Il Basso Molise fa i conti con i danni procurati dal maltempo, la nota di Vincenzo Cordisco
CAMPOBASSO. A distanza di quasi due anni dall’ultimo allagamento avvenuto nelle zone di Ramitelli, Campomarino lido e la statale adriatica, siamo ancora qui a dover fare la conta dei danni subiti da chi quotidianamente cerca di portare a casa un reddito per la propria famiglia. Si poteva fare qualcosa per evitare, o diminuire lo stato di disagio che stanno subendo? Si, penso di si! Di certo, visto i continui appelli lanciati dalla protezione civile e dalle prefetture, forse, qualcosa si poteva fare per intervenire subito o per mettere in moto tutte quelle procedure che servivano ad affrontare le abbondanti precipitazioni piovose. Ho partecipato personalmente, sollecitato da alcune segnalazioni, ad un paio di interventi messi a segno dai ragazzi della protezione civile e da altri volontari di Campomarino, che con grande spirito di abnegazione e volontà hanno prestato la loro opera affinché si trovasse una soluzione alla situazione di pericolo che si stava venendo a creare. I problemi e le cause chiaramente sono diverse a seconda della zona colpita dal nubifragio: canali ostruiti e poco puliti, coperti e quindi non più idonei a canalizzare il corso dell’acqua piovana, lasciandole la facoltà di percorrere lungo il suo cammino qualsiasi via, strade e argini che fanno da diga alla corsa dell’acqua o peggio ancora pompe di sollevamento non funzionanti o mancanti del tutto e questo è quello che mi indigna di più, l’inerzia di coloro i quali ne hanno l’assoluta responsabilità!. Tutti sanno che il problema principale dell’allagamento è proprio il malfunzionamento di quella pompa del consorzio di bonifica. Ricordo che nel 2011 si affermò che la causa per il mancato funzionamento era da addebitare alla mancata fornitura elettrica che non consentiva di attivare le pompe. E oggi cosa non ha funzionato? Cosa è successo perché quella pompa non entrasse in azione? E perché non è stata provata prima che i terreni si allagassero? Non so se riceverò risposte in merito, ma certo non si può più giustificare quanto accaduto. Le “pezze a colori” sono terminate, esaurite, ora basta! Le soluzioni si costruiscono in tempo utile e su misura; ciclicamente in quelle zone oramai succede sempre un evento che distrugge tutto e allora perché, per esempio, non si procede ad uno studio di fattibilità che rilevi i problemi e li risolva in anticipo? La maggior parte di quelle strade sono più alte dei terreni e, con precipitazioni violente e abbondanti, fungono da sbarramento al defluire delle acque innalzando il loro livello e minacciando le abitazioni che si trovano al di qua della strada. Del resto anche l’argine del fiume Saccione funge, di fatto, da sbarramento Possibile che nessuno si adoperi per trovare una soluzione che non sia solo la pompa di sollevamento?
Vincenzo Cordisco
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