Aggressioni al Pronto Soccorso, la denuncia del personale: nessuna protezione

Il primario Lucio Pastore: “Utenza esasperata dalla carenza di medici, infermieri e ausiliari. I nostri numeri doppi rispetti alla media nazionale, ma politica e amministrazione sanitaria restano immobili. E adesso è a rischo anche la nostra incolumità, come dimostrato da recenti episodi”

ISERNIA. Prima la carenza di personale e lo stress da superlavoro; ora, anche aggressioni e minacce. Vita grama presso il Pronto Soccorso dell’ospedale ‘Veneziale’: stamani il primario facente funzioni del reparto, Lucio Pastore, ha tenuto una conferenza stampa insieme ai colleghi medici, agli infermieri e agli ausiliari volta a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla situazione del reparto, sempre più ingestibile. Il dottor Pastore è partito da un dato eloquente: la pressione media degli utenti in rapporto alla popolazione della provincia, a Isernia, è pari  al 44 per cento; quasi il doppio della media degli altri Pronto Soccorso d’Italia, che si aggira intorno al 21 per cento. “Dopo i tagli – ha spiegato il primario – non esistono strutture territoriali  alternative e l’utenza si riversa a Isernia, dove manca il personale medico, infermieristico e ausiliare. Prendiamo l’anno 2011: c’erano venti infermieri più due triagisti. L’anno seguente, gli infermieri si sono ridotti a dodici, nonostante un patto – firmato nel luglio 2011 – con l’amministrazione Asrem in cui si riconoscevano le carenze e ci si impegnava a risolvere i problemi”. “Da allora – continua Pastore – la situazione è peggiorata e, da qualche tempo, sempre più numerosi sono gli episodi di aggressione da parte dell’utenza. Minacce verbali, ma non solo. Un medico, di recente, è stato aggredito in malo modo: in parte si tratta di soggetti conosciuti e segnalati, ma anche l’utenza cosiddetta ‘normale’ è esasperata”.

I casi in questione sono stati segnalati all’Asrem, ma finora nulla è cambiato: mancano barriere di protezione di qualsiasi natura, non c’è un servizio di vigilanza da parte della polizia o di una guardia giurata, come in altre strutture italiane. A ciò si aggiunga anche il continuo turnover, con conseguente precarizzazione estrema del personale: gestire le emergenze dovendo pensare anche alla propria incolumità, dunque, “sta rendendo la situazione esplosiva. Per questo – ancora Pastore – ci appelliamo alla stampa: vogliamo che ci siano date risposte urgenti sulla protezione, sulle carenze del personale e sul precariato”. Un infermiere ha poi riferito la sua esperienza personale, costretto com’è a sdoppiarsi tra l’accettazione e il reparto. “Il triage – ha spiegato – talvolta manca proprio, con disagio notevole per tutti. Occorrerebbe una struttura a parte per l’accettazione amministrativa: mi riferisco ai day hospital o ai ricoveri programmati. Ma qui non abbiamo nemmeno l’accettazione clinica”. Il personale del reparto d’emergenza, di fronte all’immobilismo della politica  e dell’amministrazione sanitaria, sta valutando anche di intentare un’azione legale, qualora ricorrano gli estremi. “La nostra denuncia è volta a garantire i livelli essenziali di assistenza. I tagli lineari non possono essere assimilabili alla lotta agli sprechi – ha aggiunto il medico vittima dell’ultima aggressione – Gli ospedali piccoli non vanno certo chiusi, lo capisco, ma nemmeno si possono penalizzare quelli dove c’è maggiore utenza. Qui da noi – questa l’amara conclusione – qualche collega assunto si è licenziato, pur di andare a lavorare altrove. Mentre nel recente passato tre portantini, addirittura, hanno avuto accidenti cardiovascolari, probabilmente legati allo stress lavorativo”.

Pba