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Quinto assessore, Frattura e Niro verso il clamoroso dietrofront

Centrosinistra regionale nel caos, possibile terremoto politico in atto: il governatore e il presidente del Consiglio Niro verso il ritiro della proposta di legge presentata per abrogare la norma che impone il limite di quattro assessori. Le ormai aperte ostilità in chiave Primarie con il Pd di Ruta e Leva – sempre più distante dal renziano presidente del Molise, che potrebbe essere ‘rottamato’ dal suo stesso partito – allontanano il blitz pro Cotugno,  con l’asse tra il governatore e Patriciello che potrebbe essere a forte rischio. Dopo le Primarie dell’8 dicembre, probabile la verifica di maggioranza

 

CAMPOBASSO. Potrebbe finire in soffitta, come tanti altri propositi annunciati e poi ritirati. Il quinto assessore della Regione Molise, autentico tormentone di questi primi 8 mesi di legislatura regionale, non s’ha più da fare. Il presidente della Regione Paolo Frattura e il presidente del Consiglio Vincenzo Niro, secondo indiscrezioni, ritireranno la proposta di legge n.1 con la quale quest’oggi, a Palazzo Moffa, puntavano a gettare le basi, una volta per sempre, all’allargamento di Giunta. Nulla di tutto questo e proposta verso l’archiviazione:  notizia che confermerebbe le indiscrezioni delle ultime ore anticipate da ‘Isernianews’, ovvero che gli equilibri politici all’interno della maggioranza di centrosinistra stanno per cambiare in maniera forse irreversibile.  I rapporti tra il governatore e il Pd, suo partito d’appartenenza, sembrano ormai precipitati nelle ultime ore, cioè da quando l’onorevole Danilo Leva, segretario regionale dei Democratici, ha espresso tutta la propria irritazione per la discesa in campo  di Frattura, in chiave Primarie, tra le truppe del sindaco di Firenze Matteo Renzi. Circostanza, quest’ultima, ‘aggravata’ dalle ingerenze di Salvatore Ciocca (Comunisti Italiani) e di Antonio Di Pietro (Idv), vissute dalla dirigenza del Pd – tutta o quasi schierata con Gianni Cuperlo – come uscite assolutamente concordate con il presidente della Regione, dati i rapporti  di vicinanza. Leva non ha nascosto affatto il suo disappunto e, come lui, anche buona parte dei pezzi da novanta del partito: da indiscrezioni, infatti, sembrerebbe che l’assessore regionale Massimiliano Scarabeo – che finora sta osservando un più che eloquente silenzio sulla vicenda – dopo l’ufficialità della discesa in campo del governatore, abbia disertato le ultime due riunioni di Giunta. Anche Roberto Ruta, senatore Dem e principale artefice del ‘modello Frattura’ non avrebbe gradito: da dietro le quinte, anch’egli avrebbe avuto più di qualche perplessità, per usare un eufemismo, sulle scelte del presidente della Regione. Infine il circolo Sel di Termoli, a testimonianza dei sempre più crescenti malumori, ha sottolineato come il partito non andrà a votare alle Primarie del Pd: un monito, se non una lezione di stile, per altri partiti troppo frettolosi di partecipare.

 

Roberto Ruta e Danilo Leva

Morale della favola: dopo l’8 dicembre, vada come vada, nel centrosinistra potrebbe seguire una verifica di maggioranza, invocata proprio dal Pd. E se Cuperlo, in Molise, dovesse riportare anche solo un voto più di Renzi (e del suo alfiere Frattura) per il governatore potrebbero essere dolori. Da non escludere finanche l’appoggio esterno, salvo che sia Frattura ad anticipare la tempesta e a rimettere mano, lui per primo, alla squadra di governo, rimescolando le carte e tentando di conservare una poltrona già scomoda dopo nove mesi. A quel punto, a fargli da stampella in assise, se la situazione dovesse precipitare, potrebbero essere anche personaggi della cosiddetta opposizione in Consiglio regionale: da Filippo Monaco, eletto nelle file di Costruire Democrazia,  a Salvatore Micone, Grande Sud, entrambi vicinissimi alle posizioni della maggioranza sul tema dei costi della politica, tanto per citare un’affinità.  

 

Considerando questi scenari, tutt’altro che futuribili, Frattura avrebbe deciso di evitare di stuzzicare oltre Leva & co., specialmente dopo essersi fatto due conti in vista del Consiglio di quest’oggi, dove la proposta  di legge n. 1, iscritta al secondo punto all’ordine del giorno – che contempla nel suo breve articolato  l’abrogazione della legge regionale 21/2012, la quale impone il limite di quattro assessori – rischierebbe di farlo finire in minoranza.  I 4 voti del Pd (Scarabeo, Petraroia, Totaro e Di Nunzio) e quello della consigliera Lattanzio dell’Udeur sono tutt’altro che in cassaforte; se ad essi si aggiungono i 2 del Movimento Cinque Stelle (Federico e Manzo) e almeno 4 del centrodestra (Fusco, Cavaliere, Romagnuolo e Sabusco), Frattura rischierebbe di ritrovarsi sotto per 11 a 10.

 

Vincenzo Cotugno

La ritirata strategica, dunque, servirebbe ad evitare scossoni anticipati: con buona pace del consigliere delegato alla Programmazione, Vincenzo Cotugno, esponente di Rialzati Molise e assessore in pectore in caso di allargamento di Giunta. Forse non è un caso che, pochi giorni fa, lo stesso Cotugno – delle cui sorti politiche, quasi certamente oggi, deciderà il tribunale ordinario, stante il ricorso per incompatibilità presentato dal primo dei non eletti in provincia d’Isernia, Antonio Tedeschi – abbia dichiarato di non voler essere il quinto, ma il primo assessore, essendo stato il più votato in Regione con oltre 4mila suffragi. L’ingegnere, cognato dell’europarlamentare del Pdl Aldo Patriciello, potrebbe avere sentito puzza di bruciato. Anche perché, con Ruta e Leva in subbuglio, lo stesso asse tra Frattura e l’eurodeputato, finora solido nonostante l’assenza di contropartite in favore di Cotugno, potrebbe essere fortemente a rischio. Patriciello del resto, dopo la rinascita di Forza Italia, ha fatto sapere di essere ancora vicino a Berlusconi. Potrà reggere ancora quest’alleanza ibrida (D’Alema l’avrebbe definita ‘un papocchio’) tra renziani, mastelliani e berlusconiani, se Cuperlo dovesse confermare i dati di due settimane  fa, in Molise?

 

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