Il servizio veterinario Asrem lancia l’appello ai cittadini affinchè custodiscano i propri animali. I volontari Enpa, invece, si rivolgono alle istituzioni: serve la mappatura del territorio per un censimento dei quattrozampe. I responsabili rischiano da due mesi a 4 anni di reclusione
PESCHE. Macabro ritrovamento stamani a Pesche, nella zona di Santa Maria del Bagno. Cinque cani, tra randagi e di proprietà, sono stati avvelenati e hanno perso la vita. Uno di loro, invece, è stato affidato alle cure del veterinario. A scoprire lo scempio, intorno alle 7.45, un cittadino, che ha subito allertato le forze dell’ordine e alcuni volontari. Sul posto sono giunti i carabinieri, gli uomini della Forestale e il servizio veterinario dell’Asrem. In loco sono state rinvenute pure alcune polpette di carne mista, appunto, a veleno. Le carcasse dei cani sono state portate all’Istituto zooprofilattico per essere analizzate. Sul caso sarà aperto verosimilmente un fascicolo di inchiesta. Si procederà contro ignoti e i responsabili rischiano da due mesi a 4 anni di reclusione. L’episodio ha destato sconcerto in paese. E purtroppo quello di oggi non ne rappresenterebbe neanche l’epilogo. Il dottor Claudio Di Ludovico, del servizio veterinario Asrem, ha infatti lanciato un appello ai cittadini della zona affinché custodiscano i propri animali domestici. Potrebbero essere in giro altri bocconi avvelenati. Sulla vicenda si sono espressi anche i volontari. Umberto Di Salvo, guardia zoofila, ha evidenziato come l’amministrazione comunale sarebbe stata informata dell’emergenza randagismo in più occasioni, senza però porvi rimedio. Tutti pare sapessero dell’esistenza di una cagnetta alla sua quarta cucciolata. Nessuno avrebbe preso provvedimenti e, probabilmente, personaggi senza scrupoli hanno inteso eliminare il problema nella maniera più brutale possibile. “Sarebbe bastata la sterilizzazione che non costa nulla e i cui effetti sono immediati – hanno affermato – Ma serve anche il controllo dei cani di proprietà, che molto spesso vengono lasciati scorrazzare dai padroni incuranti delle conseguenze, come quella dell’accoppiamento selvaggio”. I volontari auspicano si proceda ad una mappatura del territorio, con censimento dei cani e relativa microchippatura.