Protezione Civile nel caos: ricostruzione ferma, licenziamenti in arrivo e sindaci in rivolta: “Da Frattura e Ciocca promesse disattese”

CAMPOBASSO. Il patto di stabilità è quel meccanismo contabile che impedisce le spese per cassa pure a fronte di una disponibilità per competenza: più semplicemente, per un misterioso principio di equilibrio di finanza, la legge non permette – a un ente pubblico – di poter spendere risorse, pur avendole materialmente in cassa. Il caso del Molise, appunto. Parliamo della vicenda legata alla ricostruzione successiva all’emergenza sismica del 2002. LE TAPPE. Era l’agosto del 2011 quando il governo centrale stanziò per la nostra regione – attraverso la delibera Cipe n°62 – ben 346 milioni di euro da destinare a interventi infrastrutturali. Fu l’ex presidente Iorio ad annunciarlo: in 14 mesi, la Protezione Civile del Molise – sotto la guida dell’architetto Giuseppe Giarrusso, insieme ai tecnici della struttura – predispose il fascicolo degli interventi da attuare (circa 1000) che, nell’ottobre 2012, venne recepito e approvato dall’allora giunta regionale attraverso la delibera n°608.  Del finanziamento totale predisposto da Roma (346 milioni di euro, ndr), la Regione Molise riuscì ad ottenere un’anticipazione dell’8 per cento: anticipazione incassata nel dicembre 2012, quando il governo regionale – attraverso il deliberato n°873 del 31/12 – in variazione di bilancio – “recepì” l’acconto di 29 milioni e 800 mila euro, di cui 15 svincolati dal patto di stabilità e dunque materialmente spendibili. Nel febbraio 2013 il cambio del timone in Regione, con l’elezione di Paolo Frattura a presidente del Molise e l’avvicendamento – in soli pochi mesi – alla guida della Protezione Civile dell’ingegnere Riccardo Tamburro, prima, della dottoressa Alberta De Lisio, poi. Il governatore Frattura annuncia la firma di tre accordi di programma quadro: il primo a luglio, relativo agli edifici di culto, dal valore di 15 milioni di euro; il secondo,  a ottobre, da 92 milioni di euro (di cui 86 a valere sulla delibera Cipe del 2011) e il terzo, a novembre, da 39. Entrambi per gli edifici privati di classe A. Tutti e tre, tuttavia, sono accordi i cui atti a presupposti – comprese le progettazioni esecutive – erano stati già predisposti dall’allora gestione Giarrusso. Solo l’accordo sugli edifici di culto, però, è rendicontato: ciò vuol dire che parliamo di  lavori già realizzati e rendincontati, appunto, per i quali le aziende molisane hanno anticipato di tasca propria 15 milioni di euro ma non ancora ristorati. In sintesi, dei tre accordi annunciati con enfasi dal governatore Frattura, uno – quello relativo agli edifici di culto – è relativo a lavori già realizzati per i quali le aziende aspettano ancora di essere pagate; i restanti – entrambi a valere sugli edifici privati di classe A –  devono ancora essere realizzati e/o rendicontati. Ma nelle casse della Regione Molise ci sono soltanto 15 milioni di euro da poter essere spesi nell’anno in corso – svincolati, cioè, dal patto di stabilità – e sono sempre gli stessi che l’ex governatore Iorio ottenne nel gennaio 2013 e che il presidente in carica, un mese sì e l’altro pure, rispolvera nei suoi comunicati stampa.

Un edificio sventrato dal sisma del 2002
Un edificio sventrato dal sisma del 2002

Per il 2014, invece, ‘bottino’ ancor più magro: soltanto 5 milioni di euro disponibili per un totale di 20 milioni (15 per il 2013, 5 per il nuovo anno). Paradossalmente – ironia della sorte – fondi che non potranno essere investiti materialmente in nuovi cantieri perché equivalenti – centesimo più, centesimo meno – alla somma totale dei crediti vantati dalle imprese e che hanno già realizzato i lavori. Tutto confermato dallo stesso governatore Frattura: “Per la nostra ricostruzione sono stati esclusi 15 milioni di euro dalle spese che concorrono al rispetto del Patto di stabilità interno: liquidità a ristoro dei tanti creditori per lavori compiuti e non ancora onorati. Nella nostra disponibilità, per il 2014, altri ulteriori 5 milioni di euro, svincolati dal Patto di stabilità. Senza proclami, ma con fatti concreti procediamo per ricostruire e riportare vita, economia e socialità in tutti i nostri centri colpiti dal terremoto del 2002”. Non è ben chiaro, però, a quale concretezza si riferisca Frattura: la Regione ha solo 20 milioni di euro a disposizione – a fronte dei 326 ancora bloccati nelle casse romane – inevitabilmente  da assegnare alle imprese, come confermato dallo stesso governatore; ad oggi, la Regione non è autorizzata a pagare e/o a spendere neanche un euro in più per l’apertura di nuovi cantieri; quali imprese o quali privati – dunque – avrebbero la capacità finanziaria ad anticipare i 326 milioni di euro considerando che i due accordi di programma annunciati da Frattura – e tutti quelli a venire – sono a rendicontazione, ossia a lavori terminati? E semmai le imprese – già in forte crisi di liquidità – realizzassero lavori per 326 milioni di euro, quanti anni passerebbero prima di vedersi ristorati i crediti? All’incirca 21 anni, se la Regione Molise continuasse ad ottenere deroghe al patto di stabilità col contagocce di cui sembra andare fiero il governatore.

Contratti scaduti alla Protezione civile, Salvatore Ciocca annuncia un nuovo concorso pubblico
Salvatore Ciocca, consigliere regionale con delega alla Protezione Civile

Modalità di trasfermento dei fondi, tra l’altro, disciplinate dalle determine dell’Agenzia regionale di Protezione Civile n°685 e n°686 del 02 dicembre 2013: “Le richieste potranno essere evase secondo la predetta tempistica nel rispetto del patto di stabilità interno e compatibilimente con la ragolarità dei flussi finanziari Stato-Regione-Agenzia, nonché con l’effettiva riapertura ed operatività dell’esercizio finanziario e con la chiusura delle operazioni contabili disposta attualmente dalla Tesoria dell’Agenzia […]”. Ma la delibera Cipe è chiara, spese realizzate e rendicontate entro il 31 dicembre 2018 o finanziamento ‘a rischio’: unica cosa certa e concreta, oltre alle parole e alle note stampa di Frattura. LA POSIZIONE CRITICA DEI SINDACI DEL CRATERE. Durissima presa di posizione dei primi cittadini dei comuni più colpiti dal sisma del 2002 che, fanno sapere, “stigmatizzano l’atteggiamento del governo regionale che non ha condiviso con i sindaci, nonostante i propositi annunciati, alcuna decisione e/o strategia sul futuro della ricostruzione post-sisma in Molise; dissentono – scrivono ancora – totalmente e nettamente dalle decisioni assunte dal governo regionale sulle modalità di prosecuzione delle attività di ricostruzione, apprese dagli organi di stampa e – concludono – richiedono un incontro urgente da tenersi” in tempi brevissimi.

Palmira