HomeREGIONE"Gran Manze, dalla favola alla verità. Ma i molisani non sono polli"

“Gran Manze, dalla favola alla verità. Ma i molisani non sono polli”

 

L’intervento del Movimento 5 Stelle sul discusso progetto Granarolo

 

CAMPOBASSO. La favola scritta dalla Granarolo ha tantissimi personaggi, tra questi ci sono i gli mprenditori beneficiari, i politici pseudoesperti e i cittadini ignari, che semplificando potremmo distinguere in quelli che vogliono le vacche grasse e quelli che prendono le vacche magre. Le indiscusse protagoniste infatti sono le migliaia di vacche, dodicimila per la precisione, le quali, segnate da una vita per niente agevole, nascono in impianti di allevamento in tutta Italia, la maggior parte situati in Lombardia, all’età di 15-20 giorni vengono caricate su camion e trasportate verso un altro impianto, sulla carta molto bello, un centro specializzato dove vengono prese “in pensione e cura” per l’accrescimento forzato, fino all’età pre parto (22 mesi) e poi ritrasportate nuovamente nelle stalle di origine dove partoriscono per generare altre vitelle protagoniste. Nelle favole di solito le ambientazioni sono luoghi non definiti, in questa invece il Molise è definito benissimo. Il Basso Molise, 80 ettari nelle vicinanze del Comune di S.Martino, è il luogo dove “l’autore” immagina il megaimpianto, volgarmente detto megastalla, unico in Europa, elemento comune denominatore di una intera filiera fatta di imprese zootecniche, imprese agricole, imprese di trasformazione e commercializzazione, di ricerca e consulenza, che però non operano e risiedono in Regione. Il Molise, scelto indubbiamente per le condizioni climatiche e per l’acqua, ha tutto da perdere e la filiera tutto da guadagnare. I polli nella favola siamo quindi noi molisani, che completamente ignari fino alla posa della prima pietra, informati solo da un capopopolo senatore, o capopollo questo non ci è dato ancora sapere, di un partito con cui Granarolo ha legami affaristici già da tempo, si piegano alla volontà del grande produttore di latte sperando in qualche briciola proveniente dalla filiera. La favola purtroppo è verità, ma per fortuna i molisani non sono così polli come qualcuno credeva. Esistono infatti elaborati progettuali che sono serviti alla Granarolo per fare domanda di accesso dal 15 Luglio 2013 al contratto di filiera col Ministero delle politiche agricole con finanziamenti di oltre 20 milioni di euro, come previsto dalle direttive della circolare ministeriale n.558/2012. A noi del M5S ora molte cose sono più chiare, dopo aver ricevuto risposta scritta da parte della Giunta, anche se in grande ritardo, alla interrogazione presentata a fine giugno e poi integrata mesi dopo, dove, fiutando diversi aspetti negativi, chiedevamo trasparenza e chiarezza sui progetti della Granarolo, visto che erano mascherati da quest’estate come grandi opportunità per il nostro territorio, almeno stando alle parole del senatore Ruta, uomo del PD. Quello che ci è chiaro è che anche la Giunta evidenzia delle problematiche, delle carenze informative nel progetto, che anche la Giunta vuole vederci chiaro prima di aprire le gambe del Molise ai produttori settentrionali. Il M5S, sedendo in Consiglio, dispone di strumenti per fare richieste ufficiali nelle sedi opportune su qualunque argomento di interesse della cittadinanza. E solo partendo da documenti ufficiali, che noi cerchiamo di divulgare attraverso questo blog, si può essere veramente efficaci come forza di opposizione. (Link alla risposta) Dal prossimo 2015 entrerà in vigore il nuovo PAC 2014-2020, che prevede l’abolizione delle famose quote latte e una drastica riduzione dei sostegni economici in agricoltura e agli allevamenti, si arriverà certamente ad una riduzione del prezzo quindi, per mantenere la competitività, diventa necessario aumentare l’efficienza delle stalle abbattendo anche il costo della gestione dello smaltimento del letame. (anche nel rispetto della normativa attualmente vigente in materia). Gli allevatori (non localizzati in regione) grazie all’esternalizzazione di una fase importante dell’allevamento (accrescimento) otterranno numerosi vantaggi di ordine economico, razionalizzazione, crescita produzioni, qualità del latte prodotto, diminuzione impatto ambientale con un minor carico di azoto organico. Liberare superfice su cui oggi gravano le deiezioni delle vitelle vuol dire infatti possibilità di incrementare il numero dei capi, avere solo capi in lattazione vuol