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Francesco Casale, “un eroe dei nostri tempi”: successo per l’iniziativa in ricordo del giornalista

Legge sull’editoria e precariato selvaggio al centro del dibattito. Il super ospite, Domenico Iannacone: occorre la tutela dello stipendio e delle assunzioni, altrimenti nessun cronista sarà più libero

ISERNIA. Domenico Iannacone e Francesco Casale. Due storie con lo stesso punto di partenza, il Molise, regione “dove è più difficile che altrove fare il cronista” e dove vige una legge sull’editoria che “va cambiata subito”. Ma due storie con un esito profondamente diverso: il primo, vincitore di due premi ‘Ilaria Alpi’ con la trasmissione Rai ‘I dieci comandamenti’, ha lasciato la sua terra 14 anni fa e oggi rappresenta la massima espressione del giornalismo televisivo; il secondo ha scelto di restare nella sua terra, tra mille asperità, nonostante tutto, e di restare precario fino all’ultimo istante di vita. Francesco, lo ricordiamo, è scomparso prematuramente lo scorso 29 luglio, a soli 51 anni. Per ricordarne la figura, l’associazione che reca il suo nome, insieme al Comune d’Isernia, hanno organizzato un dibattito in piazza Celestino V in cui è stato affrontato il rapporto, spesso perverso, che lega l’informazione alla politica.

 

Un momento del dibattito: a destra, Domenico Iannacone

L’iniziativa è stata inserita nel cartellone del ‘Settembre isernino’ ed è stata patrocinata dalla Provincia d’Isernia e dall’Ordine dei giornalisti molisani. Sul palco alcuni cari amici di Francesco: i giornalisti molisani Pasquale Lombardi e Fabio Serricchio; l’ex presidente della Regione Marcello Veneziale, magistrato; l’ex sindaco Giuseppe Caterina; l’architetto Franco Valente. Super ospite, Domenico Iannacone, originario di Torella del Sannio, molisano di successo. Prima di entrare nel vivo della discussione, tra i saluti di rito, particolarmente significativo quello del presidente dell’Ordine dei giornalisti del Molise, Antonio Lupo, che ha anche toccato il tema della chiusura del quotidiano ‘I Fatti’ (guarda la videointervista).

 

Fulcro del dibattito, l’autonomia professionale nel contesto di precariato selvaggio che si vive nelle redazioni locali e la necessità di un’immediata riforma della legge sull’editoria. Fabio Serricchio, in particolare, ha sottolineato le difficoltà di lavorare in un contesto dove gli editori, troppo spesso, giudicano le capacità di un giornalista non sulla base delle notizie, “ma della pubblicità che riesce a portare”. Mentre Franco Valente – cognato di Francesco – ha tracciato un ritratto straordinario del giornalista: “Il Molise è una regione di sconfitti – ha esordito – e anche Francesco lo era, perché sognava di cambiare il mondo e non ce l’ha fatta. Anche lui ha dovuto fare i conti con l’autonomia professionale, che dipende dal proprio stipendio. E, nonostante tutto, non ha mai svenduto le sue idee. Il giornalista non è il notaio della situazione, che si limita a registrare le cose. Ma è qualcuno che racconta i fatti, interpretandoli con la propria visione. Perché la verità non appartiene a nessuno. Francesco – ha concluso – pur esprimendo sempre la propria opinione senza nascondersi, non si è mai mischiato nella partitocrazia. Lo ricordo come un eroe dei nostri tempi e un sognatore. Un uomo che riusciva a sognare in una società che ne ha perso la capacità” (Guarda la videointervista).

 

Parole che hanno dato commosso anche le bravissime moderatrici del dibattito, Deborah Di Vincenzo e Valentina Ciarlante, anime dell’associazione ‘Francesco Casale’, che per l’anno prossimo punta all’organizzazione di un premio di giornalismo nelle scuole, a lui intitolato. Prezioso anche il contributo del consigliere nazionale dell’Odg, Vincenzo Cimino, che ha ricordato come un grande sogno infranto di Francesco sia stato quello di non essere riuscito a diventare giornalista professionista. “Ci avrebbe tenuto tanto – ha detto – Per questo riteniamo che una battaglia importante da noi condotta sia quella del cosiddetto ‘ricongiungimento’, che consente ai colleghi pubblicisti di superare lo scoglio del mancato praticantato aziendale, garantendo loro l’accesso all’esame di Stato”.

A questo punto, la scena è stata tutta di Iannacone: “In Molise c’è una grande frammentazione dell’editoria – ha esordito – con un frequente turnover nelle redazioni, che, tuttavia, finisce per alimentare il precariato e finanche l’instabilità della notizia. L’editoria, da sola, non riesce a sostentarsi ed è spesso costretta ad avere legami con la politica. Francesco era un cronista di razza – cervello fino, block notes e appunti – ma anche lui ha vissuto la situazione di instabilità occupazionale che oggi affligge il nostro lavoro. Occorre la tutela dello stipendio, sennò nessuno potrà essere libero di raccontare i fatti. Proprio qui si inserisce la politica, che ne approfitta: perché concepisce la stampa esclusivamente come un megafono per diffondere la propria opinione. Quando c’è questo appiattimento, il giornalismo diventa ‘meccanico’ e non racconta più nulla. Il disequilibrio e la precarietà, in tal caso, finiscono per disintegrale la notizia. In Molise – ha aggiunto – i colleghi locali hanno raccontato mille volte le cose di cui mi sono occupato anch’io: l’auditorium, il Paleolitico, solo per citarne alcuni che ben conoscete. Eppure, le coscienze del pubblico si smuovono quando arrivano le emittenti nazionali. C’è una disomogeneità di fondo che rende ancor più difficile che altrove fare il nostro lavoro. Per questo – ha concluso tra gli applausi – c’è bisogno che la politica arretri e che ci sia una legge sull’editoria che garantisca le assunzioni. Ma quando parlo di assunzioni mi riferisco a quelle ‘pulite’, che hanno bisogno di essere sostenute perché si ha la voglia di far crescere i giornalisti che intendono fare con trasparenza questo lavoro”.
A fine serata gli organizzatori dell’evento hanno consegnato a Renato Casale, fratello di Francesco, una targa con la scritta: “In ricordo di Francesco, amico sincero e leale e collega esemplare per passione e tenacia”.

mikeante

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