Corse soppresse, i pendolari invocano il ripristino

In una lettera congiunta inviata all’assessore regionale Nagni, i Comuni interessati dai tagli al trasporto locale si interrogano sui motivi della decisione presa dall’Atm

 

ROCCAMANDOLFI. Il ripristino delle corse abolite oppure si passerà a forme di protesta eclatanti. Questo è il contenuto di una richiesta congiunta inviata all’assessore regionale ai Trasporti, Pierpaolo Nagni, da parte dei Comuni interessati dai tagli: Bojano, Roccamandolfi, S. Maria del Molise, Macchiagodena, Castelpetroso, S. Polo e Campochiaro. Dopo l’assemblea aperta alla cittadinanza, tenutasi lo scorso mese a Roccamandolfi, proprio per discutere della soppressione di alcune corse da parte dell’Atm, i pendolari ancora si interrogano sui motivi che hanno indotto l’azienda a prendere questa decisione. Le corse in questione riguardano la tratta Roccamandolfi – Campobasso, con partenza da Roccamandolfi alle ore 6e35 e fermate a Cantalupo, Bojano, bivio Campochiaro, bivio San Polo, Vinchiaturo e quella di ritorno delle 12e35. E ancora, quella che copre il tragitto Roccamandolfi – Isernia, con partenza da Roccamandolfi alle ore 7e15 con fermata a Cantalupo e al bivio di Santa Maria e, anche in questo caso, quella di ritorno, precedentemente prevista per le 13e25 , che prevedeva anche la fermata al bivio di Castelpetroso. È facile immaginare come, in questa situazione, molti lavoratori provenienti da questi piccoli Comuni incontrino difficoltà a raggiungere i centri urbani più grandi. Per non parlare, poi, dei disagi causati dai tagli alla popolazione anziana. “Noi – scrive Giorgio Simonetti della Cgil- vorremmo evitare che a seguito di questi provvedimenti di riduzione si alimentasse il fenomeno sociale dell’abbandono dei piccoli centri in favore delle medie e grandi aree urbane, svilendo in tal modo le peculiarità e le caratteristiche proprie dei nostri territori”. Il circolo Auser di Roccamandolfi ha avviato anche una raccolta di firme per chiedere il ripristino delle corse soppresse. Ma se petizioni e assemblee non dovessero bastare, i Comuni non escludono forme di proteste eclatanti.