beffa scoprire che si è trattato pure di una mossa stupida! In ogni caso, saranno i consiglieri a valutarlo, con il senso di responsabilità che fino ad oggi ha sempre contraddistinto il loro operato. Molti amministratori provinciali mi hanno espresso stima e solidarietà: li ringrazio per questo. Ma la situazione amministrativa della Provincia è tale – argomenta Di Lucente – che sono piuttosto io a dover dare la mia solidarietà a Giunta e Consiglio: sono coloro che restano ad avere realmente bisogno di sostegno morale per dover affrontare una situazione economica e organizzativa a dir poco preoccupante. Non so per quanto ancora avrei potuto assistere inerme al differimento spregiudicato e irresponsabile di questioni urgenti che mettono a repentaglio i servizi essenziali che la Provincia dovrebbe assicurare ai territori amministrati. Più volte ho pensato di rimettere la delega, non l’ho fatto unicamente per senso di responsabilità; avrei voluto continuare, sia pure nella veste scomoda di coscienza critica, a svolgere un ruolo di sprone per la risoluzione di questioni complesse. In fondo, è dunque un bene per me essere fuori da una situazione che stava diventando imbarazzante, perché mi consente di non essere chiamato in correità nel dissesto dell’ente, che purtroppo percepisco come un rischio reale per gli attuali amministratori. La drastica riduzione dei trasferimenti statali, che ha colpito indistintamente tutte le Province italiane, avrebbe imposto una seria riflessione sulle manovre da apportare al nostro bilancio: sarebbe stato moralmente doveroso, prima di ipotizzare che si aumentassero ulteriormente le tasse ai cittadini – come pure qualcuno suggeriva al presidente di fare – tagliare le cosiddette ‘spese rigide’, in primis costi della politica, costo e numero dei dirigenti. E andava fatto in fretta, perché ogni giorno che passa tali spese continuano a erodere le poche risorse, insieme alle speranze di sopravvivenza dell’ente. Sono tante le Province che hanno adottato questi provvedimenti, approvando celermente il bilancio per non paralizzare gli enti stessi; invece la Provincia di Isernia sta facendo la cosa peggiore: rimanere inerte. Spero che il nuovo assessore al Bilancio sia consapevole della gravità della situazione e sappia immaginare le soluzioni più efficaci per evitare il tracollo finanziario. Ringrazio i miei elettori. Qualcuno però dovrebbe loro delle scuse, visto che sono stati defraudati di un diritto di rappresentanza all’interno dell’amministrazione provinciale: sono stato nominato assessore per essere il primo eletto della mia lista e oggi, con un sorriso amaro, vedo prendere il mio posto in Giunta da chi era entrato in Consiglio solo grazie alla mia decadenza per la nomina ad assessore.  Purtroppo questo è consentito da una legge ingiusta, ma è ugualmente la negazione di un diritto degli elettori che proprio il capo di un’amministrazione dovrebbe aver cura di tutelare, salvaguardare e garantire. Ringrazio di cuore tutti i dipendenti della Provincia, i sindaci, le Proloco, le associazioni, le guide turistiche, i ristoratori, gli albergatori, l’A.S.T.P.I., tutti gli operatori turistici con i quali ho avuto modo di collaborare negli ultimi 4 anni: devo alla loro collaborazione il successo del progetto Iserniainsieme, al quale tengo molto e che ho sempre rivendicato con orgoglio, perché ha costituito un modello innovativo nella gestione e nel monitoraggio dell’utilizzo di risorse all’interno della Pubblica Amministrazione. Infine ringrazio gli amici della stampa, che avete seguito sempre con attenzione e benevolenza le mia iniziative come Assessore Provinciale.  Vi ringrazio anche per tutto ciò che riuscirete a fare per aiutare questa politica a risollevarsi, per le sollecitazioni e i suggerimenti attenti che spero riusciate a fornire, per la forte spinta che l’opinione pubblica, espressa attraverso le vostre testate giornalistiche, mi auguro riesca a imprimere a un reale, urgente e autentico rinnovamento della politica che a me piace ancora pensare come qualcosa di alto e di nobile, specie nel momento in cui la mia vicenda ne mostra invece il profilo più basso e indecoroso.  Avete dato tutti spazio al mio intervento di qualche settimana fa e anche di questo vi ringrazio: mi aspettavo una replica, una presa di posizione da parte di qualche esponente della coalizione, perfino una reazione stizzita che confutasse le mie ragioni e mi desse un motivo valido per farmi da parte: niente, un silenzio assordante.  Allora – conclude l’ex assessore – mi sono sentito come quell’attore rimasto solo sulla scena ad aspettare un Godot che non arriverà mai. Ecco, la scena della politica è diventata questo, un palcoscenico dove solo pochi illusi continuano a recitare con zelo la parte, mentre dietro le quinte si manovra per inscenare una commedia diversa, senza rendersi conto che nel frattempo il pubblico che dovrebbe assistere alla recita si è dileguato e la platea è rimasta desolatamente vuota. Oggi non so dire se il mio è un addio alla politica; forse è soltanto un arrivederci a tempi migliori, quando a calcarne le scene saranno persone degne di onorarla”.

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