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Provincia, Mazzuto alla berlina: ma non cede all’azzeramento di Giunta

Bagarre in Consiglio dopo il recente rimpasto Di Lucente-Lombardi. Perna (Provincia Protagonista) avanza sospetti di incompatibilità per il neoassessore al Bilancio. Il presidente – insultato da ambo gli schieramenti – non replica agli attacchi personali ma rimanda al mittente le richieste di revisione dell’esecutivo. Mancini (La Destra): da domani al lavoro sulla mozione di sfiducia. Seduta aperta da un minuto di silenzio in memoria del giornalista Francesco Casale

 

La rosa di Carrino in memoria del giornalista Francesco Casale

ISERNIA. Finisce in un sostanziale pareggio la partita a scacchi tra il presidente della Provincia, Luigi Mazzuto, e la sua riottosa maggioranza, in rivolta dopo l’ennesimo rimpasto di Giunta ai danni di Florindo Di Lucente. Nessun azzeramento dell’esecutivo, come invocato da più parti. Ma con lo spettro di una mozione di sfiducia sulla quale Giovancarmine Mancini (La Destra) ha affermato di volersi mettere al lavoro da domani. Ma andiamo con ordine. Stamani il Consiglio provinciale convocato su richiesta di cinque consiglieri di centrodestra (Volpe, Ricci, Camele, Di Silvestro e Lombardi, divenuto poi assessore) e due d’opposizione (Pompeo e Mancini) per discutere dell’attuazione del programma quadriennale dell’amministrazione. Un assise convocata in piena estate che – in tempi di crisi e nuove tasse per i cittadini – si è rivelata solo un’occasione per discutere tristemente di poltrone. Richiesta, tra l’altro, da sette consiglieri le cui posizioni politiche, nel corso degli anni, non sono mai state del tutto allineate con quelle della maggioranza, salvo rare eccezioni. Le loro rivendicazioni, dunque, sono apparse ancor più surreali. Senza contare la conseguenza dell’aumento, seppur minimo, dei costi della politica a causa del diritto al gettone di presenza: poche decine d’euro, certo, ma di cui nessuno sentiva davvero la necessità, considerando quanto si è visto in aula. La seduta, invero, si è aperta con un bel gesto: un minuto di silenzio chiesto dal presidente facente funzioni, Gino Di Silvestro, in memoria di Francesco Casale, giornalista prematuramente scomparso pochi giorni fa. In omaggio del quale, inoltre, il consigliere del Pd Cristofaro Carrino ha adagiato una rosa rossa sui banchi della stampa. Ma dopo quel momento, l’assemblea si è trasformata in un’autentica berlina nei confronti di Mazzuto, attaccato da destra e sinistra sul piano politico e finanche personale. A rompere gli indugi nel corso di un’interrogazione sui ritardi nei lavori della Fresilia – giustificati dal presidente adducendo problemi di natura tecnica – è proprio Carrino: “Il peggiore presidente di sempre”; “Privo delle capacità necessarie”; “Capocorrente che scalda una sedia”; “Vada a fare il nonno”; sono solo alcuni degli epiteti con cui il capo dell’amministrazione viene apostrofato. Marcello Cuzzone (Sel), addirittura gli dice di essere “peggio di Schettino”. Ma Mazzuto non si scompone, non fa una piega. Gli insulti ricevuti gli scivolano via, fino al momento della sua riposta collettiva. Prima della verifica quadriennale, tuttavia, in assise si attesta la surroga avvenuta in Progetto Molise: con Mario Lombardi divenuto assessore al Bilancio, entra in assise il primo dei non eletti Piero Sassi (assente per l’occasione). La presa d’atto vede l’abbandono dell’aula da parte dei due consiglieri di Provincia Protagonista, Antonio Conti e Gregorio Perna. Ma quest’ultimo, al momento di prendere la parola, avanzerà anche sospetti di incompatibilità nei confronti del neo assessore. L’articolo 37 dello Statuto provinciale, infatti, stabilisce che “al presidente della Provincia, agli assessori ed ai consiglieri provinciali è vietato ricoprire incarichi ed assumere consulenze presso enti, aziende ed istituzioni dipendenti o comunque sottoposti al controllo ed alla vigilanza della Provincia”. E Lombardi, com’è noto, presta servizio pressa l’istituto di credito che detiene il servizio di Tesoreria dell’ente. Perna, tuttavia, ha contestato anche l’avvicendamento nell’esecutivo, parlando di “cosa che fa a pugni con la democrazia”. Per poi ribadire: “Visto che gli assessori in carica non stanno facendo nulla e che i dirigenti attestano che soldi in cassa non ci sono, o andiamo a casa, o rinunciamo alle indennità. La gente ci sputa in faccia, se non diamo un segnale. Non va bene venire qui in Consiglio – conclude Perna – solo per la lotta per gli assessori. Andare avanti così significa rinunciare alla propria