dire incrementare la produttività e il fatturato, grazie anche ad economie di scala sull’alimentazione, riduzione costi di ingravidamento, riduzione costi per ritardi nella crescita e riduzione mortalità. Le aziende che operano in zone vulnerabili da Nitrati di origine agricola hanno ovviamente vantaggi tangibili relativi alla riduzione dell’inquinamento, perché esternalizzando in Molise liberano l’equivalente di ettari su cui gravano le deiezioni, consentendo un incremento nel numero di capi “produttivi” di circa il 30%. La programmazione regionale mira al potenziamento del lattiero-caseario che coinvolge in regione 1200 produttori, 42 caseifici, con circa 1800 addetti occupati, ma l’attività produttiva di latte di alta qualità della Granarolo non avverrà in alcun modo in Molise. Anche nella fornitura di alimenti, parte considerevole del contratto di filiera, il Molise ha un ruolo marginale, all’inizio inconsistente per la verità; infatti gli operatori agricoli che dovrebbero fornire insilati fieni paglia e scarti di lavorazione, ad oggi sono solo tre aziende del foggiano ben definite. Stando al progetto infatti, con l’impianto a regime, solo un 18% di alimenti dovrebbe provenire dal territorio molisano, ben il 73% dalla Puglia. Le deiezioni di letame (60.000 ton/anno) si prevede vengano trasformate in 18.000 ton di compost, di cui il 25% utilizzato in Molise. (il restante 75% sempre in Puglia) Vogliamo essere precisi sui dati occupativi, questi fantomatici benefici occupazionali. Il progetto genera circa 50 occupati che a regime (quarto anno) sono costituiti da 12 impiegati 1 dirigente 4 caporeparto 3veterinari e 31 operai che, come anche la relazione tecnica dell’ufficio regionale evidenzia, potrebbero essere solo in parte di provenienza locale. Il Piano investimenti totale dunque è di circa 23 milioni di euro, di cui 16 milioni per realizzazioni beni immobili, più di 3 milioni per acquisto mezzi e attrezzature, un milione e mezzo per investimenti nella ricerca e sviluppo etc. Singolare è vedere nei 16 milioni citati spese di 1.500.000€ per acquisizione terreni e 4.200.000€ per movimento terra. Oltretutto ci sono aspetti di cui la Granarolo sembra non tener conto. Partendo dal presupposto che il consumo idrico per questo impianto è di almeno 650 mc al giorno (650mila litri), nel progetto non sono individuate le fonti di approvvigionamento, e/o modalità di immagazzinamento. Non viene stimata la movimentazione su strada giornaliera e il passaggio di mezzi per approvvigionamento alimentare, per trasporti e stoccaggio reflui, letame o compost e per trasporto continuo degli stessi capi di bestiame in entrata e in uscita. Tanto meno si fa menzione degli aspetti negativi relativi alla localizzazione dell’attività in un’area a vocazione agricola diversa. Gli allevamenti intensivi di questo tipo distano anni luce dal modello di sviluppo auspicato dal MoVimento 5 stelle, se poi il Molise ha tutto da perdere e pochissimo da guadagnare la risposta alla proposta della Granarolo e del PD nazionale non può che essere negativa. Ci preme inoltre prendere le parti anche di chi vive nelle zone limitrofe dell’impianto e di chi ha investito in attività di produzione e trasformazione soprattutto nel campo vitivinicolo, olivicolo e orticolo. A rischio inquinamento le falde acquifere e i corsi d’acqua, a rischio la salute degli abitanti. Vivere in prossimità di un allevamento intensivo o di un campo concimato con letame proveniente da tali allevamenti può essere rischioso per la salute umana, aumentando il rischio di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici. Il 75% degli antibiotici assunti dall’allevamento non viene assorbito e finisce nel letame che viene poi utilizzato per concimare i campi. Dati prodotti da analisi di studiosi che non fanno altro che aumentare le perplessità già consistenti. L’auspicio del Movimento 5 stelle dunque è che la Giunta rimandi al mittente questo progetto altamente condizionante, senza troppe parole. E che la prossima volta si provi finalmente ad avvicinare le istituzioni ai cittadini, coinvolgendoli, insieme alle associazioni di categoria, nelle decisioni di interesse pubblico e non fare da muro di gomma nei confronti di ogni istanza. Interessante ed opportuno a questo punto sarebbe lavorare sulla massima apertura al nuovo PSR, dove si può essere davvero propositivi e decidere del modello di sviluppo agricolo che vogliamo.

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