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Idroelettrico sul Volturno, la Provincia boccia il progetto

L’assessore Gino Taccone: “Il programma potrebbe mettere a rischio l’intero habitat dell’area interessata”. Anche Siravo e Castaldi, anime del comitato per il ‘no’ alla centrale, chiariscono le proprie ragioni: “A rischio l’intero ecosistema fluviale”

 

MONTERODUNI-ISERNIA. Progetto bocciato anche dall’amministrazione provinciale di Isernia. Contrarietà per la realizzazione della diga sul fiume Volturno giunge, infatti, anche da Gino Taccone. L’assessore all’Ambiente e alla tutela delle acque  ha preso una posizione chiara rispetto alla concessione per derivare, a scopo idroelettrico, le acque del fiume Volturno con opere di presa nei comuni di Montaquila e di Monteroduni  e di restituzione nel comune di Montaquila. In una lettera indirizzata al servizio tutela e gestione delle acque pubbliche della Regione Molise, ha espresso incertezze a riguardo, sottolineando che “il prelevamento dell’acqua per alimentare la centrale idroelettrica determina una notevole ed ingente diminuzione dell’attuale flusso idrico lungo il tratto del fiume Volturno, interessato dal punto di captazione e sino a quello di restituzione, rischiando di compromettere l’intero habitat dell’area ove ricade l’opera”. L’assessore provinciale, dunque, invita a ponderare sulla decisione considerando tutte le carte in gioco, in primis la salvaguardia dell’intero patrimonio naturalistico dell’area interessata. In merito Lino Siravo e Michele Castaldi, promotori della petizione popolare ‘No alla centrale idroelettrica sul fiume Volturno’, rendono note le ragioni del no. Da un punto di vista economico, strutturale e funzionale, la diga sul Volturno non sarebbe poi così fruttifera. Molti hanno paragonato il progetto alla centrale idroelettrica di Presenzano, proprietà dell’Enel. “In realtà c’è grande differenza – spiegano Siravo e Castaldi – in quanto la produzione energetica sarebbe mille volte inferiore. Inoltre, anche dal punto di vista economico non ci sarebbero riscontri, poiché l’opera dovrebbe sorgere in un’area demaniale in cui il comune non ha competenza e dunque rientro economico. Cosa da non trascurare – ribadiscono i promotori della petizione – è che i progettisti, nella relazione tecnica, fanno riferimento al deflusso minimo vitale senza considerare che, in seguito al progetto, la quantità d’acqua avrebbe una profondità di appena qualche centimetro, assolutamente insufficiente per mantenere in vita l’ecosistema fluviale”. Tali considerazioni hanno trovato l’appoggio della popolazione e delle istituzioni politiche dei paesi di Monteroduni e Montaquila. L’obiettivo comune è quello di difendere l’identità territoriale.

gc

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