dignità”. Contestazione politica anche da parte di Alfredo Ricci (ex Adc, oggi Rialzati Molise): “Ho sempre votato a favore di questa maggioranza per spirito di appartenenza – spiega – dicendo apertamente cosa non andava a livello politico. Avremmo potuto esprimere il nostro dissenso sul bilancio, a settembre, ma i rapporti di ognuno vanno chiariti da adesso. Come Adc, negli anni, abbiamo subito posizioni di privilegio di alcuni e creazione di strutture ad hoc per favorire altri. Noi, come consiglieri, abbiamo fatto da parafulmine, al punto che alcuni si sono dovuti vergognare di far parte della maggioranza e hanno invitato la Giunta a cambiare registro, ricevendo considerazione solo nel momento dell’ approvazione di atti vitali per mantenere in piedi l’amministrazione, come il bilancio. In questa sede, purtroppo, la Giunta è sempre stata sottoposta a sollecitazioni esterne, ad esigenze personali o provenienti da altri enti: ecco il motivo di un esecutivo ‘dalle porte girevoli’, cosa che non accade a Campobasso. Dal 2009, anno dell’insediamento, la situazione politica è cambiata radicalmente: Mazzuto – continua il vicesindaco di Venafro – ne prenda atto, siamo ancora in tempo per una serena liquidazione, visto che non sappiamo se ci chiudono o cos’altro accadrà. I prossimi mesi dovranno essa gestiti non nel segreto di una stanza, spesso anche fuori da questo palazzo, ma con la partecipazione di tutti i consiglieri, attraverso scelte partecipate. Invochiamo una fase politica nuova, superando contrapposizioni tra maggioranza e opposizione, e verificando se l’attuale Giunta ha ancora una maggioranza”. Infine, Mancini: “Mazzuto ha in Giunta persone che alle Regionali hanno fatto votare Frattura – accusa – ecco perché noi abbiamo chiesto l’azzeramento, ma il presidente fa orecchie da mercante. Non ci interessano le poltrone, ma costruire un centrodestra vero. Basta con questo schifo amministrativo. Da domani o si riapre il dibattito o lavorerò – minaccia – alla mozione di sfiducia”. A chiudere la seduta, l’intervento di replica del presidente della Provincia, che non è caduto nella trappola delle polemiche personali. “La differenza tra me e lei sta nel linguaggio – questa la risposta all’indirizzo di Carrino – Faccio finta di non vedere e non sentire, qualche volta, per evitare sterili polemiche. Per la Fresilia, ad esempio, abbiamo detto che 15 milioni di euro sono insufficienti. Ci stiamo preoccupando concretamente di quanto si può realizzare, ci interessa iniziare e chiudere le opere in corso, come dimostrato per l’Isernia-Colli e non lasciare i lavori a metà come qualcuno prima di noi. Siamo tragicamente sul lastrico per i tagli subiti: in tre anni, abbiamo avuto dieci milioni di euro di rimesse in meno, di più non si può fare. L’Anas, poco tempo fa, ci ha chiesto 160 milioni di euro – per meno di 4 km di strada – per il completamento della fondovalle Sangro: cifre inaccettabili, di questi tempi. Quando all’aspetto politico della seduta di oggi – continua Mazzuto – rispetto le posizioni della maggioranza e ne riconosco l’onestà intellettuale, ma alcune richieste faccio fatica a metabolizzarle. Per esempio, il consigliere Mancini non credo sia mai appartenuto alla maggioranza. Se ha scelto di farne parte, dovrebbe fare una dichiarazione in aula, ma io non l’ho mai sentita. Se poi la sua considerazione della politica è quella di chiedere l’assessorato perché ha fatto parte nel listino del centrodestra alle Regionali o perché era candidato sindaco a Sessano, ne faccio volentieri a meno”. L’esponente della Destra, qui, va su tutte le furie: “Lei ha distrutto il centrodestra – tuona – Si doveva dimettere da un pezzo, almeno da coordinatore del Pdl. E a Sessano ha fatto in modo che vincesse il candidato del centrosinistra”. Ma il presidente tira dritto: “Sono fiducioso nelle cose che stiamo facendo, perché fatte con senso di responsabilità. Abbiamo difeso l’ente per salvare i posti di lavoro e le famiglie. Se questo non servirà, il territorio sarà destinato a tornare molto indietro. Quanto alla maggioranza, confido nel suo sostegno: il mio rapporto con essa resta immutato, non ho mai chiuso le porte a nessuno. Ma non possiamo fare di più, con i fondi a disposizione è impossibile”. Della parola azzeramento, insomma, non c’è traccia. Mazzuto non cede ai ‘ricatti’. Se vogliono farlo cadere, ci provino pure. Lui, a margine del Consiglio, aggiunge solo una cosa: “Fare il nonno è il ‘mestiere’ più gratificante, per me. Ma non tutti hanno la fortuna di poterle capire, certe cose”. Carrino è servito.

mikeante

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