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Stipendi d’oro, in esclusiva il documento che inchioda il centrosinistra

CAMPOBASSO. Ci risiamo, ma questa volta senza possibilità di smentite. Perché le cifre spropositate che costituiscono la busta paga della casta regionale sono – di fatto – ufficiali e rese pubbliche, in esclusiva. Sul banco degli imputati, la delibera n°88 del 30 luglio 2013, approvata dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale – composto da Vincenzo Niro, Cristiano Di Pietro, Filippo Monaco, Domenico Di Nunzio e Giuseppe Sabusco – con la quale si determina “l’ammontare del trattamento economico dei consiglieri regionali, del presidente del Consiglio, del presidente e dei componenti della giunta regionale ai sensi e per gli effetti degli articoli 2 e 3 della legge regionale n°10 del 25 luglio 2013”, approvata dalla maggioranza di centrosinistra e proposta all’Aula da Paolo Frattura e Vincenzo Niro. Qualcuno addirittura la chiamò ‘notte della vergogna’, quella in cui – proprio durante la seduta del Consiglio regionale di fine luglio – il governo regionale optò per l’aumento delle tasse a carico dei molisani (imposta sulle persone fisiche e bollo auto) e approvò tagli irrisori, indolore, a tratti inesistenti per gli stipendi dei politici.  Così, se il Molise è stata l’ultima regione d’Italia ad essersi adeguata al decreto Monti sui tagli ai costi della politica, è anche quella che ufficialmente continuerà a pagare gli stipendi più alti ai rappresentanti regionali.

I finti tagli, è cronaca, hanno provocato un vero e proprio terremoto nella pubblica opinione. A gettare acqua sul fuoco, dopo le proteste e l’indignazione dei sindacati, della Commissione anticorruzione del Molise, di alcuni sindaci, di esponenti della sinistra estrema e – addirittura – di soci e iscritti del Partito Democratico, ci ha provato Paolo Frattura in persona, invitando a non alimentare il populismo: “Ci hanno urlato contro insulti, che pure abbiamo accettato e condiviso, perché conosciamo le difficoltà quotidiane di questi uomini e di queste donne. L’antipolitica non può che nuocere a tutti, anche a chi ci butta addosso monetine e insulti. E non ascolta la verità. La verità di una classe politica che, seppure ben tutelata, non sta rubando lo stipendio”.

Il governatore avrebbe dovuto aspettarselo, dopo aver condotto una campagna elettorale promettendo – in lungo e in largo, in ogni comune del Molise – il dimezzamento delle indennità e la riduzione dei costi della politica. Così non è stato. Difatti, gli emolumenti sono stati adeguati ai massimi sanciti dalla legislazione nazionale. Ancora stipendi d’oro, in sostanza, nonostante più di qualche eletto a Palazzo Moffa abbia cercato di far passare l’adeguamento per sforbiciate consistenti. Di sforbiciate consistenti, però, non c’è traccia alcuna.

LA BUSTA PAGA. La busta paga dei paperoni regionali è composta dall’indennità di carica, di funzione e dal rimborso spese di esercizio del mandato. L’indennità di carica è identica per tutti, 6.000 euro (importo lordo mensile).  A variare è l’indennità di funzione, in base al ruolo ricoperto a Palazzo: presidente di gruppo consiliare, presidente di commissione consiliare e segretario del Consiglio regionale percepiscono 750 euro in più, che diventano 1.500 per il vicepresidente del consiglio e gli assessori regionali e si raddoppiano per il presidente della Giunta e del Consiglio. Paolo Frattura e Vincenzo Niro, infatti, si vedranno aggiunti 3.000 euro. Il rimborso spese, non tassabile, ammonta – per tutti – a 4.500 euro, ed è erogato per l’esercizio del mandato.  A conti fatti, dunque, a un semplice consigliere regionale – senza ruoli particolari – spettano 10.500 euro lordi, che diventano 13.500 per Paolo Frattura e Vincenzo Niro.

IL RIMBORSO BENZINA. Ai tre importi presenti in busta paga, va aggiunta “una maggiorazione determinata secondo una parametrazione della quota mensile variabile calcolata sulla base di fasce chilometriche determinate in base alla distanza tra la residenza del consigliere e la sede dell’Assemblea Regionale”. Un linguaggio burocratico – da veri “Azzeccacarbugli” – che non rende facilmente comprensibile una verità che lascia sgomenti: intascare anche il rimborso della benzina per raggiungere Palazzo Moffa. “Le fasce chilometriche – si legge nella delibera – e i valori delle quote mensili variabili di maggiorazione sono così determinate, con eventuale rideterminazione semestrale (semmai il prezzo della benzina dovesse aumentare, ndr): da 0 a 15 chilometri, euro zero; da 16 a 45 chilometri euro 360,00; da 46 a 85 chilometri euro 525,00; da 86 a 160 chilometri euro 860,00.

BONUS ARTICOLO 7 (Il cosiddetto fondo per i portaborse). Che fine ha fatto l’emolumento aggiuntivo di 2.451 euro mensili liquidati in via anticipata, ai sensi della legge regionale n. 7 del 2002? Una legge mai abrogata e quindi – di fatto – quei soldi continuano ad essere percepiti? Il decreto Monti fissa un tetto massimo alle indennità. Scorporare questo bonus dallo stipendio serve – per caso – ad evitare che quel tetto sia superato? Paolo Frattura, dinanzi ai cancelli del Consiglio regionale, solo qualche settimana fa, si impegnò a verificare la compatibilità del bonus aggiuntivo rispetto alla normativa nazionale. Tra una verifica e l’altra, intanto, il fondo continua ad arrivare.

Questi i numeri. Per capire la gravità di un atteggiamento completamente disattento alla realtà quotidiana dei molisani facciamo qualche proporzione. Lo stipendio mensile di un consigliere corrisponde a quello di un anno di un precario, di un operaio in cassa integrazione, della pensione media di un artigiano o di un commerciante. E’ veramente accettabile che un Consiglio regionale, da poco eletto, con l’obiettivo di sanare il debito pubblico, di innovare, di moralizzare la politica, abbia impiegato così tante energie solo per adeguare verso l’alto gli stipendi dei consiglieri? Nessun populismo è ingiustificato dinanzi alla verità di questi numeri: a quanti ragazzi potremmo dare la speranza di sopravvivere per qualche anno con uno solo di questi stipendi da favola? Non si tratta di retorica, ma davvero non riusciamo a capire perché non provino un po’ di imbarazzo a lasciare tanta gente sola nella propria disperazione. Il popolo chiede pane e costoro non danno neppure brioches.

picchiorosso

LA DELIBERA.

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