Ittierre, si dimette l’ad Petrollini

L’ex amministratore delegato: “Sono sempre stato dalla parte dei lavoratori. Lascio perché non mi sento coinvolto dall’operazione Ikf, anche se al momento è l’unica prospettiva”. Ma confida ancora in proposte alternative

ISERNIA. Giovanni Petrollini, amministratore delegato di Ittierre, si è dimesso dall’incarico. La notizia della sua uscita di scena arriva a poche ore dall’incontro di domani, in Comune, tra Ikf, il sindaco di Isernia Luigi Brasiello e una delegazione di lavoratori, ammesso che non venga rinviata dopo gli ultimi accadimenti. Contattato al telefono da ‘Isernianews’, il commercialista isernino precisa di non aver gettato la spugna, ma di aver preferito farsi da parte “solo dopo aver concluso la parte fondamentale del mio lavoro, quella della redazione e presentazione del piano concordatario. Quando sono arrivato non c’era una riga, ma abbiamo dato forma a un piano credibile, che mi fa ben sperare”. In verità Petrollini ammette che, quando ha accettato il prestigioso incarico di ad, lo aveva fatto con lo spirito di continuare a guidare l’Ittierre in prospettiva di un piano di sviluppo possibile. “Ma le condizioni non ci sono state – ha aggiunto l’ormai ex ad – Putroppo non sono riuscito a trovare un imprenditore e un finanziatore, nonostante proposte allettanti che si sono rivelate solo bolle di sapone. Di questo me ne rammarico. Senza queste prospettive per me non aveva senso continuare, mi sarei sentito quasi inutile“. Inevitabile, a questo punto, un commento sulla proposta d’acquisto di Ikf, l’investing company quotata in Borsa a Milano. “In via generale – ha argomentato Petrollini – un fondo d’investimento porta in utile la società rilevata e poi la rivende al miglior offerente, dopo qualche anno. Non so se Ikf farà davvero solo questo, ma cosa ben diversa sarebbe stata trovare un imprenditore ‘in carne e ossa’. Personalmente, l’operazione Ikf non mi coinvolge minimamente, anche se va dato atto al dottor Lucio Di Gaetano di essere stato capace di trovare qualcuno disposto a farsi avanti. Oggi come oggi, è pur meglio che niente. Ma come abitante di questa zona, non posso sentirmi coinvolto“. Petrollini, nonostante il ruolo ricoperto, giura di essere stato sempre dalla parte dei lavoratori: “Qualche volta sono stato contestato, ma quando mi sono confrontato con i dipendenti credo di essere riuscito a far capire loro le mie buone ragioni. Ritengo di avere instaurato un rapporto positivo con molti di essi, visto che la maggior parte dei contratti di cassa integrazione sono stato proprio io a firmarli”. E qui si lascia scappare quella che ha quasi il sapore di una confidenza: “Me ne vado perché vedo che si ripartirebbe da 15 dipendenti. Se ne avessi visti 700, oggi non mi sarei fatto da parte. Ma so bene che questi numeri non sono più realizzabili, è inutile farsi illusioni. Anche se, per me, l’Ittierre può ancora salvarsi: se ci sono licenze, competenze e conoscenze del mondo tessile, si può ancora uscire dal pantano. Io sono ancora fiducioso, non è detta l’ultima parola. Per l’area di crisi, sulla quale lavorano le istituzioni, ci vorrà tempo. Nel mentre, chissà che non spunti qualche proposta alternativa, non si può mai dire“. Di più, Petrollini non dice. Ricorda solo che, come da prassi concordatarie, per dare un segnale di discontinuità presto si dimetterà l’intero Consiglio d’amministrazione. Al momento, tuttavia, i poteri dell’amministratore delegato sono in capo al presidente Antonio Bianchi, che ha già tutte le deleghe. Il Cda, con un minimo di tre componenti su cinque, potrà funzionare ugualmente.